Sanità: cure oncologiche avanzate

Da Ass. Dossetti

ROMA – L’Italia continua ad essere una terra di importante ricerca, di gestione di cure oncologiche avanzate, di sperimentazione organizzativa e terapeutica, eppure nel nostro Paese l’accesso alle cure più innovative non è assicurato a tutti i cittadini in modo equanime. Dove finisce l’art.32 della Costituzione? Perchè un farmaco salvavita può essere disponibile per i cittadini lombardi e non per i cittadini laziali? E ancora: perchè non si riesce (o non si vuole) controllare l’intero sistema e si riduce la spesa sanitaria alla sola “spesa farmaceutica”? Perché non si ferma il buco nero della corruzione in sanità?

Solo una nuova governance può rispondere all’insieme dei dubbi e delle preoccupazioni così espresse: lo hanno sottolineato all’unisono gli interventi che si sono succeduti nel convegno Farmaci Innovativi in Oncologia. Ricerca, Accesso e Competitività: in cerca di una nuova prospettiva per garantire cure a tutti i pazienti, proposto nei giorni scorsi dall’Associazione Dossetti alla Sala degli Atti parlamentari del Senato della Repubblica, a Roma.

Il simposio ha voluto accendere i riflettori proprio sulla necessità di una nuova strategia da avviare nel SSN, capace di garantire universalismo delle cure, accesso tempestivo alle nuove terapie, sostenibilità dei costi e nel contempo assicurare una nuova attrazione di investimenti in ricerca e sviluppo sul territorio nazionale, rifiutando di soggiacere al ricatto della “Spending Review”, dei payback e dei tagli lineari.

Proprio sul tema del Payback è intervenuto Antonio Lirosi, giurista e avvocato che ha seguito da vicino la sentenza 04538/2015 del Tar del Lazio, con le conseguenze importanti che questa sta avendo e potrà avere sulla governance della spesa farmaceutica chiamata a ripianare i buchi di bilancio (“quando invece il payback è certificazione dell’insufficienza del settore pubblico come apparato di governo”). Al di là della sentenza, Lirosi ha sottolineato che “i valori fondanti delle politiche comunitarie indicano che la tutela della salute è principio più importante del contenimento della spesa, mentre pare che nel nostro paese si stia seguendo esattamente il principio opposto”.

Proprio in questa direzione sono andati gli interventi di Stefano Cascinu (past-president Aiom), Maurizio Tomirotti (presidente Cipomo), Michele Maio (presidente Fondazione Nibit), Ruggero De Maria (presidente Alleanza contro il Cancro), che hanno sottolineato che occorre puntare all’equità nell’accesso alle cure, alla prevenzione, allo screening, “non riducendo tutto alla spesa farmaceutica”. Stefano Fais ed Enrico Proietti (dell’Istituto Superiore di Sanità), hanno sottolineato le attività di ricerca e innovazione dell’ISS nell’ambito oncologico, mentre Carla Collicelli (Censis) ha sintetizzato i tempi drammatici del percorso autorizzativo, con regioni italiane addirittura posizionate su oltre 700 giorni di attesa per l’ingresso di nuovi farmaci sul mercato, tempistica che permette di pensare ormai ad una implicita “negazione dell’accesso alle cure”.

Giovanni Monchiero, capogruppo di Scelta Civica alla Camera dei Deputati, ha sottolineato l’inaccettabilità di questo “razionamento occulto” ed anche l’assurdità dell’istituto tutto italiano del payback farmaceutico, che forse (e su questo si terrà il prossimo evento della Dossetti) si presenta anche come anticostituzionale, con conseguenze drammatiche per tutto il sistema dell’equilibrio di bilancio.

Occorre un cambio di prospettiva e di passo. Occorrono nuovi fondi. Fortunatamente qualcosa si muove: nei loro interventi i rappresentanti di MSD (Goffredo Freddi), Sanofi (Fulvia Filippini), Amgen (Federica Basso) e Novartis (Chiara Gnocchi) hanno sottolineato l’importanza dell’incontro del 13 gennaio scorso a San Francisco, “Healthcare: Italy on the move”, durante il quale il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ha invitato una serie di big-company a credere e investire in Italia, ipotizzando lo scorporo di voci di spesa per giungere alla creazione di un fondo specifico per sviluppare ricerca in ambito oncologico e di sistema nervoso centrale.

La speranza è che non siano solo annunci volti a fare marketing: sulle spalle del SSN c’è la salute dei pazienti, non solo l’immagine dell’economia italiana negli Usa.

Per Claudio Giustozzi, segretario nazionale dell’Associazione Dossetti, il simposio è stato un importante momento di dialogo e riflessione soprattutto in vista di passi concreti che assicurino la permanenza integrale del diritto alla salute “in un area terapeutica che vede i cittadini fortemente discriminati e penalizzati a partire dalla propria residenza. Quello che ci interessa è avviare un tavolo di dibattito e confronto che sia in grado di stimolare il governo, i decisori politici e tutti gli stakeholder e che conduca la sanità italiana verso un nuovo modello, stabile e adeguato, di gestione dell’assistenza. Per questo diciamo ‘No’ al dominio dell’economia sulla cura, perchè non accettiamo – dal punto di vista etico, politico e sociale – che solo i valori di bilancio orientino le decisioni sulla salute degli italiani”.

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