il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

CORONAVIRUS: le tante verità dai raduni dei gruppi di preghiera nel Vallo di Diano, la rabbia della popolazione e … dov’è S.E. Mons. Bellandi, arcivescovo di Salerno ?

Aldo Bianchini

La guerra tecnologica

VALLO di DIANO – In tanti dicono che questa contro il coronavirus è una guerra e che, quindi, stiamo combattendo una guerra diversa da quelle tradizionali sul terreno e quelle ormai definite “tecnologiche”; insomma ora stiamo combattendo una guerra “virologica” dai risvolti assolutamente sconosciuti.

Però anche la guerra in corso come tutte quelle che l’hanno preceduta alla fine conterà i danni che qualcuno dovrà pur rimborsare. E sarà una guerra giudiziaria che, a mio parere, sarà lunghissima e dolorosissima per tanti, cioè tutti coloro che non hanno assolto al proprio dovere civico di politici, scienziati, imprenditori, funzionari e servitori dello Stato, ma anche semplici cittadini che con il loro comportamento sono chiaramente andati contro le regole violando leggi, decreti e ordinanze, provocando terrore tra la popolazione e morti tra le persone fisiche.

 

Sul web gira un piccolo discorso verbale facilmente attribuibile (come è stato attribuito) ad un giovane amministratore del Comune di Sala Consilina; non svelo l’identità dell’autore (perché a tanto non sono stato autorizzato) però mi dicono tutti che il messaggio verbale è ormai stato ascoltato da migliaia e migliaia di persone con una estesa diffusione territoriale ed anche di consensi riguardo il contenuto dello stesso; un messaggio forte, anche brutale, che però evidenzia alla perfezione la situazione che la popolazione del Vallo di Diano sta vivendo anche per colpa, diretta o indiretta (questo andrà valutato nelle sedi opportune), di quei benedetti raduni di preghiera che sembra abbiano se non infettato almeno diffuso il contagio da Covid-19.

In merito al messaggio esprimo la mia totale condivisione del suo contenuto, anche nelle forme poco delicate utilizzate per meglio far veicolare le parole.

Campolongo Hospital di Eboli - dove sono stati trasferiti gli anziani ricoverati presso la casa di riposo di Sala Consilina anche contro il parere del sindaco di Eboli

Dal messaggio viene fuori l’inquietante presenza sulla scena delle preghiere di un “monaco” venuto da Milano e la cui presenza è stata “registrata” almeno per il raduno di Bellizzi; difatti sembra che per quel raduno le autorità competenti abbiano già identificato tutti i partecipanti e che il relativo elenco sia già in possesso del governatore De Luca che l’avrebbe avviato all’ufficio legale della Regione. L’identificazione sarebbe avvenuta, non per autodenuncia dei partecipanti, in seguito ad accurata indagine conoscitiva delle Forze dell’Ordine che hanno ricostruito la ragnatela degli incontri con grande difficoltà. Nei giorni prossimi potrebbero esserci, quindi, delle sorprese molto interessanti.

Su questo aspetto dell’autodenuncia ho, perciò, appuntato la mia attenzione con il precedente articolo (pubblicato il 28 marzo 2020); insomma, come dire, la cosa che più fa rabbia come sentimento comune della popolazione del Vallo di Diano è questo pervicace e deliberato tentativo di rimanere forzatamente nell’anonimato (ammesso che i fidelizzati non si siano ancora smascherati) a disdoro di quell’appello che viene da tutta la scienza e da tute le istituzioni a cercare di circoscrivere le aree del possibile contagio.

Ho suggerito anche a tutti i partecipanti a quelle “riunioni di imbecillità” (termine utilizzato dal governatore De Luca) di farsi avanti (sono ancora in tempo) ed autodenunciarsi contattando il capo della task-force dell’ospedale di Polla dr. Domenico Rubino; salvare anche una sola vita umana o evitare che qualcun altro rimanga contagiato è già una grande vittoria.

 

Cosa serve per far si che tutte le comunità religiose, non solo il Cammino dei Neocatecumenali, provvedano in piena autonomia a rispondere ad un dovere civico ineludibile, visto e considerato che i singoli fidelizzati non hanno avvertito fino ad ora la sensibilità di farlo ?

L’unica arma possibile è quella in mano alle singole Diocesi della provincia di Salerno (Salerno, Nocera Inferiore, Cava de’ Tirreni, Vallo della Lucania e Teggiano/Policastro) che dovrebbero farsi avanti e pubblicare almeno l’elenco delle tantissimi riunioni di preghiera tenutesi nei momenti particolare del mese di febbraio/marzo nei loro rispettivi territori diocesani.

Fino ad oggi nessuno di loro lo ha fatto, e questo non è un buon segnale per la Chiesa salernitana che sarà certamente chiamata alle sue responsabilità quando l’emergenza sarà passata.

S.E. Mons. Andrea Bellandi, arcivescovo di Salerno

Ma la cosa che mi meraviglia di più è il silenzio assoluto dell’arcivescovo di Salerno, Mons. Andrea Bellandi, giunto a Salerno per fare tutto ma rapidamente anch’Egli scomparso nell’ovattata anonimità pur avendo il potere ecclesiale di fare tutto, soprattutto di chiamare a se gli altri quattro Vescovi e strigliarli in maniera decisa e risolutiva, incominciando dal Vescovo di Teggiano/Policastro.

Intanto nel Vallo di Diano si è registrata la settima vittima (ricoverata dell’Istituto Juventus) costringendo la Casa di Riposo salese e l’intera comunità a farsi carco delle spese di urgente trasferimento degli altri ricoverati presso l’unità di crisi attivata presso l’Ospedale di Campolongo; ma chi pagherà alla fine tutte queste spese ?

Prima di chiudere un’ultima riflessione la voglio dedicare al dott. Nunzio Antonio Babino (già direttore sanitario dell’ospedale di Polla) che con il suo commento in calce all’articolo precedente ha, senza dubbio, impreziosito questo giornale. Quando la stampa riesce a far lievitare il dibattito è sempre un successo.

Dott. Nunzio Antonio babino, già direttore sanitario dell'ospedale di Polla

Al dr. Babino, però, che il suo intervento mi appare più come una “perizia” fatta da un consulente di parte che da un professionista sempre indipendente come lui. Sempre al dr. Babino voglio aggiungere che io non ho mai detto o scritto che “essere portatori sani è una colpa”; ho detto e ribadisco che è sicuramente una colpa quando chi ha partecipato a riunioni pubbliche discutibili non autodenuncia la sua partecipazione; e questa è una colpa molto grave che da “incosciente” può anche trasformarsi in “colpa cosciente”, oltretutto non ho mai parlato, neppur lontanamente, di “dolo”. Comunque non mancherò di analizzare, nei prossimi giorni, nel dettaglio il commento-relazione del dott. Nunzio Antonio Babino.

1 Commento

  1. Gentile Direttore Bianchini,
    sinceramente ho espresso un mio pensiero personale, certamente non ho voluto fare relazione di parte, né volevo fare un commento-relazione. Mi sento assolutamente indipendente, mai di parte, come sempre.
    Ho voluto dire soltanto come stanno le cose dal punto di vista epidemiologico e scientifico, quando si parla di contagi, visto che alcuni ne parlano come una responsabilità da addebitare a qualcuno, ma non volevo assolutamente individuale un “dolo”, tanto meno a carico di chi informa correttamente il pubblico e porta avanti altrettanto correttamente un giornalismo di inchiesta, che mi appassiona e per il quale coltivo un profondo rispetto.
    Per quanto riguarda il presunto addebito di “colpa” mi riferivo ai partecipanti alla riunione, non certo all’Autore dell’articolo. Mi sono fatto prendere dalla voglia di dare un contributo di chiarezza, per dire che dal punto di vista epidemiologico e scientifico non vedevo “colpe” da addebitare a chi, senza averne volontà, contagia un’altra persona.
    Del resto soltanto un innato senso di amore per la verità scientifica e, nella fattispecie per la “verità epidemiologica”, mi ha spinto a scrivere la mia opinione. Non conosco nessuno dei partecipanti alla riunione, anche perché non si sono “autodenunciati”, né mi interessano i loro nomi.
    Per me è sufficiente che siano stati individuati dal Servizio di Epidemiologia e che siano stati messi in quarantena, a tutela della salute pubblica. Mi risulta che effettivamente tutti i partecipanti sono stati individuati dall’Autorità preposta, sottoposti al test del tampone e messi in quarantena.
    Sinceramente non mi interessava la riunione in sé, che ormai conoscono tutti, ma, più in generale, volevo dire che la persona che contagia, in genere “non ha coscienza” della responsabilità dell’evento, al pari di chi è contagiato.
    Tuttavia, talvolta l’immaginario collettivo, per fortuna non sempre, trova una sorta di “appagamento” nell’individuare una responsabilità. Forse non sono riuscito a farmi capire.
    Non era assolutamente in discussione l’assoluta trasparenza dell’Autore dell’articolo, che tra l’altro ha avuto sempre ed ha tuttora tutta la mia stima, né volevo sollevare alcun contraddittorio.
    Spero di essere riuscito a chiarire il mio pensiero e di non dover più tornare sull’argomento.

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