BANCHE: si rizela la Bcc Cilento, di Sassano, Vallo di Diano e Lucania

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Ho letto con attenzione il comunicato (anzi i comunicati) resi pubblici dal Presidente e dal Direttore Generale della Banca e non nego di essermi meravigliato per il fatto che si sono rizelati (se non proprio arrabbiati !!) dopo la pubblicazione su alcuni organi di stampa del  rinvio a giudizio di sei funzionari del prestigioso Istituto di Credito accusati di “usura bancaria” (questo approssimativamente sembra essere il capo di imputazione). Un’accusa all’apparenza devastante agli occhi dei non addetti ai lavori, molto meno pesante per chi mastica di queste cose. Dimostrare l’accusa di usura bancaria è una delle cose più difficili per i magistrati che non riescono quasi mai a trovare il bandolo della matassa nelle pieghe dei difficili e a volte incomprensibili passaggi bancari; e dire che in questa fattispecie si sono cimentati fior fiore di magistrati, a cominciare dall’immarcescibile Pier Camillo Davigo (quello che ieri voleva rivoltare l’Italia come un calzino e che oggi siede a capo dell’A.N.M. – Associazione Nazionale Magistrati). Non c’è bisogno di essere avvocati operativi e neppure giornalisti da trent’anni per capire la differenza tra un rinvio a giudizio, una richiesta di rito abbreviato e una di patteggiamento; i giornali, gentile presidente Franco Castiello, non lo capiranno mai per due ordini di motivi: primo perché conviene commercialmente sparare a zero, secondo perché non esiste una preparazione specifica in materia. Purtroppo il giornalismo nostrano è affidato a tantissimi giovani (per carità largo ai giovani !!) che da editori spocchiosi vengono lanciati nella mischia tumultuosa della cronaca e specialmente di quella giudiziaria per la quale occorrerebbe una specifica e solida preparazione. Nel nostro ordinamento giudiziario abbiamo registrato negli ultimi anni stravolgimenti clamorosi per venire a capo dei quali anche gli avvocati più famosi devono mettersi di buzzo buono a studiare ogni singolo caso. Le faccio solo un esempio utile a spiegare le sottili differenze. Chi chiede il patteggiamento doveva essere considerato (almeno nello spirito del legislatore) innocente ma le strategie giudiziarie e la stampa in genere hanno stravolto il concetto iniziale ed oggi chi patteggia è uno che ammette la colpa; se questo non lo capiscono neppure diversi giudici come pretendere che lo capiscano ragazze e ragazzi (più ragazze, in verità !!) che vengono proiettati in un mondo di cui non conoscono nulla, soprattutto le insidie. Non se la prenda più di tanto, gentile presidente, con i giovani giornalisti; si arrabbi piuttosto con chi strumentalmente fa uscire queste notizie false e tendenziose, soggetti spregevoli che si nascondono nei meandri dell’anonimato e della vigliaccheria. La persona innocente spesso, nelle vicende giudiziarie, si trova davanti ad un bivio e non sa se resistere e far durare la sua causa all’infinito o chiedere il rito abbreviato con l’intento di risolvere al più presto il suo caso e con la speranza che, se tutto va male, almeno può contare su una riduzione corposa della pena. Ricordo il caso di un indagato all’epoca della tangentopoli salernitana; era assolutamente innocente e non riusciva più a vivere con quella spada di damocle sul capo; chiese il patteggiamento ed usci subito fuori dal processo (Fondovalle Calore, ndr !!) ma su di lui per anni rimase l’ombra del sospetto perché nel frattempo il concetto iniziale dell’istituto del patteggiamento era stato stravolto anche nell’immaginario collettivo. Riuscì col tempo a portare fatti nuovi e ad ottenere una revisione del suo processo e, naturalmente, fu assolto con formula piena. Mi auguro, e auguro loro, che i sei funzionari vengano presto prosciolti da ogni accusa e restituiti nella loro integrità alle rispettive famiglie che sicuramente staranno soffrendo le pene dell’inferno. Ecco, solo su questo aspetto mi sento di richiamare ad una maggiore responsabilità tutti i giovani giornalisti ai quali non auguro mai di passare attraverso il tritacarne della presunta giustizia. Ma il mio appello ovviamente è destinato a cadere nel vuoto perché oggi la “cronaca giudiziaria-nera” è pane quotidiano per i piccoli e grandi media che preparano i loro palinsesti partendo dallo zoccolo duro della cronaca giudiziaria-nera che avvince, trascina e travolge. Ha fatto bene, comunque, il presidente Castiello a sottolineare l’eventualità che ben individuate imprese per sottrarsi all’incombenza della propria situazione debitoria accusano di usura anche le banche che in qualche caso si espongono facilmente a questa tipologia di accusa (non è il caso della Bcc Cilento) che, ripeto, è quasi impossibile da dimostrare già in sede di indagini preliminari, figurarsi in pubblico dibattimento. Più tecnica e molto più dura la difesa del direttore generale Ciro Solimeno, ma anche della sua giusta reazione mi stupisco. Non è la prima volta, difatti, che la pubblica accusa acquisisce soltanto le due perizie di parte e non dispone quella d’ufficio (anche se io diffido pure di quelle di ufficio !!); scopro soltanto l’acqua calda se affermo che nella stragrande maggioranza dei casi  la pubblica accusa non va mai alla ricerca delle prove a discarico ma si ferma (non so quanto giustamente !!) a quelle a carico. Il sistema è questo, lo abbiamo creato, voluto e difeso; lo stesso passaggio dal processo inquisitorio a quello accusatorio non è stato altro che offrire ai PM un’arma micidiale e inattaccabile. Infine avverto il dovere di precisare nei confronti di tutti quelli che —negli ultimi tempi nei confronti della nostra Banca, in particolare nel territorio cilentano e in quello del Vallo di Diano, c’è qualcuno che cerca sistematicamente ed in qualsiasi modo di creare problemi e fastidi” (parole di Solimeno)– vivono di queste bassezze che in definitiva la Bcc Cilento e la Bcc Sassano con la loro fusione hanno, per primi, aperto la strada verso una soluzione che obbligatoriamente dovranno realizzare anche le altre Bcc se vorranno sopravvivere. Sulla questione è intervenuto anche l’avv. Franco Maldonato, notissimo penalista del Foro di Vallo della Lucania, che con molta destrezza ha spiegato le enormi differenze dei vari riti processuali; peccato che anche questa lectio magistralis cadrà nel vuoto di fronte all’incalzante esigenza della cronaca di arrivare prima e di pubblicare prima, qualsiasi cosa ed a qualunque costo.

Per correttezza deontologica provvediamo, qui di seguito, a pubblicare integralmente le note stampa esplicative dei presidente Castiello, del direttore generale Solimeno e dell’avvocato Maldonato.

Avv. Franco Castiello (Presidente)

“Credo che un giornalista serio e prudente debba per dovere deontologico informarsi meglio, prima di pubblicare informazioni destituite di qualsiasi fondamento, che possono offendere valori costituzionalmente tutelati”. Lo afferma Franco Castiello, Presidente della Banca del Cilento, di Sassano e del Vallo di Diano e della Lucania, che interviene sulle informazioni fuorvianti diffuse nei giorni scorsi da alcune testate giornalistiche. Castiello, attualmente avvocato, parla con cognizione di causa essendo stato per molti anni Giudice e per circa 30 anni giornalista pubblicista. Il Presidente si riferisce in particolare a titoli e locandine che, confondendo gli istituti giuridici del rito abbreviato e del patteggiamento, hanno causato senza alcun fondamento un evidente danno di immagine all’Istituto di Credito con sede a Vallo della Lucania.

Nel caso specifico -conferma Castiello- non c’è stata nessuna richiesta di patteggiamento né alcuna ammissione di colpevolezza. C’è stato anzi l’esatto opposto: la richiesta del rito abbreviato in quanto le prove acquisite al processo non abbisognano, per la loro adamantina evidenza, di verifica dibattimentale”. Il presidente Castiello non ha dubbi, e si dice convinto che il processo è già pronto per concludersi, con la piena assoluzione degli imputati. “Questo il motivo per il quale si è ritenuta inutile la verifica dibattimentale, e si è chiesto il rito abbreviato: affinché si decida subito ponendo fine una volta per tutte a questa ridda di notizie false”.

Entrando nel merito della vicenda processuale, Castiello evidenzia di non essere meravigliato più di tanto quello che sta accadendo: “In un periodo di acuta crisi economica che purtroppo non accenna a risolversi -sottolinea- ed in presenza di un inevitabile contraccolpo nel settore delle piccole e medie imprese, accade spesso che l’impresa in difficoltà utilizzi l’ipotesi “usura” come espediente per cercare di sottrarsi al peso del debito bancario. In questo contesto si inserisce anche questa iniziativa, della quale siamo certissimi che la prossima udienza in programma ad ottobre farà chiarezza e giustizia. Il rito abbreviato, proprio su richiesta dei dipendenti indebitamente incolpati, porrà fine a questo colossale equivoco, che nasce proprio quelle iniziative pretestuose diffuse in tutta Italia e figlie anche di questo difficile momento storico”.

 

Dr. Ciro Solimeno (Direttore Generale)

Sulla stessa linea il Direttore Generale Ciro Solimeno, che evidenzia come l’Istituto di Credito di Vallo della Lucania da anni utilizzi un software “taglia-tassi” o “taglia usura” proprio per evitare ogni tipo di errore. “È una garanzia in più -spiega- che il nostro sistema operativo ci mette a disposizione: consiste nel valutare le capitalizzazioni prima che vengano rese pubbliche e addebitate, verificando se effettivamente in qualche caso per un errore di qualche tipo possa essere stata superata la cosiddetta “soglia usura”. È una procedura informatica che noi utilizziamo a tappeto da 15 anni, tanto è vero che il nostro Istituto di Credito non è mai stato tirato in ballo per abusi di questo tipo”.

Solimeno ricorda che i fatti risalgono ad un periodo compreso tra il 2006 e il 2010, e considera inspiegabile l’assenza, di fronte alle due perizie di parte prodotte dalla presunta parte offesa e dalla difesa, di una terza imparziale perizia prodotta d’Ufficio. “Di fronte a queste macroscopiche anomalie, oltre che alla procedura “taglia-tassi” da noi applicata -chiarisce- è evidente che bene ha fatto l’avvocato Maldonato a consigliare di andare direttamente al rito abbreviato, perché davvero non c’è nulla che possa essere addebitato ai colleghi”.

C’è poi il danno procurato all’immagine della Banca da testate giornalistiche che hanno pubblicato notizie false. Solimeno annuncia che il Consiglio di Amministrazione su questo aspetto ha preso una posizione netta e decisa, ed i responsabili di titoli e locandine riportanti notizie false, diffuse nei giorni scorsi, saranno perseguiti nei termini di legge, con querele affidate allo stesso avvocato Maldonato. “Al di là di questo -continua Solimeno- non posso non evidenziare come negli ultimi tempi nei confronti della nostra Banca, in particolare nel territorio cilentano e in quello del Vallo di Diano, c’è qualcuno che cerca sistematicamente ed in qualsiasi modo di creare problemi e fastidi. Ma posso dire serenamente a questi “soggetti” che stanno facendo un buco nell’acqua. Abbiamo affrontato l’operazione di concentrazione con la ex BCC di Sassano in tutta tranquillità -conclude il Direttore Generale- e dopo tre mesi dall’operatività della fusione posso confermare che stiamo lavorando benissimo, e abbiamo inoltre ampie potenzialità di crescita”.

 

 

Avv. Franco Maldonato

“C’è una differenza abissale tra l’istituto giuridico del giudizio abbreviato e quello del patteggiamento, ma su questa chiara distinzione si è fatta negli ultimi giorni enorme confusione: infondatamente, strumentalmente e calunniosamente”. Lo afferma l’avvocato Franco Maldonato, difensore dei dipendenti della Banca del Cilento, di Sassano e del Vallo di Diano e della Lucania, che inoltre esclude qualsiasi ombra di responsabilità dei suo assistiti in ordine alla consumazione di condotte illecite. Il procedimento giudiziario è relativo a presunte irregolarità che si sarebbero verificate nel periodo tra il 2001 ed il 2010, e dovrà stabilire se nel caso specifico il Tasso Effettivo Globale (TEG) applicato da sei dipendenti dell’Istituto Bancario possa aver superato la soglia fissata dai decreti ministeriali.

L’avvocato Maldonato chiarisce gli imputati non hanno mai richiesto alcuno “sconto di pena”, ma che all’opposto hanno richiesto il rito abbreviato proprio perché certi di dimostrare la propria innocenza. “Abbiamo chiesto ed ottenuto di essere ammessi al giudizio abbreviato -conferma Maldonato- perché abbiamo tutto l’interesse ad essere giudicati subito, trasformando l’udienza preliminare in una vera e propria udienza di merito. Questo è il senso del Giudizio Abbreviato, non quello di ottenere sconti di pena come affermato da alcuni organi di stampa”.

L’avvocato Maldonato denuncia quindi la strumentale e calunniosa campagna mediatica messa in campo da talune testate giornalistiche che, anche attraverso titoli e locandine fuorvianti, hanno addebitato alla chiara scelta processuale effettuata un significato totalmente errato. “Non abbiamo chiesto alcuno sconto di pena -chiarisce- perché siamo invece consapevoli della assoluta carenza di qualsiasi indizio di responsabilità a carico dei funzionari e degli impiegati di Banca ingiustamente tratti a giudizio per un presunto sospetto di usura”.

Maldonato evidenzia che nel caso specifico i fruitori delle informazioni scorrettamente veicolate sono stati tratti in inganno, suscitando in loro la falsa impressione che gli imputati avessero scelto il patteggiamento, e che stessero per concordare una pena con il Pubblico Ministero. “Tutto ciò -sottolinea-  è palesemente contrario alla verità. Non è la prima volta che un imprenditore che ha subito dei rovesci di carattere economico- finanziari connessi al cattivo funzionamento della propria attività imprenditoriale finisca per addebitare ad altri, e segnatamente al peso eccessivo del debito bancario, la responsabilità del proprio fallimento”. Una tesi smentita -secondo la difesa- dai fatti: “I presunti tassi usurai -chiarisce l’avvocato Maldonato- se fossero stati applicati avrebbero trovato immediata correzione in un software applicativo di cui l’Istituto Bancario si era provvidamente dotato, e sarebbero stati immediatamente rettificati. Quindi se i limiti soglia fossero stati valicati, avrebbero incontrato nel sistema operativo immediata indicizzazione e automatica correzione. Tutto ciò -conclude- non può che confermare la buona fede degli imputati, che ha sempre caratterizzato il loro operato: non solo in riferimento ai doveri nei confronti del loro istituto di appartenenza, ma anche ai doveri di lealtà e correttezza nei confronti della clientela”.

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