Elezioni 2021: cosa portano di nuovo le donne candidate … Barone e Figliolia ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – “Niente di nuovo sul fronte femminile della politica” sarebbe la risposta più facile ma anche più scontata e, quindi, più qualunquista alla domanda posta nel titolo in merito all’eventuale nuova progettualità che le donne di Salerno cercano di portare al centro dell’attenzione delle prossime elezioni amministrative per il governo e la gestione dei servizi della città.

Ed allora perché un po’ tutti i partiti e/o i movimenti di riferimento annaspano nella disperata ricerca, anche per effetto di quella suicida imposizione della parità di genere, di “prodotto femminile” da scaraventare su tavolo della politica e, poi, delle responsabilità per la sicura mancata attuazione dei punti programmatici.

Comincio questa serie di analisi, che continuerà fino alle prossime elezioni, da due candidate alla poltrona di sindaco di Salerno; due donne che guarda caso (ma non tanto !!) provengono entrambe dal maltrattato e maltrattabile mondo della scuola (ed è per questo che inizio da loro due) che è, se vogliamo essere sinceri fino in fondo, è la pietra miliare per le future generazioni dirigenti di Salerno ma anche di tutto il Paese.

Solo per la cronaca è giusto ricordare che le due donne provenienti dal mondo della scuola sono: la candidata a sindaco con la cosiddetta “coalizione civica”  Elisabetta Barone (preside del Liceo Alfano I) e la candidata al consiglio comunale con la lista “Federazione Popolare dei Democratici Cristiani” a supporto di Enzo Napoli  Barbara Figliolia (preside del Liceo Scientifico Severi). Quindi due donne manager che partono con gli stessi comuni denominatori: “origini democratiche cristiane e la scuola”.

Ed è già una prima spaccatura per quel mondo cattolico, dall’antico sapore democristiano, che intende scegliere una donna amministratrice; se vota per la Barone non vota per De Luca (almeno sulla carta !!) e se vota per la Figliolia vota sicuramente per De Luca.

Elisabetta Barone, candidata a sindaco di Salerno

Hanno, però, le due donne manager un “valore aggiunto” comune; non sono conosciute nel mondo politico di primo piano e quindi non possono essere giudicate per le cose promesse e non fatte ma soltanto per la loro storia professionale e per la progettualità, soprattutto per il rilancio e la crescita della scuola che entrambe dichiarano di voler rapidamente rimettere in sesto anche dopo gli sbandamenti prodotti dal covid. Un valore aggiunto da non trascurare anche perché, con padronanza professionale, analizzano minuziosamente uno dei grandi problemi irrisolti fin dai tempi della riforma Gentile del 1923 che rimane nella storia come la vera ultima riorganizzazione della scuola italiana; e quella riforma efficace ed efficiente che portava sulle sue spalle la pretestuosa accusa di fascistizzazione della scuola è sopravvissuta per alcuni decenni anche allo stesso periodo dittatoriale.

Ma cosa dicono le due donne manager della scuola ?

Elisabetta Barone: Lo sviluppo di Salerno in questo momento è a misura di vecchi. Un numero considerevole di giovani va via dopo il diploma, o per studio o per lavoro. Voglio incontrare i giovani e alimentare un Forum permanente. Mi sosterrà anche una lista del mondo della scuola. Salerno è attraversata da fenomeni di aggressività urbana che sicuramente vanno controllati attraverso presidi delle forze dell’ordine, ma che vanno prevenuti attraverso percorsi di educazione alla relazione umana.

 

 

Barbara Figliolia, candidata al consiglio comunale di Salerno

Barbara Figliolia: Una scuola al passo coi tempi, più credibile, competitiva e più sicura. Migliorare la qualità della vita del cittadino facendo diventare la nostra città sempre più ecosostenibile. Creare le condizioni perché qui si venga ad investire. Maggiore sicurezza per i cittadini. Punti di aggregazione per i giovani. Una città più bella, pulita ed accogliente perché la bellezza genera ricchezza.

Dichiarazioni e parole sicuramente interessanti e rispondenti alle esigenze di una scuola al passo con i tempi; peccato però che molte di queste parole le avevo già ascoltate da ragazzino quando nel settembre del ’56 varcai la soglia dell’Istituto Parificato De Jacobis di Muro Lucano per frequentare la prima media dopo aver superato l’esame di ammissione; le pronunciò nell’allora obbligatorio discorso ai ragazzi da parte del dirigente scolastico (don Antonio Mennonna, morto pochi anni fa all’età di 106 anni come il “vescovo più longevo della storia della chiesa”.

Eravamo ancora in piena era gentiliana, ma già da più parti si parlava e si prometteva una grande riforma della scuola, che fino ad oggi ancora non ho visto, nonostante i  numerosi tentativi che hanno solo peggiorato la situazione.

 

 

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