Dossier Salerno / 12: il ruolo della stampa

Aldo Bianchini

SALERNO – Da alcune puntate a questa parte della presente inchiesta potrei aver dato la sensazione di essermi allontanato dal problema principale che è e resta l’eventuale “malaffare che rigoglia” (come scriveva il gip Mariano De Luca alcuni anni fa !!) nell’ambito del “sistema di potere” che governa Salerno da oltre vent’anni e che in pochi cominciano soltanto adesso a denunciarne l’esistenza; a cominciare dai colloqui interpersonali molto tardivi e, quindi, sospetti non per la caratura dei personaggi che dialogano ma semplicemente per il fatto che il loro pregresso silenzio è durato troppo a lungo (ogni allusione non è puramente casuale!!). Non a caso e non per caso ribadisco per l’ennesima volta che la stampa dovrebbe fare da co ntrollore della legalità; ecco perché è necessario capire se e come la stampa ha avuto un ruolo nella crescita del sistema attraverso il silenzio ovattato di quasi tutti in tutti questi anni. In genere la stampa dovrebbe avere, come dicevo, un ruolo determinante almeno nella vigilanza sulla legalità presente nell’amministrazione pubblica, una specie di difensore civico come spesso ipotizzato dal grande Paolo Mieli; lui alludeva alla grande stampa nazionale che molto spesso, al pari di quella locale, si espone a vergognose cadute di stile. Per quanto riguarda Salerno il problema è ancora più marcato in quanto da sempre esiste una forma di subdola sudditanza nei confronti del potere fino ad arrivare a manifestazioni davvero sconcertanti; a Salerno, si chiaro, non mancano i giornalisti, manca innanzitutto lo spirito editoriale necessario per conferire al giornalista la giusta autonomia e indipendenza nel proporre e portare avanti le proprie inchieste, anche quelle più scabrose e pericolose sul piano della risposta reattiva e legittima (in uno stato di diritto) da parte degli attenzionati; a Salerno di editori puri non ce ne sono tranne l’eccezione (mi corre l’obbligo a malincuore di riconoscerlo) di

Raffaele Budetti che (nonostante i suoi tantissimi difetti) fa televisione per fare televisione anche se egli stesso poi cerca di vendere al miglior offerente il suo prodotto che è e rimane abbastanza valido sotto il profilo puramente giornalistico, Budetti ha avuto comunque il coraggio di fare delle scelte e le ha fatte in piena autonomia diversi anni fa senza perdere tempo in navigazioni sconcertanti nell’attesa dello zuccherino da parte del padrone. Si è posto, quasi alla pari, nei confronti del potere ben sapendo dell’estrema necessità che il potere aveva, in quella specifica fase di crescita, di accaparrarsi una solida fetta dell’informazione. Poi la gente potrà dire che fa una televisione asservita al padrone, ma questo fa parte del gioco, è comprensibile ma non giustificabile, perché un imprenditore che vuole fare l’editore sceglie e va per la sua strada senza falsi infingimenti; e su Lira Tv non c’è niente di finto. Questo è il mio pensiero, posso anche sbagliarmi ma ho la netta sensazione che, per dirla in breve, a Salerno non ci sono editori che fanno gli editori e per una sorta di “pressione psicologica” non dimostrabile coinvolgono nello spirito questuante (spesso si va per una pizza ed una birra … lo dice il kaimano) che li caratterizza anche diversi bravi giornalisti che non sanno opporsi in maniera corretta, civile e reale alle pressioni che non vengono quasi mai esercitate in maniera diretta; eccezion fatta per quella direttrice-giornalista che essendo stata chiamata dal Comune si è rizelata subito nel censurare una sua collaboratrice che aveva osato postare su Facebook (e non sul suo giornale online !!) in forma assolutamente privata un commento poco lusinghiero per le nomine dei fratelli De Luca ai vertici dello stesso Comune. Orribile ed inquietante quanto accaduto sulla testa di una giovane ragazza ancora piena di speranze di libertà quanto meno nell’espressione del suo pensiero. Il fatto, nella sua drammaticità, è lo specchio preciso della situazione del mondo dell’informazione nostrana. Insomma a Salerno si rischia anche questo, poco ci manca che se con amici al bar si parla male della dinastia deluchiana subito arrivano le ripercussioni dalla alte sfere, ripercussioni che, badate bene, non vengono esercitate direttamente sul giornalista ma pesantemente sul direttore o sull’editore con le conseguenze che sono state registrate in questi giorni e delle quali ho ampiamente scritto nella precedente puntata di questa inchiesta. Ma voglio essere ancora più crudo; ritengo che per buona parte questi problemi non arrivino proprio all’attenzione del kaimano e che tra i vari responsabili dell’informazione locale si sia infiltrato una specie di condizionamento indiretto fino all’inquietante ipotesi di prevenire le eventuali reazioni del governatore al fine di potersi ingraziare i benefici dallo stesso eventualmente messi i n distribuzione.  Il problema di fondo è che la stampa salernitana è nata male ed è cresciuta peggio e i giornalisti, a turno, non hanno avuto il coraggio di non accettare compromessi né con i politici (che li propongono, per mestiere, tutti i giorni in maniera subdola) e né con i rispettivi editori; la stampa salernitana, quindi, non ha recitato il ruolo che doveva anche nella denuncia di un “sistema di potere” che soltanto da pochi giorni sembra essere divenuto il leit-motiv di colloqui pseudo riservati tra due ottimi giornalisti che, badate bene, sono fuori dai giochi concreti dell’informazione salernitana ed essendo fuori sono divenuti all’improvviso immuni da qualsiasi condizionamento pratico e psicologico. Questa la situazione dello stato dell’arte che vive l’informazione salernitana. Io personalmente sono stato per qualche anno direttore di Tv Oggi e per oltre sedici anni direttore di Quarta Rete; ebbene non ho mai accettato alcun compromesso sulla mia libertà di giornalista né con Ettore Lambiase e neppure con

Leonardo Calabrese che ancora oggi viene additato come uno degli uomini di potere più spregiudicato della città. Con lui ho intrattenuto sempre un rapporto alla pari con discussioni a volte anche forti, ma comunque nell’ottica del rispetto assoluto dei ruoli; e nella redazione di Quarta Rete, seppure modesta, (così come in quella di Tv Oggi) sono passati fior fiore di professionisti da Enrico Scapaticci ad Ernesto Pappalardo per finire a Tommaso D’Angelo che trattava la sfera della Salernitana Calcio in piena autonomia; ma sono passati anche Ersilia Gillio, Antonio Esposito, Nico Piro (che oggi è corrispondente di guerra di Rai/3), Vira Carbone, Mariella Anziano e tanti altri.  Pur senza aver mai studiato le regole fondanti del giornalismo e senza essere laureato in “scienze della comunicazione” e pur se iscritto all’albo dei giornalisti-pubblicisti all’età di circa quarant’anni, ho capito sul campo e subito che il rispetto della libertà di espressione (se contenuta nei limiti e nei canoni del vivere civile e delle linee generali editoriali) va assolutamente rispettata. Scrivo queste cose da anni, probabilmente nessuno le legge, ma non è questo il problema; il problema fondamentale rimane il compromesso che si accetta o si respinge. Certo se si respinge si rimane fuori (a me è accaduto da tanto tempo !!) ma se si accetta si deve essere coscienti e capire a cosa si va incontro. Punto. Mi sorprende, e non poco, la rabbia con cui la giornalista

Anna Fiore si è scagliata contro i poteri forti comunali che Lei, comunque, per decenni ha servito erigendo probabilmente e paradossalmente una barriera verso il mondo esterno per non correre il rischio di urtare la sensibilità proprio di quei poteri forti che oggi accusa senza mezzi termini. Il problema non è essere la prima laureata del mondo in scienze della comunicazione o essere iscritta al’albo dei giornalisti dall’età di 21 anni ovvero essersi sottoposta a studi severi, a corsi di aggiornamento, aver creato il sito web del Comune; il problema è e rimane uno soltanto: accettare o meno il compromesso. Dico questo perché proprio sulla scorta della lettera di Anna Fiore capisco che l’ufficio stampa del Comune ha funzionato benissimo per anni ma solo in maniera strumentale per il Comune; anzi in alcuni casi ha funzionato malissimo, e questo lo deduco dal fatto che la Fiore si è ben guardata da inviare a questo giornale ed a me la lettera che, invece, ha inviato a molti altri anche se la risposta è stata, a mio modo di vedere, negativa in quanto pochissimi hanno trattato la sua vicenda (che è e rimane dolorosa per come è maturata e per come è stata consumata) limitandosi alla pubblicazione della lettera e senza andare alla ricerca delle motivazioni di un’azione così becera. Tutto questo a causa di un ufficio stampa comunale che da sempre ha funzionato malissimo e continua a funzionare malissimo; difatti se la Fiore ha totalmente ignorato questa testata giornalistica lo ha fatto forse non per scelta sua personale ma perché in quelle segrete stanze era forse vietato anche semplicemente cliccare su www.ilquotidianodisalerno.it; e quindi questo giornale online era ed è sconosciuto ai tanti addetti stampa del Comune. Un vero peccato, perché un ufficio stampa che funziona la prima cosa che dovrebbe fare ogni mattina è quella di presentare al potere di turno innanzitutto gli scritti contrari, altrimenti il polso della situazione sfugge di mano. Ma a ben pensarci forse è stato meglio così, probabilmente ho evitato numerosi contenziosi legali con i vari rappresentanti di quel “sistema di potere” che ho sempre combattuto e che soltanto da pochi giorni qualcun altro sembra essersene accorto. Il “caso Fiore” comunque resta inquietante in tutta la sua cruda brutalità anche perché è stato strumentalmente consumato sull’onda dell’affermazione del potere contro una brava e sicuramente preparata giornalista che va difesa comunque e dovunque. Sulla brutalità del potere mi trovo perfettamente in sintonia con la Fiore quando scrive: “”Ma scusate la banalità della domanda: ma se il Comune non prova minimamente a difendere i propri atti, se viceversa li annulla immediatamente e si dichiara colpevole perché la Corte dei Conti avrebbe dovuto assolvere i responsabiliE perché il Consiglio di Stato avrebbe dovuto contraddire il Comune che dichiarava di aver posto in essere 9 assunzioni “erroneamente”. E’ evidente che con questa strategia abbiamo perso tutti: noi siamo stati licenziati, gli assessori sono stati condannati a pagare e il Comune ha fatto la figura del “Coccodrillo”. Un dettaglio: nell’agosto 2013 non riuscirono a notificarmi l’avvio della procedura di licenziamento perché non ero a casa, ero in ospedale: dovevo partorire! Avevo chiesto di aspettare 10 giorni. Non lo hanno fatto! Anzi, mi è stato spiegato che, con l’annullamento degli atti, io non avrei proprio maturato il diritto alla tutela della maternità. Giustificatela come volete, io l’ho vissuta come una barbarie! Una vicenda inverosimile che alla fine mi porta a porre la più semplice e scontata delle domande: ma chi ve l’ha chiesta questa stabilizzazione?  Se queste procedure non si potevano fare, se non le sapevate fare, perché le avete fatte?  Quando ho firmato la prima convenzione al Comune di Salerno avevo poco più di 25 anni, oggi ho superato i 40… probabilmente nel frattempo avrei potuto fare altro”” (N.B.: ho avuto la lettera per vie traverse, ecco perché posso pubblicare i brani più interessanti). Questo è un dramma che può capire solo chi lo vive sulla propria pelle, esattamente come lo sta vivendo Anna Fiore che dopo aver dato tutta se stessa e tutta la sua professionalità per la realizzazione di un Comune migliore si vede buttata fuori brutalmente, ma è anche un dramma che spiega ancora meglio le due facce del “sistema di potere” che governa questa città; da un lato concede piccoli benefici al questuante e surrettiziamente se ne chiede il compromesso, dall’altro lato c’è chi accetta ed è disposto a cadere nelle grinfie del potere; ed a quel punto non ci sono lauree o iscrizioni che tengano. Lo ripeto solo per la Fiore, queste cose le vado scrivendo da anni, peccato che Lei non le abbia mai lette, se lo avesse fatto forse avrebbe inviato la lettera anche a questo giornale che sente, comunque e necessariamente, il dovere di schierarsi apertamente commentando e non soltanto pubblicando la lettera. E’ una vergogna assoluta il modo con cui sono stati trattati i nove casi inerenti persone che avevano trovato un lavoro con cui vivere quasi serenamente la propria esistenza familiare e relazionale; ma fino a quando non verrò messo nelle condizioni di conoscere a fondo caso per caso potrò fare ben poco. Inutile il tentativo buonista che fa la stessa Fiore (nei cui panni farei cadere il mondo !!) nel difendere la posizione dell’attuale sindaco Enzo Napoli, le chiacchiere e le pacche sulle spalle non servono a niente; sarebbe stato più nobile che Egli (il sindaco !!) si fosse battuto strenuamente fino al punto di assumere iniziative clamorose, così come si è mosso è la conferma clamorosa che anche Lui a Salerno non comanda assolutamente niente. E questo è uno degli aspetti più beceri del “sistema di potere” di cui si parla e sulla base del quale è nata anche questa lunga inchiesta giornalistica. Se poi su tutto questo si innesta la condotta vergognosa di una giornalista-direttrice che sanziona pesantemente una sua collaboratrice, vuol dire che siamo precipitati ai livelli più bassi di quello che dovrebbe essere il corretto rapporto tra stampa e potere. Vale bene la pena, quindi, di ripubblicare qui di seguito la lettera che la giovane giornalista

Laura La Rocca (collaboratrice di questo giornale) ha scritto per difendere la sua amica vessata dalla direttrice; è utili ripubblicarla anche al fine di storicizzarne la sua portata: “”Tralasciando i risultati delle recenti elezioni amministrative del comune di Salerno. Tralasciando l’amara delusione dell’esasperato divario delle percentuali dei voti. Tralasciando il fatto che, da oltre vent’anni, non riesce ad esistere un’opposizione concreta.  Tralasciando le anomalie che stanno venendo fuori dai controlli dei registri degli spogli elettorali. Tralasciando l’evidente vittoria di un Vincenzo che forse già conosciamo da molto tempo.  E, si, tralasciando anche la nomina di De Luca jr. ad assessore al bilancio e allo sviluppo per il comune di Salerno. La Democrazia è morta, come Dio, da tempo ormai. Forse saranno parole troppo pesanti e forti per alcune persone, specialmente per quelle dall’ego troppo grande -tanto da essere colpiti da un semplice ‘commento di un commento’ su Facebook-. Ma questo è un mio pensiero, la mia opinione, è frutto della mia maniera di vedere le cose, del mio modo di vivere il mondo. E penso che non esista niente di più libero della propria mente, avere l’opportunità di ideare concetti, creare sintagmi di parole e flussi di pensieri, senza margini, senza censure. La Democrazia è morta, e muore ogni giorno che qualcuno viene costretto a tacere il suo punto di vista, la sua idea. Si, anche quando qualcuno viene costretto a cancellare un commento da Facebook perchè ritenuto troppo scomodo essendo visibile sulla pagina ufficiale di un Sindaco…E’ accaduto a me medesima qualche anno fa,  per giunta sulla pagina di un Sindaco omonimo. Ed è accaduto qualche giorno fa, ad una persona a me cara, e i dettagli ve li risparmio, perchè, oltre ad essere tristi, esporli risulterebbe superfluo. Sicuramente non si trattava di un commento diffamante o volgare, su questo posso metterci la faccia, o in questo caso -parlando in un contesto mediatico digitale- il nome. Però è accaduto, e non è certamente un caso isolato.  A Salerno sono in molti ad essersi abbassati al “sistema di potere” per interessi personali, anche chi di mestiere avrebbe dovuto denunciarlo. Anzi, qualcuno ha addirittura affermato che “non esiste alcun sistema di potere”. Assurdo, ma lo accetto. Lo accetto perchè ognuno è libero (o in teoria, dovrebbe esserlo) di pensarla e dirla come vuole, come crede. E’ scritto in un’etica morale, ormai abbandonata. E’ scritto nel coraggio di chi è morto per la libertà di parola. E’ scritto nell’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Democratica Italiana. –Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione […]—“”. Credo che già dalla prossima puntata ritornerò a parlare di Piazza della Libertà e di tutte le inchieste, recenti e passate, che connotano il “sistema di potere” salernitano.

2 thoughts on “Dossier Salerno / 12: il ruolo della stampa

  1. Analisi lucida, realistica e chiara che ben rappresenta la situazione della stampa a Salerno e non solo…. Complimenti al giornalista Aldo Bianchini, imparziale e super partes come sempre

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *