“Gli amanti e il despota”: l’incredibile storia di Shin Sang-ok

 

Dal dr. Vincenzo Mele
SALERNO – In vista dell’uscita in Italia del documentario, “The lovers and the despot” di Robert Cannan e Ross Adam, su Netflix, ripercorriamo la storia di Shin Sang-ok.
Shin Sang-ok, regista sudcoreano, nacque il 18 Ottobre 1926 a Gwanju, città attualmente in Corea del Sud, allora occupata dall’esercito giapponese. Figlio di un medico, studiò e si laureò presso l’Università di Belle Arti di Tokyo, poi tornò in Corea dopo tre anni. Nel 1946 il ventenne Shin Sang-ok entrò a contatto con il cinema: egli lavorò come assistente scenografo per la pellicola “Viva Freedom!” di Choi In-kyu, primo film coreano prodotto dopo l’indipendenza del paese dal Giappone nel ’45. Il cinema coreano visse purtroppo la spaccatura della penisola: all’epoca il paese era diviso a sud dagli americani e a nord dai sovietici. Nel 1948 nacque la Corea del Nord retta dall’emergente dittatore Kim Il-Sung, con il supporto dell’Unione Sovietica, che portò ad una sanguinosa guerra iniziata nel 1950 e durata nel 1953.
Tuttavia la guerra e il clima ostile tra le due Coree non fermò certamente l’attività di Shin: il primo film, “A Flower in Hell” del 1958, ambientato negli anni della Guerra di Corea, contribuì all’Età d’oro del cinema sudcoreano e gli valse il soprannome di “Principe del Cinema sudcoreano”. Sul set del film conobbe la sua futura consorte, Choi Eun-hee. Seguirono pellicole come “Fino all’ultimo giorno” nel 1960, “Prince Yeonsan” del 1961 dove egli analizzò delicatamente la storia del Principe Yeonsan appartenente alla Dinastia Joseon, “The Memorial Gate for Virtuous Women” del 1962, “La sciarpa rossa” del 1964 e “Ghosts of Chosun” nel 1970. Molti delle sue pellicole furono prodotte dalla sua casa di produzione, la “Shin Films”. Nel 1973 divorziò da Choi Eun-hee e diresse il suo ultimo film, “The Three-Day Reign”. Durante gli Anni ’70 la sua attività artistica subì un forte rallentamento a causa della crisi dell’industria cinematografica sudcoreana e della censura da parte dell’allora dittatore Park Chung-hee, che in seguito fece chiudere la casa di produzione alla fine del decennio. Nel 1978 l’ex-moglie Choi Eun-hee venne rapita ad Hong Kong e portata a forza in Corea del Nord. La stessa sorte toccò anche a Shin Sang-ok che, nel vano tentativo di rintracciare la sua vecchia consorte, venne rapito e portato in Corea del Nord. Dietro ai rapimenti c’era l’ordine del futuro dittatore nordcoreano Kim Jong-Il, figlio di Kim Il-Sung.
Lo scopo di Kim Jong-Il era quello di dare una fortissima impronta nel cinema nordcoreano, gettando le fondamenta per l’industria cinematografica locale come mezzo di propaganda per il Partito dei Lavoratori. Durante il periodo nordcoreano, Shin Sang-ok e Choi Eun-hee, vennero imprigionati in un campo di rieducazione per cinque anni. In Corea del Nord diresse, dal 1983, ben sette pellicole, in particolare “An Emissary of No Return” nel 1984, “Love, Love, My Love” nel 1985 e, sempre nello stesso anno, “Pulgasari”, la cui storia è simile a quella di Godzilla, ma ambientata durante il Medioevo.
Nel 1986, mentre erano in Austria per partecipare ad un festival, Shin Sang-ok e Choi Eun-hee si rifugiarono presso l’ambasciata statunitense chiedendo asilo politico. Pyongyang accusò i coniugi di falso perché, secondo le autorità nordcoreane, volevano arricchirsi con la storia del rapimento. Choi e Shin ritornarono liberi dopo che la CIA li aveva interrogati. Dopo la pellicola “Mayumi” nel 1990, ispirato ad un attentato aereo organizzato da due terroristi nordcoreani, Shin visse negli Stati Uniti insieme alla consorte Choi, prima a Reston, in Virginia, poi a Beverly Hills, California. In America produsse pellicole come “I nuovi mini ninja” nel 1994 e “Lo stile del dragone” nel 1998 e diresse nel 1995 “Tre piccole pesti” con lo pseudonimo di Simon Sheen.
Negli Anni ’90 non volle ritornare in Corea del Sud perché temette che nessuno avrebbe creduto alla storia del rapimento; tuttavia tornò nel 1994 e lì continuò a dirigere film. L’ultimo film diretto fu “La storia d’inverno” nel 2002. All’inizio del nuovo millennio Shin Sang-ok stava preparando un musical su Gengis Khan, ma subì nel 2004 un trapianto di fegato. Shin Sang-ok morì l’11 Aprile 2006, a causa di complicazioni legate all’epatite.
Venne premiato dall’allora presidente sudcoreano Roo Moo-hyun con la postuma medaglia al valore dell’Ordine del Merito Culturale della Corea.
Dopo la morte del marito, Choi Eun-hee smise di recitare, ricevendo comunque premi alla carriera fino alla morte, avvenuta il 16 Aprile 2018 durante la dialisi.
La loro storia fu di ispirazione per il documentario “A Kim Jong-Il Production: The Extraordinary True Story of a Kidnapped Filmmaker” dello statunitense Paul Fischer del 2015 e per il recente “The lovers and the despot”, presentato in anteprima al Sundance Festival nel 2016, prodotto da Netflix.

 

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