DI LORENZO: la caduta degli Dei … da Mastursi a Di Lorenzo !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – La regola è confermata; chiunque riesce ad entrare nel famoso “cerchio magico” del potere deluchiano più si immola sull’altare sacrificale del kaimano e più rischia di essere brutalmente sfrattato senza possibilità di appello; tranne rarissime eccezioni che non fanno altro che confermare la regola. E le epurazioni non le sottoscrive mai il capo direttamente, delega sempre qualche altro; ricordo l’epurazione di Fausto Martino ad opera della vice sindaca Eva Avossa, per arrivare a quest’ultima operata direttamente dal sindaco Enzo Napoli.

            Questa, in definitiva, è la formula vincente del potere deluchiano, un potere che resiste fin dal 22 maggio 1993, un potere che era stato scientificamente pianificato come sapevano fare solo gli allievi migliori della “Scuola delle Frattocchie” fondata nell’ottobre del 1944 dal Partito Comunista Italiano; una scuola che trovò sede (dopo una brevissima permanenza a Roma) presso una villa donata al Partito nella frazione di Frattocchie. Denominata inizialmente “Scuola centrale quadri Andrej Aleksandrovič Ždanov“, mutò nome nel 1950 in “Istituto Togliatti“, nel 1955 divenne “Istituto di studi comunisti“, e, dal gennaio 1973, “Istituto di studi comunisti Palmiro Togliatti“.  

            Nonostante i vari ma sempre vaghi tentativi di mettere su apposite scuole di partito tutti gli altri non ci sono mai riusciti o, almeno, non ci sono riusciti come seppe fare il PCI che nei suoi alvei misteriosi riuscì anche ad allevare una grande generazione di “magistrati” per puntare alla conquista successiva, ma sempre pianificata, del potere. Per questo motivo partiti come la DC, il PSI, il PRI, il PLI e il PSDI si sono dissolti in una corsa autodistruttiva senza fine.

            Certo anche il PCI è finito, il crollo dovuto a congiunture di natura internazionale non  ha, però, prodotto il dissolvimento dei principi che lo avevano fondato e caratterizzato in maniera apicale, con un capo ed alcuni vassalli nel cerchio magico e con tanti aspiranti vassalli che a turno venivano e vengono premiati con l’ingresso nel mitico e ambitissimo cerchio.

            Tutto questo ha saputo fare Vincenzo De Luca che contrariamente ad altri del passato (ogni allusione a Vincenzo Scarlato, Bernardo D’Arezzo, Gaspare Russo, Carmelo Conte e Paolo Del Mese non è casuale !!) ha saputo, fin dal primo momento, imprimere un ordine ed una disciplina ferrea al si componenti del suo cerchio magico da fare invidia anche ai personaggi mitologici come, solo per esempio, fu Pericle il grande che riuscì a detenere il potere assoluto per oltre 32 anni nella difficilissima antica Grecia.

            Dunque chi sbaglia va fuori, cacciato in malo modo, quanto meno spinto a forza se non proprio a calci nel sedere; nel cerchio magico deluchiano questa è una regola ferrea che io personalmente condivido in pieno; chi vuole un brandello di potere deve sottostare a delle regole precise, prendere o lasciare.

            Altro discorso è come ci si arriva nel cerchio magico e come ci si dovrebbe comportare nell’ambito dell’azione politica, amministrativa e gestionale prodotta dal laboratorio progettuale dal quale dovrebbe sempre prendere spunto la stessa azione del cerchio e dei suoi componenti.

            E’ assolutamente sbagliato, per dirne una, annullare se stesso, le proprie idee e il proprio cervello pur di entrare nel cerchio magico; è chiaro che dopo non ci si deve meravigliare se si viene sbattuti fuori per il solo fatto di avere alzato la testa o per aver leggermente infranto quelle regole interne che disciplinano finanche “chi – come e quando” deve apparire e parlare in sostituzione del “capo” al quale è riservata la prima scena sempre e comunque.

            Sulla base di tutto questo discorso è facile capire come e perché all’improvviso, o quasi, è stato sfrattato dal suo scranno di comando colui il quale era ritenuto, fino a qualche settimana fa, il vero ed unico braccio destro operativo del governatore De Luca; l’uomo che nel disciplinare l’organizzazione numerica e nominativa del cerchio magico decideva anche le entrate e le uscite (ovviamente sempre con l’evidente e necessario consenso del capo).

            L’uomo che risponde al nome di Alberto Di Lorenzo e che, entrato nelle grazie deluchiane da semplice geometra, è stato anche capace di diventare ingegnere e di assurgere a livelli di dirigenza assolutamente indiscussi sia per l’appoggio del capo che per le sue specifiche qualità professionali, umane ed organizzative. Di Lorenzo è stato in questi ultimi decenni l’esempio classico di come una persona capace, disciplinata, attenta, scrupolosa ed anche affabile, possa salire rapidamente gli scalini del potere fino ad arrivare quasi vicino al sole nell’Olimpo degli Dei.

            Scrivo tutte queste cose positive nei confronti di Alberto Di Lorenzo nell’ottica di quello che dovrebbe sempre essere un dovere deontologico del giornalista, pur se quel giornalista (come nel mio caso) è stato querelato dal personaggio di cui innanzi per una vicenda molto brutta, ma poi assolto in fase di indagini preliminari.

            Quando si arriva così rapidamente e prepotentemente sulla sommità dell’Olimpo (vedasi anche il caso di Nello Mastursi dove si era registrato un eccesso mostruoso di esposizione pubblico-giudiziaria) c’è sempre il rischio di cadere precipitosamente verso il basso in maniera irreversibile; nel caso di Di Lorenzo, però, questo rischio si era già più volte appalesato nel passato ma è stato sempre graziato da De Luca (che qualche volta smette i panni del mostro senza cuore) anche in funzione ed in conseguenza del gravissimo infortunio sul lavoro subito dall’allora geometra Di Lorenzo per essersi lanciato in aiuto degli altri con grande disponibilità, fisicamente e direttamente, nella zona della frana del Seminario che alla fine degli anni ’90 mise in ginocchio l’intera città.

            Qualcosa, però, negli ultimi tempi si era sciolto e sfilacciato, se non proprio spezzato, tra De Luca e Di Lorenzo, a cominciare dall’episodio della cosiddetta “balconata” quando la notte di San Silvestro del 2017 il dirigente Di Lorenzo ospitò alcuni suoi amici sul balcone del palazzo di città per assistere al concerto i capodanno; si scatenò una bagarre senza precedenti e queste cose, lo scrissi anche allora, danno molto, ma molto fastidio al governatore; perché è su queste bucce di banane che si può scivolare anche in  beghe di natura giudiziaria.

            Da più parti è stato scritto e detto che la caduta in disgrazia di Alberto Di Lorenzo è stata causata da una cattiva gestione tecnico-amministrativa della gara di appalto ad evidenza pubblica per la pavimentazione di Piazza della Libertà, troppo frettolosamente assegnata all’impresa Sacco Costruzioni anziché all’impresa RCM-Rainone; un’assegnazione che ha provocato anche un ricorso da parte dei Rainone con la conseguente sospensione della stessa procedura di assegnazione. Tutte fantasie, la Sacco aveva ed ha tutti i requisiti per ottenere l’appalto e per portarlo a termine, così come poteva ottenerlo la RCM. Ha vinto la Sacco perché, per questo appalto, molto verosimilmente meritava semplicemente di vincere, senza andare alla ricerca di fantasiosi retroscena; allo stesso modo la RCM-Rainone aveva ed ha tutto il diritto di ricorrere contro l’assegnazione nell’esercizio democratico e trasparente di un’aggiudica pubblica.

            Ma sulla RCM-Rainone mi riservo un ulteriore approfondimento per spiegare ancora meglio la sua grande organizzazione strutturale, tecnica e legale che tanto beneficio ha prodotto per l’Amministrazione Comunale di Salerno e per i suoi rappresentanti.

            Il problema della caduta degli Dei, soprattutto di Di Lorenzo, è probabilmente di altra natura e potrebbe riguardare una nuova ed eclatante mossa strategica del capo che ha avviato un ennesimo rinnovo della classe dirigente ammessa nel “cerchio magico” perché qualcuno di loro potrebbe aver allentato i freni della rigorosa e perfetta efficienza ideata e voluta dal kaimano e potrebbe mettere in discussione la stessa sopravvivenza del cerchio. E questi momenti di grande attenzione ha dimostrato di averli soltanto Vincenzo de Luca, non per niente è al potere da oltre 25 anni.

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