IL MIO VUOTO PIENO

di Eppe Argentino Mileto

Da un luogo nascosto. Interno, notte –

Egregio Direttore Bianchini,

innanzitutto grazie di ospitare a capitoli la mia vita di capitoli. Per accogliere a frammenti la mia vita di frammenti. Per stringere senza soffocarla la mia vita stretta ma non soffocata. Per raccogliere a schegge la mia vita di schegge. Per accendere con il  fuoco dell’ascolto la mia vita di silenzi. Per dare spazio nelle notti alla mia vita di notte. E di notti.

Dormo poco, evidentemente. E quando dormo, lo faccio male. Non cedo né alla camomilla, né al Lexotan. Non nascondo la tentazione di vederle scorrere lentamente, lucide e chiare, quelle gocce di sospesa serenità dentro ad un bicchiere. Di cedere all’abbraccio della tranquillità. Ma non l’ho fatto. E sa perché? Perché io, in tutto questo casino, in fondo in fondo, ci sto ancora bene.

No, non potrei raccontarle un tubo, né a lei né ai tanti lettori, se fossi tranquillo. Non lo sono mai stato. Non ne ho le stimmate, la caratura, il rango, della tranquillità. Non ne ho il volto. E un po’, non nascondo, avrei voluto conoscerlo, quel suo volto. Sapere che profilo avesse, quali occhi ostentasse, di quali sorrisi fosse capace, la tranquillità. Poi ho concluso che, se non è mai venuta a farmi visita, non ne ha voglia.

Ringrazio anche tutti quelli che mi scrivono e mi cercano. Anche quelli che lo fanno per interposta persona. Ringrazio quelli che non  mi condividono, che mi criticano, che mi giudicano, che mi minacciano, quelli che emettono la fatwa, che decretano l’ostracismo, così come ringrazio quelli che tifano per la verità delle mie parole, anche se non lo fanno pubblicamente, ma solo intimamente. Poiché, se a me non è mai arrivata la tranquillità, a molti non li ha mai raggiunti il coraggio. Di schierarsi. Perché la vita è una scelta. Che compiamo ogni giorno. Tutti i giorni. E il fatto di non scegliere è già una scelta. La peggiore.

Le scrivo da un luogo nascosto, dove ho scelto di riparare per un po’ di tempo. Perché ho voglia del mondo. E quando si scrive la solitudine è la miglior compagnia. Sono sostenuto dalla mia non socievolezza, in questa scelta. Non lo sono mai stato, un tipo socievole. Amo la solitudine. Tutto mi distoglie da essa e mi costringe inevitabilmente a contare le ore nell’attesa che finisca un cocktail, una cena, un aperitivo con qualcuno, o peggio ancora, una festa.

E sono sostenuto dal fatto che non ho bisogno di sapere per conoscere. Il sapere come tutto andrà a finire, ma mai come comincia né ricomincia e né comincia da capo, mi ruba il sonno. Mi respira il respiro. Mi piacciono quelli che sono in grado di stupirmi o di smentirmi. O di criticarmi con intelligenza pura. Che sanno farmi male perché gli riconosco l’altezza di quel male, come il rango di quel bene, perché sanno anche farlo quel bene supremo che non ha nome. Con le mani delicate della cultura e le parole raffinate della conoscenza. Chi pizzica le corde dell’arpa dell’anima con garbo e mai con rassegnazione. Chi non mi parla della sola sapienza. Tantomeno della saggezza. Non amo le virtù. Sono un tipo da vizi capitali, io. Tutto mi annoia. E quasi tutti sono prevedibili. Non so dirle se sia un privilegio tutto questo. In realtà è una bestemmia. Un esizio. Un castigo. Una condanna che pago ogni giorno nella trincea in cui vivo e respiro, mentre gioco alla guerra della vita.

Per questi motivi ringrazio tutti quelli che mi invitano. Ma credetemi, sono fatto per un altro genere di incontri. Preferisco quelli one to one. Uno ad uno. Corpo a corpo. Perché è solo in questo tipo di incontri che sei vero e ti guardi negli occhi. E ti conosci. E si è nudi in due. Ci si consegna reciprocamente. Si aprono gli scrigni dentro ai quali riposa il mistero. Anima su anima. Silenzio dopo silenzio. Pensieri dentro pensieri, come carte mescolate dopo la partita della vita.

Specifico che questi miei scritti non sono affatto articoli. Gli articoli informano. Io non lo faccio mai. Non mi piace informare, quanto entrare nella mente dei lettori. Farli riflettere, intercettarne i dolori, interpretarne i tormenti, risvegliarne gli appetiti, scatenarne l’inferno che dorme dentro. Spedirne il corpo negli abissi più profondi, dove si trova il vero io, la parte più intima di noi stessi, per poi farne risorgere l’anima. E chi l’ha detto poi che l’anima riposi nel corpo? Che segua il corpo? No, non è vero. L’anima può esplorare mondi e il suo corpo viverne un altro, di mondo. I preti affermano il contrario. Non io.

Sono uno a cui piace andare a fondo alle cose e cercarlo un affondo. Ma non chiedo mai agli altri ciò che non chiedo a me stesso. Questione di onestà.

Il momento che sto vivendo è fatto di  puro vuoto. Ma non è vuoto, questo mio vuoto. Al contrario, è pieno. Questo mio vuoto pieno.  Perché da quando mi sento svuotato, odoro i fiori, cerco i miei luoghi, mi lascio attraversare dalla voce di un’alba, baciare dalla carezza di un tramonto, addormentare dal lamento della luna. E cullare dai miei lunghi, estenuanti silenzi. Sono capace di restare muto per ore, prima di abbandonarmi alla logorrea di una ritrovata eloquenza.

Ma le scrivo, violentando me stesso, a seguito di “Karla: Uccisa dal Consenso”. E avanzo una proposta di socialità. Anzi, le scrivo a nome di Karla Tucker. A vent’anni dal suo omicidio, mi piacerebbe che il suo giornale si facesse latore di un messaggio contro la pena di morte. Proprio oggi che Asia Bibi in Pakistan è stata assolta dalla condanna alla pena capitale per blasfemia. Proprio oggi ha un senso organizzare una giornata contro la pena capitale. Perché, mentre le scrivo, sono ancora in tanti, detenuti nei bracci della morte in tutto il mondo. Qualcuno verrà ammazzato stanotte. Qualcun altro domani.

E allora, perché non farlo? Perché non coinvolgere tutti insieme cittadini, associazioni, istituzioni per urlare un NO convinto alla pena di morte?

Le sarei grato se accogliesse questa mia richiesta. Vede? Anche nei luoghi nascosti e segreti si possono trovare lamenti d’amore. Anzi, talvolta solo lì.

Grato

Eppe Argentino Mileto

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *