IL MURO: trent’anni dopo !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La storia, quella reale e non scritta, corre via veloce, scorre come l’acqua dei fiumi in piena; nessuno può fermarla o semplicemente arrestarla anche per qualche secondo.

Sono passati già trent’anni, questo ci dice la storia reale, da quel meraviglioso, inquietante ed anche pericolosissimo tardo pomeriggio del 9 novembre 1989; ma quando la storia decide di mettersi in moto è difficile fermarla.

Ma l’iconografia scolpita nelle menti è fatta anche e, forse soprattutto, dai ragazzi che si arrampicano sul Muro tirandosi su a vicenda; dal piccone che solleva solo polvere dalla granitica e ormai affollata sommità della barriera; dal lavorio di martelli grandi e piccoli, dei primissimi ‘Mauerspechte’, i ‘picchi del Muro’. E poi i potenti idranti cui si resiste in piedi o, in maniera irridente, accovacciati dietro un ombrello con una confusa consapevolezza che sono solo schizzi alzati dal debole colpo di coda di un regime ormai agonizzante: in tre giorni, due milioni di persone passarono il confine sancendo la fine di un mondo. “Il muro era come una macchina del tempo. Si passava Checkpoint Charlie e si piombava nel passato, negli anni Cinquanta. Meno luci, niente insegne, anche l’aria aveva un altro odore, impestata dalle Trabant, le vetturette in plastica simbolo dell’industria nella Ddr“, ha scritto Roberto Giardina, giornalista e scrittore, testimone di quegli anni.

E pensare che 28 anni prima, nel tempestoso anno 1961 contraddistinto dallo scoppio della guerra fredda USA-URSS, non furono tanti che seppero o vollero opporsi alla volontà di Nikita Sergeevic Chruscev di edificare IL MURO a mò di barriera insormontabile per una “cortina di ferro” impenetrabile.

E pensare che pochi mesi prima di quello storico e famoso 9 novembre 1989 (che fu un vero e proprio shock per tutti gli Stati europei) la mitica Margaret Thatcher, la più accanita avversaria dell’unità tedesca aveva pronunciato la famosa o famigerata frase: “Due Germanie per me sono meglio di una”.

Non so se la Thatcher avesse ragione, non ho la levatura storico-culturale per mettere in discussione una frase del genere; da osservatore di quello che mi accade intorno non posso esimermi, però, dal constatare che la caduta del Muro ha proiettato la Germania ai vertici dell’Unione Europea ed ha avuto conseguenze serissime anche nel nostro Paese. Diversi storici, difatti, attribuiscono a quell’evento la frantumazione del Partito Comunista Italiano unitamente alla destabilizzazione dell’intero quadro politico che fino a quel momento aveva garantito una certa posizione di prestigio dell’Italia in Europa e nel Mondo e sembrava poter assicurare benessere e crescita al nostro Paese.

Ma come si arrivò alla caduta del MURO e chi realmente contribuì alla sua distruzione ?

Alla difficile domanda provò a rispondere il grande cancelliere tedesco Helmut Kohl (padrino politico di Angela Merkel che quel giorno invece di andare sotto il Muro preferì una più confortevole sauna): “”Non la voglia di libertà dei cittadini della Ddr da sola, non glasnost e perestroika da sole, non la distensione Est-Ovest da sole, non il presidente americano George Bush da solo, non il segretario generale sovietico Mikhail Gorbaciov da solo, non il cancelliere tedesco da solo;  nessuno, da solo, sarebbe bastato per portare a compimento caduta del Muro e riunificazione. E’ stata necessaria una felice, direi storica costellazione di persone ed eventi. Ancora niente era deciso, quel 9 novembre dell’89. La riunificazione del nostro Paese fu piuttosto uno scontro di potere politico per l’equilibrio  europeo e gli interessi di sicurezza a Est come a Ovest. E’ stata fino all’ultimo un atto di equilibrismo nel campo di tensione della Guerra Fredda””. Così ha scritto, quasi come il suo testamento spirituale, il grande statista tedesco nel suo libro “”Vom Mauerfall zur Wiedervereinigung – Meine Erinnerungen”” (ed. Droemer Verlag 2014) tradotto in italiano da Alessandro Di Lellis con il bellissimo titolo di “”La lunga via per l’unità”.

Nessuno, in quel momento, avrebbe mai potuto immaginare che la data del 9 novembre 1989 sarebbe passata alla storia come lo spartiacque tra la Cortina di Ferro e una nuova civiltà (cosiddetta della globalizzazione !!) che presto avrebbe travolto anche lo stesso impero sovietico.       Insomma per concludere questo approfondimento faccio mia un’altra frase storica, quella di Otto von Bismarck: “”Quando il mantello di Dio agita la storia si deve saltare ed afferrarlo””.    Detto da lui possiamo tutti crederci davvero.

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