Willburger: parola alla cultura o largo alla continuità del potere ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Leggendo un po’ tutti i giornali, in questi giorni, e dato atto che su tutti è apparsa, a sei colonne, la notizia che la dott.ssa Antonia Willburger (detta Tonia, nata a Pollica nel 1963)) è entrata nella giunta Napoli (sindaco e assessori di Salerno) per gestire “la cultura” della nostra città, e dato atto ancora che tutti i giornali hanno supermagnificato la Willburger come donna di cultura e, quindi, come risolutrice dei “grandi problemi culturali” di Salerno, mi sono chiesto se per caso Vincenzo Napoli (il sindaco !!) non avesse perso il lume della ragione in questi ultimi tre anni per aver privato la comunità salernitana di cotanto personaggio dopo l’addio dell’assessore Ermanno Guerra che è stato un grande organizzatore di eventi in grado di disciplinare l’indisciplinabile.

Ammetto la mia ignoranza, non conosco per niente le grandi doti culturali della Willburger ma mi adeguo al pensiero generale e generalizzato anche se resto distintamente perplesso di fronte alla possibile confusione nella quale un po’ tutti cadono quando devono distinguere a chiare lettere la cultura dalla managerialità organizzativa.

Con questo non intendo minimamente mettere in discussione le grandi capacità culturali della Willburger, capacità che sicuramente possiederà; ma a me, ignorante,, era nota soltanto come ottima organizzatrice di “eventi culturali” quali, per fare un esempio, “i concerti d’estate” a Villa Guariglia; concerti che per certi versi sono diventati, forse proprio a causa della Willburger, troppo esclusivi per rientrare nei canoni della “vera cultura” che sicuramente non può essere rinchiusa dai cancelli di una villa, anche se importante e rinomata. Sono un semplice e modestissimo giornalista, ma per me la cultura apre e si apre e non chiude e non si chiude.

Dicono che sia stata scelta dall’on. Enzo Maraio (segretario nazionale del PSI e consigliere regionale) e questo, di per se, dovrebbe quasi essere una garanzia anche se le difficoltà sono davvero dietro l’angolo.

In questo mio commento non mi sono lasciato impressionare dalle parole durissime, ma chiare e significative, pronunciate da uno dei leader di Forza Italia, Roberto Celano, che ha gridato allo scandalo sostenendo che la nomina ad assessore della Willburger è soltanto una museruola per il partito socialista; un partito che la stessa dovrebbe dover e poter rappresentare a pieno titolo.

Sono socialista da sempre ma, ovviamente per mia ignoranza, non avevo mai sentito parlare della Willburger in questi termini entusiastici nel partito; anzi non ne avevo proprio sentito parlare; ma questo, l’ho detto e lo ripeto, appartiene al mio carente bagaglio culturale.

Parole quasi ovvie e sicuramente scontate quelle pronunciate dalla neo assessora subito dopo la nomina: “La cultura è stata ed è patrimonio del paese Italia. Salerno è ricca di tante realtà che operano da anni sul territorio e che hanno creato le condizioni per un ulteriore passo avanti. Creare rete e lavorare per raggiungere insieme il traguardo farà da bussola”; niente di sconvolgente o di culturalmente rilevante. Sono parole che pronunciano tutti.

La vera sfida e la vera prova del nove partiranno fra qualche giorno o fra qualche settimana quando la iperbolicamente osannata Antonia Willburger dovrà confrontarsi con la dura realtà del “muro di gomma” del “sistema politico e di potere deluchiano” così come è accaduto, nel recente passato, con altri uomini e con altre donne di “cultura”, tutti strappati, strapazzati e buttati nel cestino dal grande e inossidabile kaimano.

Soltanto nelle prossime settimane capiremo meglio se Antonia Willburger è una vera donna di cultura o è semplicemente una ottima organizzatrice di eventi culturali; la cultura non si fa sottomettere da niente e da nessuno, è cultura, e come tale è libera, autonoma e indipendente.

Sarà capace la Willburger di fare questo, di opporsi cioè allo strapotere del sistema deluchiano ? La risposta ce la darà Lei in prima persona, e soltanto dopo potremo giudicarla come “donna di cultura” o più modestamente come “organizzatrice di eventi culturali” oppure, tristemente, come “una museruola al partito socialista”.

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