Elezioni 2020: Renzi sotto attacco, giustizialismo politico e magistrati contro

Aldo Bianchini

 

SALERNO – “Non attacco l’indipendenza della magistratura, difendo l’indipendenza della politica”, grida ai quattro venti Matteo Renzi dopo la “quasi scontata e attesa” inchiesta giudiziaria fiorentina portata avanti in modo garibaldino dai due pm “Giuseppe Creazzo e Luca Turco” che, guarda caso, avevano chiesto in passato l’arresto dei due genitori dell’ex premier.

Una frase come quella di Renzi dice tutta la verità possibile su un problema grosso come un elefante in casa e che dopo 26 anni nessuno osa affrontare; la tracimazione oltre i limiti consentiti dell’azione giudiziaria rispetto all’azione politica che spetterebbe solo e soltanto alla politica.

Il vulnus, praticamente, è palese; e chi si affanna a non riconoscerlo è, secondo me, assolutamente fuori strada; oltretutto perché l’inchiesta con rivelazione di molti segreti istruttori è portata avanti dal solito “Il Fatto quotidiano” di Marco Travaglio, dal quotidiano “La Verità” di  Maurizio Belpietro e da “L’Espresso” di Marco Damilano che non hanno mai visto di buon occhio il leader politico fiorentino.

I pubblici ministeri fiorenti Giuseppe Creazzo e Luca Turco

Facendo, ovviamente, salvo il diritto, anzi il dovere, della magistratura di accertare la legalità di alcune operazioni fatte dal famoso “Giglio Magico” di Renzi, resta però sul palcoscenico della politica nazionale l’irruzione puntuale, metodica e devastante di alcuni magistrati che, anche a voler essere magnanimi, sbagliano quando appaiono (che lo siano è altra storia !!) assetati di potere, di quel potere che spesso la politica evidenzia anche con una certa arroganza, sbagliando anch’essa.

E’ stato sempre così, almeno da tangentopoli in poi, e sarà sempre così; perché, nonostante gli sforzi messi in campo, alla magistratura fortunatamente è sempre mancato quel piccolo “salto di qualità” per conquistare definitivamente il potere; con gravi ripercussioni sullo stato di diritto e sulla libera democrazia senza quella “puzza di regime” che i magistrati vorrebbero accreditare ad altri dimenticando che con le loro azioni politico-giudiziarie fanno di tutto per essere loro stessi portatori di quella puzza.

E badate bene che quel piccolo salto di qualità la magistratura non l’ha fatto ancora non per colpa della categoria ma a causa dell’immagine sbagliata che proiettano direttamente nel profondo dell’immaginario collettivo di tutti noi che, la si pensi come si vuole, siamo sinceramente stufi di queste battaglie di potere per il potere e siamo il vero ostacolo per ogni tentativo di autoritarismo.

E suona ancora più drammatica la successiva affermazione di Matteo Renzi “Siamo o non siamo un paese in cui vige la separazione dei poteri?“.

No, gentile ex premier, il nostro è un Paese in cui non vige la separazione dei poteri, esiste invece lo strapotere di un “servizio” diventato potere per insipienza della politica che da ventisei anni a questa parte non ha saputo riprendersi il giusto ruolo che gli elettori le assegnano. Abbiamo perso troppo tempo, la sinistra ha perso troppo tempo, nell’inseguire gli spettri del berlusconismo ed abbiamo consentito ai magistrati di tutto e di più per affondare il leader di Arcore e ci siamo, tutti, dimenticati che il vero potere si stava trasferendo sotto i nostri occhi da un’altra parte.

E tu Matteo Renzi tutto questo lo sapevi benissimo ed anche tu hai cincischiato più del normale e non sei riuscito a portare a compimento la tanto decantata riforma della giustizia; ed ora ti ritrovi nelle mani dei fasulli giustizialisti penta stellati che dal cuore del governo che tu stesso appoggi ti sparano contro bordate di cannone micidiali.

Quindi è quasi normale, oggi, che due magistrati che avevano cercato di arrivare a Renzi calpestando i suoi genitori, si avventino direttamente sull’ex premier cercando di distruggere tutto ciò che era rimasto della sua immagine di “uomo forte al comando”; un’immagine che dopo la rovinosa caduta il rottamatore stava riportando con forza e convinzione di nuovo ai vertici della politica nazionale.

Sen. Matteo Renzi, leader di "Italia Viva"

E saggiamente un senatore di Italia Viva, come il socialista Riccardo Nencini (che non è proprio l’ultimo arrivato in politica), ricorda che “Sarà l’occasione per sollevare il tema. Un tema su cui noi socialisti ci battiamo dai tempi di Tangentopoli”.

Insomma i due pubblici ministeri fiorentini, non so quanto inconsapevolmente, hanno riaperto uno scontro durissimo che non è tra politici e magistrati ma tra la politica e la magistratura; e Renzi è stato così intelligente da portare lo scontro su questo terreno che è difficile anche per la magistratura che come al solito già grida all’attentato contro l’autonomia e l’indipendenza, non avendo altri argomenti validi da citare a proprio soccorso.

Chi vincerà ? Sinceramente non lo so e neppure è ipotizzabile. Una cosa è, comunque, certa, la magistratura dovrebbe ritornare ad assicurare la “giustizia commutativa” senza tracimare in quella “distributiva” che spetta solo e soltanto alla politica; decidere se, come e quando, va fondato un partito politico o una semplice associazione spetta alla politica e non ai magistrati.

E come fare ? Ebbene la politica dovrebbe essere capace di trovare un soggetto politico inattaccabile (senza genitori, senza familiari, senza figli, senza mogli, senza amanti, insomma senza niente di niente) per affidargli il difficile compito di far capire ai magistrati che l’autonomia e l’indipendenza non è un dono di Dio e che bisogna conquistarlo ogni giorno con un serio e professionale lavoro nell’ottica della mitica legalità attraverso la rinuncia, senza se e senza ma, al potere materiale che affascina e travolge.

Forse è anche triste doverlo ammetterlo; ma Renzi ha ragione un’altra volta quando afferma che: “I pm fiorentini una volta erano famosi perchè andavano a caccia del mostro di Scandicci, ora cercano di esserlo andando a caccia del senatore di Scandicci”.

E se si pensa che il vero mostro di Scandicci non l’hanno mai trovato, lascio a Voi amici lettori tutte le considerazioni del caso.

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