ALIBERTI DISPERATO: “MI STANNO DISTRUGGENDO SUL NULLA”.

scritto da Francesca Cutino per mezzostampa.it

 

SCAFATI – Lo sfogo sui social, il malore, il desiderio di vivere con la sua famiglia.

Nessuno può sapere cosa scatti nella testa di chi decide tutt’a un tratto di farla finita. Nessuno può saperlo. Solo chi, per un attimo, ha sentito quella spinta verso il buio, quell’irrefrenabile desiderio di spegnere qualsiasi cosa, anche il cervello, ma soprattutto il cuore. Ogni giudizio, quindi, risulta superfluo, inutile, sterile, soprattutto quando il peggio è passato e si cerca di rimettere insieme i pezzi.

E’ accaduto ieri pomeriggio. Dopo l’ennesima udienza del processo ‘Sarastra’ a carico dell’ex sindaco Pasquale Aliberti e di altri imputati presso il Tribunale di Nocera, in cui è stato sentito Filippo Sansone, ex presidente della società Scafati Sviluppo. L’annuncio sulla pagina Facebook di Aliberti ha spiazzato tutti. “Dopo 400 giorni di misura cautelare – scrive di suo pugno Aliberti – dopo tutta la violenza subita da questa indagine, dopo l’udienza di oggi e il modo con cui è stato trattato il mio avvocato Silverio Sica, a cui va tutta la mia solidarietà, l’unica soluzione è farla finita. Mi stanno distruggendo da anni sul nulla”. Il messaggio continua e fa rabbrividire perchè accompagnato dalla foto di pesanti antidepressivi e farmaci. “Chiedo scusa alla mia famiglia, a mia moglie ai miei figli, ai miei grandi avvocati Sica e Pepe e ai giudici del Tribunale per l’umanità dimostrata. Io sono una persona innocente e perbene. Lo dimostrerete voi. Io non ce la faccio più, sono crollato”. Da qui, la pioggia di commenti, tantissime parole di incoraggiamento, gli inviti ad essere forte…ma intanto la vista dell’ex primo cittadino di Scafati si era già appannata…i farmaci avevano fatto il loro corso e il malore è stato la diretta conseguenza. Pare sia stata la moglie Monica ad intervenire con rapidità, è stata lei a portarlo in ospedale, all’Umberto I di Nocera, dove Aliberti è ancora ricoverato e dove probabilmente sarà dimesso nella giornata di oggi. Un grande spavento, per la famiglia, per i suoi cari, e per tantissimi amici che hanno atteso con ansia e apprensione il corso degli eventi.

Sono in tanti a chiedersi quale sia stata la goccia a far traboccare il vaso già colmo, soprattutto in una fase ‘positiva’ del processo. Qualcuno ha anche stigmatizzato la scelta di pubblicare un post che annunciasse il suo tentativo di farla finita, dimenticando che in un momento di grande debolezza, magari è l’inconscio a dirigere le azioni e a cercare un appiglio, un’ancora di salvezza, che vada in soccorso al proprio io, alla propria confusione. Non siamo tutti uguali. Ma siamo umani. Per una volta, pensiamo di mettere da parte il giudizio e di evitare di emettere sentenze che non aggiungono nulla alla vicenda. E’ l’annuncio dell’avv. Sica, a margine del processo, in cui ha riferito di ‘vedersi costretto ad abbandonare la difesa di Aliberti’ in un clima così ostico, probabilmente, la risposta a tutto. Difficile lavorare o difendere i propri assistiti dinnanzi all’ostruzionismo di una controparte che non ammette repliche. Questo, voleva dire l’avv.Sica, e questo ha fatto sì che Pasquale Aliberti crollasse. A questo si aggiungono mesi e mesi di detenzione, andirivieni da Fuorni, Sulmona, Roccaraso, Praia a Mare e ancora l’impossibilità – una condanna atroce, forse la più grave – di non potersi ancora ricongiugere con i propri cari, la sua famiglia, sua moglie, i suoi figli, per il divieto di dimora a Scafati e paesi limitrofi disposto dal Giudice insieme alla liberazione.

La domanda che si pongono in tanti, appare quasi scontata. Perchè Aliberti non può tornare a casa? Non è più sindaco, non ha ruoli politici, è un uomo libero. Perchè non consentirgli di affrontare il processo con serenità, con il sostegno e l’affetto della sua famiglia? Perchè isolarlo ancora in un momento di tale fragilità? La Giustizia non ha il compito di farsi carico delle debolezze umane. Non è questo il suo compito. Verissimo. Ma gli uomini che ‘fanno’ la Giustizia hanno occhi per vedere. Ed è a loro che si rivolge l’appello di centinaia di persone che in queste ore hanno sperato che un uomo, non il politico, non l’ex sindaco, tornasse finalmente a casa.

 

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