Don Nunzio: verso l’innocenza, con la benedizione di … Papa Francesco

Aldo Bianchini

 

Don Nunzio Vincenzo Scarano

SALERNO – “Ma di che Papa viviamo ?”, potrebbe essere questa la domanda che dovremmo tutti porci dopo aver letto l’ottimo articolo dell’avv. Salvatore Memoli (pubblicato su questo giornale e, in prima, da Cronache di Salerno) che in pochi righi è riuscito a sintetizzare svariati secoli della storia della Chiesa che un Papa gesuita sta scuotendo fin dalle fondamenta nel dichiarato intento di una modernizzazione che la Chiesa in generale non coglie e sembra respingere.

Il giustizialismo, come afferma anche Memoli, non è mai appartenuto alla Chiesa cattolica che proprio per questo ha conservato intatto il suo potere per duemila anni; un giustizialismo probabilmente insito nelle origini caratteriali di cardinale Bergoglio, un giustizialismo esasperato dalla sua ascesa al Soglio di Pietro sotto la spinta di quella parte della “gerarchia oligarchica” della Curia romana che dall’avvento del nuovo pontefice ha cercato di ribaltare la lezione di cristianità che Benedetto XVI aveva lanciato come messaggio che, probabilmente, gli è costato lo scranno più alto della cattolicità.

Ma oltre al giustizialismo c’è anche il problema dell’economia e delle finanze vaticane sulle quali in tanti volevano e vogliono mettere le mani con lo schieramento addirittura di Steve Bannon (giornalista, politico, produttore cinematografico e politologo statunitense, ex banchiere d’investimento, direttore esecutivo di Breitbart News e capo stratega del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per un certo periodo di tempo, rimasto ancora ben piantato nei segreti mondiali del Vaticano e della parte della Chiesa ancora schierata con Papa Benedetto XVI) che con i suoi decisi interventi ha sicuramente mandato in tilt la segreteria vaticana e le segreterie politiche di tutto il mondo.

Questi due problemi, giustizialismo ed economia/finanza, li sussurra molto bene anche l’avv. Memoli nel suo articolo quando parla dei casi giudiziari dei cardinali Pell (australiano) e Becciu (italiano) oppure di quello americano McCarrick; tutti personaggi che i tribunali ordinari hanno assolto o stanno assolvendo e che quelli religiosi hanno liquidato frettolosamente con condanne senza appello ma decisamente risibili.

Infine Memoli tratta, anche se in breve e con rispetto, il caso di Mons. Nunzio Scarano che troppo frettolosamente fu condannato in diretta televisiva da Papa Francesco mentre i tribunali ordinari hanno cominciato ad assolvere perché i fatti non sussitono.

E giusto, quindi chiedersi di che Papa viviamo ?

Dal mio punto di vista devo rispondere assolutamente “si”.

29 luglio 2013 - Papa Francesco mentre sorvola l'oceano Atlantico spara ad alzo zero su Don Nunzio Scarano che è stato arrestato il 28 giugno 2013

Io ho seguito fin dal primo momento il caso giudiziario e dalla mia posizione, antica e consolidata, di garantista rimasi fulminato dalla dichiarazione che Papa Francesco rilasciò ai numerosi giornalisti presenti sul volo speciale che dal Brasile lo riportavo verso l’Italia; era il 29 luglio 2013 (un mese dopo l’arresto di Scarano) e il pontefice ai giornalisti che lo incalzavano parlò anche dei sacerdoti e della curia romana, e disse: “”… Ognuno deve vivere come il Signore chiede di vivere … ci sono santi in Curia, vescovi, preti e laici, gente che lavora. Tanti che vanno dai poveri di nascosto o che nel tempo libero vanno in qualche chiesa e esercitare il ministero. Poi c’è anche qualcuno che non è tanto santo e questi casi fanno rumore perché, come sapete, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. A me provoca dolore quando accadono queste cose. Abbiamo questo monsignore (il riferimento è a Nunzio Scarano, contabile dell’Apsa, ndr) che è in galera. Non è andato in galera perché assomigliava alla beata Imelda! (espressione che si usa molto in Argentina per dire che uno non è uno stinco di santo, ndr). Credo che la Curia è un po’ calata rispetto al livello che aveva un tempo, quando c’erano alcuni vecchi curiali fedeli che facevano il loro lavoro. Abbiamo bisogno del profilo dei vecchi curiali …””.

Dichiarazione secca quanto improvvida che scatenò la fantasia di quasi tutti i giornali del mondo che sulla vicenda si rilanciarono con intere paginate di accusa contro Don Nunzio Scarano, raccontando di tutto e di più, e violando qualsiasi principio di prudente attesa prima di scaraventare un sacerdote nelle grinfe del diavolo.

Bisognerà aspettare, però, il 2019 quando è stato pubblicato il libro “Giudizio Universale” di Gianluigi Nuzzi, con un intero capitolo dedicato alla vicenda di Don Nunzio, per scoprire che lo stesso Papa, nel 2014, soltanto un anno dopo quella libertina dichiarazione mentre sorvolava l’Atlantico (che Lui stesso citò come “l’oceano di Nettuno”), aveva ordinato nel 2014 ad una agenzia americana di consulenza “Promontory” di analizzare le dichiarazioni rese dal prelato salernitano all’Autorità Giudiziaria e che la stessa agenzia aveva risposto al Papa che “tutto quello che aveva raccontato Scarano era drammaticamente vero”.

E allora se tutto era drammaticamente vero perché massacrare e calpestare un sacerdote che, molto verosimilmente, stava cercando di lavorare nell’interesse della Chiesa che ha servito con grande umiltà e fedeltà; proprio quella fedeltà, che Francesco accreditava ai “vecchi curiali” e che ha sempre mosso l’opera e il lavoro di Don Nunzio, potrebbe aver determinato la caduta rovinosa del prete di Salerno.

10 aprile 2020 - Papa Francesco, afflitto e quasi vinto, sul sagrato di San Pietro mentre partecipa alla Via Cricis

Ma di che Papa viviamo ?, ripeto la domanda perché lo stesso Santo Padre sul sagrato di San Pietro durante la Via Crucis, il 10 aprile 2020, ha detto che “In carcere la vera disperazione è sentire che nulla della tua vita ha più un senso: è l’apice della sofferenza, ti senti il più solo di tutti i solitari al mondo”.

Un Papa che si contraddice o un Papa che cerca di resistere alle pressioni fondamentaliste e giustizialiste che nella Chiesa di oggi non mancano ? è una domanda destinata a cadere nel vuoto finendo nei meandri di una Chiesa in cui, come dice l’avv. Memoli:

Il Pontefice é diventato, suo malgrado, il megafono del male, il fustigatore ed il divulgatore delle cattive prassi e degli errori di uomini di Chiesa, con molta faciloneria,  salvo, poi, doversi rendere conto delle decisioni dei tribunali del mondo che l’hanno pensata e decisa diversamente. Il mondo civile, a più riprese, ha avuto comportamenti e prassi più efficienti e meno retoriche dello stesso Pontefice che si é mostrato più incline a condannare che a conoscere nei dettagli i fatti”.

 

 

 

 

 

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