Aniello Torretta nel dodicesimo anniversario della morte, l’artista bohémien che ha molte affinità con il più grande artista del ventesimo secolo, Antonio Ligabue

Alberto De Marco

 

SALERNO – Il 27 marzo 2008, veniva a mancare prematuramente, un bravissimo artista salernitano, apprezzato a livello nazionale, il Maestro Aniello Torretta, nei prossimi giorni, ricorrono già 12 anni che lasciava gli amici e soprattutto          i tantissimi fruitori delle sue opere per andare nella “Volta Celeste”. Torretta  era un intramontabile espressionista, che amava rappresentare la bellezza della natura, il mare, il paesaggio, e si lasciava travolgere dalle pulsioni e dalle intense emozioni, che potevano scaturire soltanto dipingendo con la visione diretta delle immagini. Rappresentava anche gli ambienti interni, creando le sensazioni dei profumi e dei sapori, con la magia della tenerezza e della meraviglia. Nelle immagini delle opere del Maestro Aniello Torretta, assumono un ruolo importante le donne: con la bellezza della loro fisicità, che stimola la tentazione per l’attrazione sensuale; con la visione della figura materna; ed infine per rappresentare la donna nella sua ricerca della spiritualità, come immagine della Madonna nella Sua Sacralità, con un’icona allo stesso tempo serena, ma con una velata malinconia. Torretta interpreta la natura umana in modo “intrigante” nei suoi variegati aspetti, con i suoi turbinii e le sue debolezze, ai quali si contrappongono a tratti la stupidità e la spasmodica “arroganza”. La raffigurazione che ci offre è “imbrigliata” nei complessi strati, dai palpiti umani: di malinconia e di tenerezza; di sofferenza e di gioia; di odio e di amore; pervasi dalle emozioni e da quei forti sentimenti, mirabilmente rappresentati, attraverso il contrasto di luci e di ombre, con una maggiore intensità delle ombre, che hanno caratterizzato soprattutto gli ultimi anni della sua vita, devastata dalle disastrose conseguenze, cagionate dall’implacabile malattia del diabete, che ha logorato la parte vitale della fisicità del suo corpo, ma non certamente la sua anima, che ha sempre osteggiato l’animosità, perché impreziosita dall’amore, dai valori morali e dalla pulsione per il trascendente. Un artista che ha accettato nella sua vita con serenità la malattia, che nelle sue opere ha ripreso le immagini tristi del passato dell’avversione al male, che purtroppo lambiscono le aspettative, divorano la bellezza ed esautorano i sogni. Ha vissuto il suo frastagliato mondo artistico  ed esistenziale in una continua guerra tout – court, tra il bene ed il male, nella tentazione perenne della sensualità, tra la malinconia e la felicità, tra l’animosità e la tenerezza, conseguenziali alla complessità dell’esistenza umana, che si snoda in una ricerca nelle sue angosce, nelle temporanee    gioie e nelle continue fluttuazioni, attraverso l’immane lotta fra l’amore        per la vita terrena e la certezza della morte in un prossimo divenire e soprattutto dalle attese di vivere momenti felici, in contrapposizione                al timore di vivere nella malinconica, nella sofferenza e nella peggiore        delle condizioni, nella solitudine. L’artista Aniello Torretta, soprannominato “controsenso”, non ha mai manifestato interesse al successo, nonostante il coinvolgimento suscitato da alcune mostre retrospettive delle sue opere in prestigiose Gallerie d’arte di Roma. I volti rappresentati mirabilmente dal grande artista dall’animo poetico, erano pregnanti delle passioni, dei desideri, delle tristezze, delle ansie, delle gioie, che animavano quei volti così reali, rappresentati nei dipinti. In alcune opere, si dipingeva con autoritratti in ruoli secondari e con diversificate espressioni, soprattutto malinconiche per le contraddizioni e le certezze, che caratterizzano il percorso dell’umanità.

Il segno e le alchimie dei suoi colori hanno un ruolo determinante in questo percorso, dove persiste una profusa propensione per la ricerca, ed è presente l’ansia per l’infinito, che analizza la profondità dell’animo con le sue articolazioni del mondo esistenziale, con le percezioni e la ricerca del vero e della serenità, attraverso l’incontro fiabesco, che alimenta il nostro divenire. Nelle opere del Maestro Torretta è sempre presente la lotta per la vita, i contrasti e la passione, rappresentati con i segni ed i colori scuri; mentre utilizza le immagini con i colori vivaci per illuminare il cammino della fede alla ricerca della serenità e dell’amore, per dipanare in tale modo lo sconforto      ed il limite terreno ed esautorare la sofferenza con la crescita per la ricerca nella luce e nel sovrannaturale, che sfocia nell’infinito amore per Gesù, che si  è lasciato crocifiggere per la redenzione dell’uomo. Torretta ha una grande capacità per le diverse tecniche pittoriche ed ha manifestato una predilezione per i colori a tempera e soprattutto per la tecnica olio su tela. L’artista soprannominato, “controsenso” per il “modus vivendi”, ma soprattutto perché nella città di Salerno, tra la zona orientale e quella di San Leonardo, circolava frequentemente con il motorino ed imboccava sempre il senso contrario a quello di marcia. Quando gli chiedevano il motivo del suo andare contromano, rispondeva: “… Non sono io che vado controsenso è il mondo che va al contrario”. Aniello Torretta era un bohémien, non soltanto per il modo di  vestire non convenzionale, ma anche per il suo “modus vivendi”, che presentava molte delle affinità, che hanno caratterizzato, anche la vita e        le opere di Antonio Ligabue, uno dei più grandi artisti del ventesimo secolo, che era un personaggio selvaggio, istintivo, un uomo considerato folle, ma di grande intelligenza e di straordinarie capacità creative ed artistiche, Un tema frequente nella loro poetica artistica, è rappresentato dall’autoritratto, che colpisce per la profondità dello sguardo. Questi due artisti avevano altresì la capacità di trasportare nelle loro opere “i demoni”, che turbavano ed agitavano la loro anima, per sottrarre la fugace quiete e serenità. Nel corso della loro breve esistenza terrena, hanno realizzato dipinti di immediato e di grande impatto emotivo, pure avendo vissuto gli ultimi anni della loro vita in condizioni di salute particolarmente precarie, per Antonio Ligabue, la patologia era diversa, presentava una grave paresi, comunque entrambi, hanno continuato nella loro attività creativa, animati dalla stessa intensa passione  per l’arte, fino alla prematura morte. Per Aniello Torretta, al quale il Comune  di Salerno ha dedicato in passato una targa di ceramica del Maestro d’Arte Pasquale Lembo, che è stata collocata sulla recinzione in ferro del parco  giochi, che si trova a Salerno, tra la Via Loria ed il sottopasso di Via Rocco Cocchia del Quartiere Pastena, suggeriamo di organizzare in occasione del dodicesimo anniversario della morte dell’artista, una manifestazione ed un ricordo di maggiore rilevanza, con la consapevolezza che ci ha lasciato      molti insegnamenti ed ha dimostrato nel corso della sua breve esistenza un grande amore per la sua città.

 

 

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