CASALNUOVO: verso l’appello (3)

Aldo Bianchini

SALERNO – La dichiarazione testimoniale resa dal carabiniere Francesco Luca Chirichella nelle mani del difensore di Cunsolo, avv. Renivaldo La Greca, appare subito agli occhi del gup Enrichetta Cioffi assolutamente fondamentale e lo stesso giudice la esamina, a sentenza, in ogni suo aspetto a cominciare dal fatto che “… in via Grancia il 20 agosto 2011, non si effettuava un posto di controllo ma solamente dei ripetuti passaggi in entrambi i sensi con piccole soste al fine di dissuadere contegni scorretti dei motociclisti …” e che in merito all’alt che “… con la mano sinistra indicavo … il luogo di fermo e … ho più volte urlato ALT FERMATI FERMATI … ma senza sortire alcun effetto anzi l’ho visto arrivarmi addosso tanto che ho preferito non muovermi …”. Quanto alla condotta del maresciallo Giovanni Cunsolo sulla scena della tragedia si legge: “Ho visto l’intera scena … nell’occasione non ho visto il mar. Cunsolo compiere nessun tipo di gesto con le braccia. Neppure ho visto compiere gesti con le gambe. Preciso che il Mar. veniva investito dal ciclomotore sulla via Grancia, nella corsia di marcia Bcc Buonabitacolo – San Donato, al centro della stessa. Al momento del transito del ciclomotore la distanza tra il ciclomotore ed il mar. Cunsolo era quasi nulla … nella occasione il Maresciallo Cunsolo non ha alzato nessuna gamba e in ogni caso non avrebbe potuto farlo in quanto lo spazio rispetto al motorino era quasi nullo. Il collega dopo l’urto si accasciava a terra e poi si rialzava, io immediatamente chiamavo i soccorsi …”. A conferma delle dichiarazioni del carabiniere Chirichella ci sono degli atti inoppugnabili a meno di voler considerare un “referto medico ospedaliero” come un falso; il maresciallo Cunsolo subito dopo l’evento sciagurato venne soccorso (così come venne soccorso il malcapitato Casalnuovo) e trasportato in ospedale a Polla dove gli venne refertata una ferita sul collo del piede sinistro incriminato; quasi come se il carabiniere avesse inteso difendersi e non sferrare il calcio che avrebbe fatto cadere Casalnuovo dal motociclo con conseguente morte. Del resto nessun segno è stato mai ritrovato sotto le suole della scarpa, segni che potevano essere riscontrati se il maresciallo avesse davvero “sferrato il violento calcio al lato sinistro posteriore del predetto ciclomotore in corsa” come asserito dal PM nella sua richiesta di condanna. Ma la cosa più importante è proprio la dichiarazione del carabiniere Chirichella che descrive come quasi inesistente lo spazio tra il motociclo e il maresciallo, tale da impedirgli qualsiasi movimento, soprattutto la macchinosa operazione di alzare la gamba per distenderla in avanti e sferrare il calcio. Al riguardo dalla perizia di consulenza tecnica redatta dall’ing. Amabile D’Agosto (quale CTP – consulente tecnico della parte civile) si legge che: “… i danni riportati dal ciclomotore sulla carenatura laterale sinistra con andamento arcuato, sono riconducibili ad un’azione provocata da una forza impressa dall’alto verso il basso …”; il perito conclude che sul posto non c’era nulla che potesse far pensare ad un’azione diversa da un probabile calcio. Ma sul punto c’è anche la perizia redatta dall’ing. Adriano Goffredo (quale CTP della difesa) si legge che: “… Nella manovra tenuta in completa accelerazione, il motociclista per evitare il carabiniere Chirichella, si sposta sul lato sinistro della carreggiata di via Grancia, incrociando sulla traiettoria il maresciallo Cunsolo che, allertato, si spostava verso il centro della strada e ne rimaneva impattato (vedi foto nn. 29-30-31-32-33 e planimetria con disposizione dei mezzi) … il maresciallo cade a terra riportando trauma contusivo da schiacciamento al collo piede sinistro …”. Dalle due perizie, palesemente contrapposte, ho estratto solo pochi righi; per l’esattezza deve essere rimarcato il fatto che la perizia dell’ing. Adriano Goffredo è molto più lunga e più articolata di quella dell’ing. Amabile D’Agosto; probabilmente un’altra vittoria dell’avvocato Renivaldo La Greca. Dalle perizie, però, si evince anche un altro particolare importante quando si parla di una “micro particella” appartenuta al motociclo e ritrovata su una scarpa del maresciallo: “… la micro particella è stata trovata solo sulla scarpa destra (si badi: non sulla calzatura del piede sinistro col quale sarebbe stato sferrato il calcio) precisamente all’altezza dell’alluce, parte della calzatura che -secondo l’ipotesi di accusa- avrebbe subito contatto solo con la sella e non con la scocca … la presenza di una micro particella è compatibile con il camminamento effettuato nella immediatezza del sinistro del mar. Cunsolo sul luogo dell’urto: si badi il mar. Cunsolo si è portato presso il muretto del ponte Peglio ove si è seduto … le modalità del calcio (dall’alto verso il basso) avrebbero contaminato il tacco e non la punta (altezza alluce piede destro) della scarpa … la lesione subita dal mar. Cunsolo -al collo piede sinistro- non è compatibile con un calcio dall’alto verso il basso mentre è compatibile con uno schiacciamento violento conseguente al passaggio del motorino …”. Ma sul punto di contrasto tra le due perizie il GUP come si dispone per il giudizio ? Lo vedremo se avrete la pazienza di seguirmi nella prossima puntata.

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