PSI: la storia del Partito o la festa per Conte ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Era stata annunciata come la grande manifestazione socialista per celebrare alla grande i 120 anni di storia di quello che fu il Partito Socialista Italiano, con tutti i pregi ed anche tanti difetti. Si è praticamente trasformata in una festa dedicata all’ex ministro per le aree urbane Carmelo Conte che certamente è stato un grande socialista dei nostri tempi e meritava una grande festa, ma che altrettanto certamente non rappresenta tutta la storia del partito socialista italiano. Da Carmine Pinto a Umberto del Basso De Caro, da Nello Polese ad Antonio Scuderi (detto Antonello), da Attilio Naddeo ad Antonio Fasolino, questi i personaggi invitati a parlare dei 120 anni del partito socialista; tutti personaggi in stretto collegamento con Carmelo Conte, ora come in passato, ed accorsi alla festa di colui il quale è stato il loro capo e che oggi chiede (anche senza parlare) la giusta consacrazione con un posto, anche piccolo, nella storia del partito di Mussolini, di Matteotti, di Nenni, di Craxi e di tanti altri grandi. Sia chiaro, la richiesta di Conte non è assurda e fuori luogo ma è più che legittima e doverosa. Probabilmente è stata questa motivazione ad indurre tutti gli oratori a guardarsi bene dal pronunciare il nome di Vincenzo Giordano (come riferiscono i report giornalistici) che a mio modo di vedere è stato, per il nostro territorio, un grande e puro socialista, di quelli fatti tutto d’un pezzo, di quelli intransigenti innanzitutto con se stessi. Soltanto dando questo tipo di lettura alla serata (consacrazione di Conte !!) è giustificabile una simile disattenzione. Come è giustificabile l’assenza di Stefano Caldoro che Conte ha, comunque, allevato nel ventre del partito. Per il resto la solita routine di chiacchiere. Ho letto da qualche parte che Antonello Scuderi avrebbe dichiarato che “… c’è un potere che negli anni del socialismo non c’era da parte di chi era al governo … “; incredibile, probabilmente Scuderi in quegli anni stava da qualche altra parte o più verosimilmente faceva egli stesso parte del sistema e non si rendeva conto del “potere asfissiante” che gestiva tutto e tutti, esattamente come accade anche oggi. E’ vero, però, che il partito si è fermato ai 100 anni della sua storia, ma la sua fine non l’ha decisa certamente Walter Veltroni (come detto da Scuderi) bensì proprio quel potere asfissiante di cui parlavo prima e che ha generato l’antipolitica, oggi tanto di moda. La notizia più importante della serata, però, è venuta dal Cilento con la nomina di Carmelo Conte alla presidenza della “Fondazione Alario”, terra di conquista, una vera mecca, un avamposto di potere prima che di cultura, in un territorio che da decenni è dominato da due personaggi molto diversi tra loro: Antonio Valiante e Franco Chirico. Quest’ultimo negli anni ’80 fu definito da Conte come “il Mattei del Cilento” che oggi ospiterà il suo eterno amico-rivale già ministro della repubblica. Tutto ciò, ovviamente, non scalfisce nemmeno un tantino la figura e la statura politica di Carmelo Conte che è stato e rimane uno dei punti di riferimento, anche nazionale, di un partito che purtroppo non c’è più. Una sala, quella Bottiglieri, stracolma di gente e di vecchi satrapi del partito per omaggiare il loro ex grande capo;  mi sorge un dubbio, se Conte oggi, al di là della poltroncina dell’Alario, pretendesse una seria candidatura vorrei vedere se tutti ritornerebbero ad affollare il salone di Palazzo Sant’Agostino per riavviarlo verso i Palazzi Romani del potere vero. Una cosa è certa, Salerno ha vissuto una tre giorni davvero impressionante, con satrapi e filistei, pronti a sottomettersi e ad  omaggiare prima De Mita, poi Conte ed infine Bersani. Ma al peggio non c’è mai fine, e tra qualche giorno arriverà anche il baldanzoso Renzi. Un’ultima notazione. Mi auguro che l’amico prof. Peppino Cacciatore si fermi a due serate (De Mita e Conte); per lui, per la sua profonda cultura filosofica, sono già troppe. Alla prossima.

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