GIFFONI EXPERIENCE: IL PREZZO DELLA FELICITA’

 

di Michele Ingenito

Dicono che la felicità non abbia prezzo. E, invece, nella società della comunicazione ce l’ha eccome. Quattro milioni di euro, per intenderci. Il buco che da tempo sembra trapanare il cervello del pur inossidabile Claudio Gubitosi, ideatore, fondatore e patròn indiscusso del GIFFONI FILM FESTIVAL, poi GIFFONI FILM VALLEY, oggi GIFFONI EXPERIENCE.Questa creatura ‘mostruosa’ di un’Italia che va paga il prezzo di un’Italia che non va.Non conosciamo le vicende burocratico-amministrative che da tempo affliggono per disavanzo le casse della manifestazione cinematografica per ragazzi più famosa del mondo. Non ce ne occupiamo, non assumiamo posizioni. Anzi, speriamo che, nel frattempo, siano state risolte.Ci interessano, tutt’al più, ieri come oggi, oggi come (speriamo) domani, la forma d’arte, di comunicazione, di attrazione che questo veicolo artistico consolidato da quarantadue anni di successi inarrestabili esercita sul pianeta cinematografico che conta, del mondo intero, cioè, e il conseguente ritorno di immagine per il nostro Paese: ancora più significativo e fondamentale nella contingenza critica generale che lo attraversa.Le prediche politiche e di governo, certamente salutari nelle intenzioni, e che necessariamente invocano il rialzo di Sesamo, si infrangono, poi, tra i canali e i canaletti di frange ostili dell’apparato pubblico nel momento in cui ostacolano contraddittoriamente, se non impediscono, la marcia in più di questa forma d’arte invidiataci dal mondo intero.Ancora una volta il Sud si auto esalta nella creazione del bene e rischia la paralisi per autocombustione tra i fumi inspiegabili della burocrazia.La nostra immagine nel mondo, quella che agli occhi delle nazioni più progredite si traduce in credibilità e, quindi, in sostegno, riconoscimento e rilancio come contributo all’intero Paese tale da abbassare automaticamente lo‘spread’ impietoso che da tempo ci affligge, non può permettersi il lusso di esondare al proprio interno per beghe, incomprensioni, gelosie, meschine lotte di potere e di localismi o peggio. Essi giovano soltanto a chi ci invidia, ben oltre il nostro territorio nazionale, una creatura destinata ad imporsi sempre e comunque ormai.Ecco perché, se GIFFONI EXPERIENCE muore, moriamo un po’ tutti. Perché il prezzo lo pagheremo tutti, a cominciare dalle comunità locali che tanto hanno beneficiato e beneficiano di un evento di assoluto valore e di inimitabile qualità artistica e culturale.Il fenomeno rientra a pieno titolo all’interno di quella nuova struttura delle società umane costituita dal la comunicazione, veicolo di diffusione, progresso e crescita di una civiltà, di una storia, di un intero Paese.GIFFONI FILM FESTIVAL è già alle nostre spalle. L’intuizione geniale di superare definitivamente il varco, già oltre la ‘valle’ (GIFFONIFILMVALLEY), per diventare EXPERIENCE, assume nel linguaggio universale un valore incommensurabile che solo i raffinati cultori dell’arte e della comunicazione sanno dare e ritrovare in ogni attimo del giorno. Cosa non facile, in verità, ma possibile.Perché la comunicazione, sistema complesso generato dall’ambiente, assume un’articolazione connessa, automaticamente correlata all’economico ed al sociale, a loro volta condizionanti e condizionati. I codici conseguenti affermano i valori diretti della comunicazione, facilitando l’evoluzione diretta dei comportamenti sociali e individuali. Un fenomeno come GIFFONI EXPERIENCE, che si rivolge oltre confine per un target decisamente nuovo e sempre più universale, non può che generare benefici immensi alla collettività che le ha dato i natali. Rinunciare ad essi sarebbe suicidio. Perché la macchina che si è messa in moto, fatta di risorse antiche dapprima locali, poi via via, regionali e nazionali che le hanno creduto dandole impulso, credibilità, lancio, in poche parole vita, non può più retrocedere, se non a costo di una mistificante, sospetta, inspiegabile inversione di tendenza che nulla e nessuno riuscirebbe mai a tollerare.Uccidere GIFFONI EXPERIENCE è un ‘reato’: culturale, storico, politico, morale, umano. Direi di più: spirituale. E, perciò, universale. Non a caso la eisern Frau Bismarck – detta Merkel – Cancelliera di una Germania vincente sul resto d’Europa comunitaria del nostro tempo ha rivelato proprio in questi giorni il suo magico segreto: investimento in cultura, ricerca, formazione. Settori elettivamente affini, anzi automaticamente integrati ad un genere privilegiato della comunicazione: il mondo del cinema, a maggior ragione se del cinema per ragazzi.A meno che non si voglia dare un prezzo alla felicità e, soprattutto, se ciò dovesse rendere ‘felici’ i freddi burocrati del potere, si risparmino pure i quattro milioni di euro che sarebbero ancora dovuti al GIFFONI EXPERIENCE.Per quanti giustificabili siano i motivi (che non conosciamo) che si oppongono alla salvaguardia ed alla tutela di un’arte infinita quale solo quella del cinema ai massimi livelli artistici mondiali sa dare, nulla potrà mai giustificare la ‘esecuzione’ sul campo di un vero gioiello del nostro tempo nel campo della comunicazione.Gubitosi non si giudica per l’uomo che è, per il carattere (caratteraccio?) che esprime, per la simpatia o meno che rivela. Si giudica per ciò che rappresenta, per la creatura che ha messo al mondo con quel pizzico di genialità che ogni essere di tal genere, simpatico o meno che sia o non sia, che appaia o non appaia, riesce di tanto in tanto a dare in questo mondo troppo inerte, spesso, per apprezzare ciò che troppo facilmente gli viene messo a disposizione.Una felice intuizione non supportata dalla conoscenza rimarrà sempre nell’anticamera del genio. Se ciò è vero, non vale per Claudio Gubitosi. La cui intuizione di 42 anni fa non fu fine a se stessa. Ma nacque e si sviluppò sulla base della consapevolezza, e quindi della conoscenza, di come l’arte cinematografica applicata ai giovani, dedicata ai giovani, non avesse frontiere, producesse un autentico vivaio culturale e comunicativo. Potendo tranquillamente superare i confini dello sconosciuto paese di provincia per imporsi oltre confine. Come accadde poco tempo dopo, in barba ai diffusi pessimismi delle locali mediocrità. Conoscere i benefici della comunicazione, i valori che avrebbe proiettato nel mondo fu il segreto del suo successo, del genio che ne travolse la mente e di tutto quanto ne conseguì.Oggi come oggi, la comunicazione culturale che questa esclusiva forma artistica del GIFFONI EXPERIENCE esprime non è più riconducibile ad un solo uomo, per quanto suo iniziale creatore. Esso rappresenta, invece, ed in via definitiva ormai, un nucleo unitario e completo, compatto e complesso ancorché di comune origine e matrice.Tutto ciò traduce un sistema di valori unitari dalla struttura profonda e non differenziata, dentro cui si celano attivamente varie forme di comunicazione proiettate verso l’artistico di un genere – il cinema per ragazzi – che è esso stesso comunicazione culturale ad ampio, amplissimo raggio, nel vasto panorama del cinema nazionale ed internazionale.Perché sopprimere, allora, una macchina di tal genere? Perché dare un prezzo alla felicità? Perché affogare vicino ai nostri mari un sistema che non sarà mai più di un individuo, bensì il prodotto assoluto di più uomini, ormai, di più generazioni, di un intero Paese?Sarebbe tradimento, suicidio, harakiri dispettoso ed incomprensibile per un Paese che tutto può permettersi, tranne che uccidere se stesso, la sua arte, la sua cultura.Collaudato da una elaborazione non astratta o amatoriale o improvvisata, ma dal confronto con la analoga realtà che conta nel mondo, riconosciuta dalla prassi per una visibilità accresciuta ed apprezzata negli anni e nei decenni, la creatura di Claudio Gubitosi si staglia in tutta la sua fierezza e dignità, ben oltre i confini della felicità; ben oltre, quindi, chi, a quella felicità, si ostina a dare un prezzo. Prendendone giustamente le distanze, rivendicando il diritto all’immagine, alla vita, al riconoscimento; per quella coscienza dentro la quale non possono, gli addetti alla sua vita, non riflettere, prima di assumere le conseguenti decisioni. Ignorare, cioè, il prezzo della felicità, riconoscendo ad essa il diritto all’esistenza.E’ questo il compito di chi ci governa, di chi antepone ai numeri il giusto investimento della cultura: trasformandosi in quell’elaboratore culturale capace di esprimere una visione limpida, chiara e definitiva dell’arte, proiettandola una volta e per sempre verso la felicità dell’esistenza. Qualunque sia la forma che l’arte esprime.

Come il cinema, per l’appunto! Ancor più se quello per ragazzi!!

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