Amato/52: Peppino junior, colpevole o capro espiatorio ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ uscito dalle patrie galere nel pomeriggio del 5 dicembre scorso, stremato, dimagrito, visibilmente scosso; ventuno mesi di carcere non fanno piacere a nessuno. Men che meno a lui, Giuseppe Amato junior, uno de rampolli più coccolati ed anche vezzeggiati della lunga e gloriosa “Amato dinasty”. Le cronache lo descrivono come un personaggio del bel mondo salernitano tra i più in vista in assoluto di sempre, forse l’ultimo erede di una famiglia che nel bene e nel male ha scritto la storia salernitana, non soltanto imprenditoriale, dell’intero XX secolo. Carattere estroverso, più abituato agli agi che alle privazioni, comunque mai arrogante e sempre piuttosto disponibile verso il prossimo. Ha toccato l’apice del successo sociale e imprenditoriale ma è stato capace anche di sprofondare nel baratro del disastro finanziario e della vergogna sociale. Mi è piaciuto il quadro che ne fa la giornalista de Il Mattino (Viviana De Vita) nel lungo reportage del 6 dicembre, soprattutto quando descrive le sue capacità di identificarsi in una nuova anche se sconvolgente realtà carceraria, tanto da darsi al teatro, alla cucine ed alla solidarietà per prepararsi, forse, ad un’altra vita. Ma al di là della bella e condivisibile descrizione sopra citata chi è veramente Giuseppe Amato junior ? cioè è realmente colpevole dei reati ascrittigli o è un capro espiatorio di una situazione politico-finanziario-giudiziaria molto più grande di lui ? In tutta buona fede io personalmente penso e credo che Peppino junior si sia trovato immerso in un gioco affascinante e coinvolgente come la politica, gli intrighi, gli interessi personali e la sensazione di sentirsi al di sopra di tutto e di tutti grazie allo straripante potere economico della sua famiglia.

Per certi versi credo anche sia assolutamente colpevole, ma soltanto di superficialità e di manierismo che non è riuscito a controllare ed a disciplinare incanalandoli fuori dalle spire giudiziarie. Per il resto, per tutto il resto credo che abbia pagato colpe non sue e che abbia pagato più di tutti, sicuramente più di quelli molto più colpevoli di lui. Qualche sciocchezza l’avrà anche raccontata ai magistrati inquirenti, ma questo soltanto all’inizio della lunga storia, poi quando ha capito il meccanismo si è sottratto a qualsiasi tentazione di delazione e non ha più parlato. Non voglio esagerare, forse mi sbaglio, anzi sicuramente mi sbaglio, ma in me rimane forte la sensazione che le reiterate violazioni degli obblighi degli arresti domiciliari siano state più il frutto di una scelta molto precisa (sottrarsi alle pressioni insistenti di inquirenti e di coindagati e pensando comunque di non rimanerci a lungo a Fuorni !!) che di sbadataggini dovute alle reminiscenze di un potere economico-sociale perso ormai da tempo. Nonostante tutto quello che è stato scritto e detto in questi ultimi anni a carico di Peppino Amato junior credo serenamente di poter affermare, senza tema di essere smentito, che è stato un uomo vero per due ordini di motivi. In primo luogo perché ha saputo (dopo le prime reazioni) accettare un lunghissimo periodo di carcerazione e poi perché praticamente non ha accusato nessuno, né prima e né dopo. Perché non sapeva niente !! ha detto più di qualcuno; non credo. Poteva spiegare la cena sulla terrazza della villa Amato in costiera ma non l’ha fatto, poteva chiarire meglio i viaggi in Lussemburgo dei vari personaggi ma non l’ha fatto, poteva coinvolgere il personaggio che tutti nominano e che nessuno accusa ma non l’ha fatto, poteva rivoltare la città di Salerno come un calzino ma non l’ha fatto, poteva infine dipanare i misteri dei contrasti con il nonno (contrasti che avrebbero chiamato in causa chissà chi !!) ma non l’ha fatto. Per questo sono convinto piuttosto che abbia fatto una scelta da uomo e che abbia accettato di pagare il suo debito con la giustizia senza battere ciglio. Soltanto così potrà ricominciare una nuova vita, soltanto così potrà riconquistare pienamente l’affetto dei suoi figli e della sua famiglia. Tutti gli altri coinvolti, a pieno titolo o parzialmente, nel clamoroso “crac Amato” dovrebbero cominciare ad organizzarsi per andare a piedi al Santuario della Madonna di Pompei portando a spalla una statua che riproduca le sembianze di Peppino junior, altro che storie, altro che seminare sul suo conto assurde dicerie e squallide ricostruzioni della vicenda. Lui, in definitiva, il momento più brutto della sua vita l’ha già vissuto quella mattina del novembre del 2012 quando in manette fu costretto ad attraversare i corridoi del palazzo di giustizia per presentarsi dinanzi al GUP, ora non gli resta che aprirsi ad una nuova vita, forse difficile, sicuramente molto lontana da quella dorata che aveva vissuto da bambino fino al 2011, ma certamente più affascinante e degna di essere vissuta.

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