Marò, Cirielli (FdI): “Dimissioni Terzi, gesto di responsabilità; mettere Governo sotto accusa”

Da uff.stampa ROMA – “Un gesto di responsabilità che gli fa onore. Il ministro Terzi ha rassegnato le sue dimissioni in netta polemica con Monti del quale non ha condiviso la linea, dimostrando ancora una volta che l’ex presidente del Consiglio, anche in questa occasione, ha tradito politicamente l’Italia, gli italiani e le Forze Armate. Per questo, ora dovrebbe soltanto mostrare buon senso dimettendosi dall’incarico di senatore a vita”. Così Edmondo Cirielli, deputato di “Fratelli d’Italia-Centrodestra Nazionale”, commenta le dimissioni del Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, per la vicenda dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. “Alla luce del combinato disposto degli articoli 10 e 26 della Costituzione e dell’articolo 697 del Codice di Procedura Penale, e dell’art. 698 C.P.P. così come cassato dalla sentenza del 27 giugno 1996, n. 223 della Corte Costituzionale, i componenti del Governo che hanno consentito la consegna dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, andrebbero posti in stato d’accusa per attentato alla Costituzione”. Lo dichiara Edmondo Cirielli, deputato di “Fratelli d’Italia-Centrodestra Nazionale”. “La Corte Costituzionale – spiega – ha deciso, infatti, che in ogni caso non possono essere consegnati cittadini italiani o stranieri per un processo che può portare alla condanna a morte”. “Presenterò, pertanto, un’interrogazione parlamentare – aggiunge Cirielli – in cui denuncerò questa violazione gravissima delle norme fondamentali del nostro Stato e anche per accertare se ci sia stata costrizione nei confronti dei due militari per acconsentire alla loro consegna”. “Si apprende dai giornali, infatti, che ci siano volute ben 5 ore per convincerli a rientrare in India. Sarà necessario verificare se si sia approfittato del loro status di militari e della particolare soggezione psicologica e di subordinazione che tale ruolo comporta. I responsabili di questa vergogna dovranno essere puniti”. “L’Italia, in coerenza con l’apparato normativo fondante la civiltà del nostro ordinamento giuridico, non avrebbe potuto consegnare neanche un cittadino indiano che avesse commesso un reato in India e si fosse rifugiato in Italia qualora per quel reato fosse prevista la pena di morte. Inoltre, aver acconsentito sulla base di una generica fiducia nei confronti dell’India, Paese che, di fatto, aveva sequestrato il nostro ambasciatore in spregio a tutte le convenzioni internazionali in materia, dimostra l’irresponsabilità e la colpevolezza dei componenti del Governo che hanno preso questa vergognosa decisione”.

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