il Quotidiano di Salerno

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COMMA/2: La tracciabilità degli alimenti,una garanzia per i consumatori sulla qualità della provenienza del cibo.

a cura di  PIETRO CUSATI

Con la tracciabilità  degli alimenti è possibile seguire il processo di produzione partendo dalle materie prime fino ad arrivare al prodotto finito. Una questione di sicurezza alimentare che deve essere garantita per legge dal produttore  al consumatore sulla qualità del cibo che mangia e sulla sua sicurezza,un segno anche  di  trasparenza e di accessibilità alla filiera produttiva. Conoscere la provenienza di un alimento, o le materie prime che lo compongono è possibile prevederne anche le sue qualità organolettiche, ed in caso di dubbio, ricercare sostanze o agenti biologici potenzialmente pericolosi per la salute umana. Quello che mangiamo, rispecchia fedelmente la sicurezza del luogo di produzione. Chiaramente nessuno mangerebbe cibo proveniente da Chernobyl o come faremo a ricercare sostanze dannose in un cibo di cui non si conosce la sua origine e non è tracciabile?Il sistema di rintracciabilità deve essere d’ausilio alle operazioni degli Organi di Controllo, ma anche e soprattutto ai consumatori nell’ottica della sicurezza alimentare. E ciò per permettere la possibilità di rintracciare e di ritirare dal mercato quei prodotti alimentari in grado di determinare dei rischi per la salute umana.
Attualmente nell’Unione Europea esiste una rintracciabilità obbligatoria imposta dal Reg. CE 178/2002 e una rintracciabilità volontaria che oltre alla rintracciabilità di filiera prevede anche la cosiddetta rintracciabilità interna (ricostruzione del percorso seguito da ogni materia prima o sostanza all’interno dello stabilimento). Oltre che dalle norme UE la rintracciabilità obbligatoria viene regolamentata anche a livello dei Paesi membri . Un esempio importante è l’obbligatorietà di apporre in etichetta l’origine del latte da consumarsi fresco e del latte usato nei prodotti lattiero-caseari (crema, burro, yogurt, cagliate, formaggi, ecc.). Quest’ultima novità (imposta dal Decreto Ministeriale del 19 gennaio 2017) prevede l’indicazione in etichetta del Paese nel quale il latte è stato munto (“Paese di mungitura”) e il nome del Paese nel quale il latte è stato lavorato (“Paese di trasformazione o condizionamento”). È quindi chiaro che la tracciabilità di un alimento è una questione di sicurezza alimentare che deve essere garantita a tutti, senza nessuna distinzione di ceto sociale o possibilità economica. Un alimento non tracciato, è un alimento potenzialmente pericoloso, e non basterebbero analisi di laboratorio per evidenziare eventuali agenti patogeni responsabili di malattie anche mortali per l’uomo.

pietrocusati@tiscali.it

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