Cava: tra crisi e avvisi … l’ira di Galdi

Marilena Mascolo

CAVA de’ TIRRENI – Quello che sta accadendo a Cava in questi ultimi mesi è una cosa che non s’era mai vista, neppure ai tempi della famigerata tangentopoli. Il degrado della politica è ormai a livelli da “basso impero”. Il sindaco Marco Galdi e il coordinatore del PdL cittadino (avv. Landolfi) lanciano un durissimo attacco alla democrazia  e alla discussione politica della città. Annunciare ai sette venti la loro intenzione di denunciare tutti coloro che hanno sottoscritto la “mozione di sfiducia” appare davvero come un atto antidemocratico che nessuno prima di lui si era mai sognato neppure di pensare.  Ha perfettamente ragione l’avvocato Giovanni Del Vecchio quando dice che <<la mozione di sfiducia è un atto politico e che il tentativo maldestro di spostare un ragionamento dal piano politico su quello giudiziario è ancora una volta la dimostrazione di debolezza da parte del primo cittadino>>. In pratica non ci sarebbe nessuna velata accusa di “collusione con la lobbie del cemento” ma soltanto tredici consiglieri che hanno firmato per un atto di responsabilità nei confronti della città che dovrebbe essere amministrata al meglio. E’ proprio questo il punto dolente, a Cava da circa un decennio si pensa soltanto alle battaglie intestine, sia a destra che a sinistra, per la conquista delle poltrone del potere, ovviamente politico. E’ abbastanza strana, comunque, l’ira di Marco Galdi che fino a poco tempo fa aveva, invece, dimostrato saggezza e democraticità oltre che una grande professionalità. Un fatto, però, è certo; il sindaco Galdi non è amato ovvero non è mai riuscito a sfondare quel muro di freddezza che c’è sempre stato tra lui e la gente, o quanto meno tra lui e la maggioranza dei cittadini cavesi. Che Cava sia una città difficile lo sanno anche le pietre, ma da qui a renderla ingovernabile per una decina di anni ce ne passa di acqua sotto i ponti. Nessuno si può consentire di perdere la testa e di credere di poter fare il bello e il cattivo tempo soltanto perché ha vinto o perso una consultazione elettorale. Dopo il voto, qualunque sia stato il risultato, c’è un obbligo primario per tutti che è racchiuso in una sola parola: governare nell’interesse di tutti. E questo, a Cava, tutti i politici degli ultimi anni non lo hanno fatto. Di questo il corpo elettorale ne terrà certamente conto quando, quanto prima, si ritornerà alle urne. “E per scegliere chi ?” mi ha detto una signora in Piazza Abbro qualche giorno fa. La risposta l’ha data la stessa signora dicendo che probabilmente l’on. Giovanni Baldi dovrebbe decidersi a porre la sua candidatura per la guida della città metelliana, proprio come gli era stato chiesto una decina di anni fa quando per non accettare prima sospinse Marco Galdi e poi impose Alfredo Messina che egli stesso, dopo qualche anno, mandò a casa. La storia si sta ripetendo con Marco Galdi. Il popolo di Cava dovrà sperare che questa volta si scelga presto e bene nell’interesse di tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *