La politica è cambiata: bisogna essere dei buoni amministratori

da Alessandro Ferrara
Con l’ultima seduta del Consiglio Comunale svoltasi il 14 settembre, si chiude un quinquennio marcato dalla più grave crisi economica mai affrontata dal secondo dopoguerra. Gli ultimi due anni sono stati viziati dalla necessità di far fronte a un nemico invisibile ma i cui effetti erano (e sono) tremendamente tangibili. Per chi non ci avesse fatto caso prima d’ora, la sanità pubblica necessita e merita una attenzione particolare: garantire il diritto alla salute – tanto fisica come mentale – è essenziale per poter espletare tutti gli altri diritti da liberi cittadini di cui godiamo. Salerno è riuscita ad arginare parzialmente la crisi sanitaria, grazie al lavoro straordinario e infaticabile dei nostri medici, dei nostri infermieri, di tutto il personale che svolge attività di cura e supporto. La nostra Regione, guidata dal governatore Vincenzo De Luca, ha svolto un ruolo da protagonista, agendo con incisività sia sul contenimento della pandemia, sia attraverso una rapida ed effettiva fortificazione del nostro sistema sanitario, grazie all’attivazione delle USCA e un potenziamento dei principali presidi ospedalieri. Abbiamo potuto constatare come l’unione di intenti e la capacità di camminare nella stessa direzione, senza polemiche sterili, sia determinante per mettere in atto provvedimenti di capitale importanza. È stata la vittoria della solidarietà e dell’unità nel momento più buio della nostra storia recente. Ora, finalmente, vediamo una luce in fondo al tunnel: ci stiamo buttando la pandemia alle spalle, grazie agli enormi sforzi fatti per produrre un vaccino a tempi di record e, sempre in tempi straordinariamente brevi, nel somministrarlo alla popolazione. Nella crisi, si è palesato quanto le capacità gestionali e di amministrazione di chi governa facciano la differenza. Qui arriviamo al nocciolo della questione che dovrebbe (a mio modo di vedere) essere dirimente per la prossima tornata elettorale. Ci aspettano cinque anni di ricostruzione economica: Salerno e i salernitani sono stati colpiti duramente, così come il resto d’Italia e del mondo.

Ma, come si sa, la crisi (dal greco Krino = discernere, giudicare, valutare) è anche opportunità di cambiamento. Partiamo da una situazione tutt’altro che semplice: La quasi totalità dei Comuni italiani si è ritrovata a far fronte a un forte passivo in bilancio, a causa dell’ingente quantità di risorse investite per arginare gli effetti della pandemia (da un lato) e dalla contrazione delle entrate fiscali (dall’altro). In questo senso, la demagogia spicciola che si è fatta dalle opposizioni (dentro e fuori l’aula consiliare) denota una mistificazione della realtà. Questo non è il tempo delle chiacchiere che disorientano e disinformano, confondendo la cittadinanza e offrendo loro una visione parziale e manipolata dei fatti. C’è bisogno che tutti – dal sindaco fino all’ultimo dei consiglieri di opposizione – parlino con un linguaggio di verità. L’ultimo Consiglio Comunale ha seguito il canovaccio degli ultimi anni, con i consiglieri esterni alla maggioranza che hanno adottato un atteggiamento più distruttivo che costruttivo. Spero che le elezioni portino… consiglio, a coloro su cui ricadrà l’onore e l’onere di rappresentare gli interessi della cittadinanza, tutta.

Possiamo rinnovare Salerno e lanciarla, con slancio, nel futuro, affrontando le sfide del XXI secolo con lungimiranza e una progettualità seria e credibile. Per questo, però, c’è bisogno di competenze ed esperienza. Il nostro strumento principale sarà il Recovery Fund: la più grande opportunità economica che si sia mai vista per questa città. Con oltre un miliardo e mezzo di fondi che avremo a disposizione nei prossimi anni, possiamo ammodernare la matrice produttiva della nostra città. In primis, dobbiamo salvare quello che è l’elemento essenziale dell’economia cittadina, ovvero la piccola e media impresa e i liberi professionisti. Salerno si erge sulle spalle di imprenditori e professionisti validi, coraggiosi, che hanno affrontato la peggior crisi economica della storia recente con una resilienza fuori dal comune. A loro deve andare non solo il pensiero, ma l’azione. Le prime manovre devono andare incontro a chi più di tutti ha sofferto questa crisi, pagandone il prezzo più alto. Salerno deve diventare la città delle opportunità: deve poter attrarre capitale (economico e umano) e mantenere ben stretto il proprio.

Va proposto un piano moderno per il turismo, che generi un indotto per la città intera, includendo i quartieri della zona orientale. Lo si fa dando un forte impulso alle arti, alla cultura, alla musica, al comparto enogastronomico: tasselli del puzzle che conformano una vera città europea e all’avanguardia. Sia attraverso una programmazione capillare di eventi, sia garantendo la possibilità ai tanti giovani e meno giovani di poter esprimere il loro talento, si garantisce un maggior indotto turistico e, allo stesso tempo, si creano nuove opportunità lavorative. C’è da lavorare tanto anche sui servizi (dal trasporto pubblico alla sanità) e sulla gestione degli spazi verdi. Bisogna far tornare i giovani che ogni anno vanno via per cercare un futuro migliore, permettere alle famiglie di tornare ad essere unite. Tutto questo è possibile se si hanno non solo le idee, ma anche le competenze per poter intercettare i fondi che potrebbero arrivare nelle casse comunali. Chi siederà in consiglio comunale sarà chiamato a un lavoro di massima responsabilità politica. Il profilo del consigliere dei prossimi cinque anni è quello di una persona con esperienza alle spalle e con competenze che servano a rendere realtà le idee per questa città. In definitiva: è chiamato ad essere un buon amministratore. È un lavoro complesso, ostico. L’elaborazione di un progetto europeo – anche nell’affiancamento dei tecnici – è un lavoro farraginoso, pieno di difficoltà che mettono a dura prova anche coloro che sono già formati. Inoltre, per conoscere bene la macchina amministrativa ci vuole molto tempo. In una fase storica come quella che stiamo attraversando, purtroppo, non c’è la possibilità di cimentarsi con delle prime esperienze improvvisate, seppur volenterose. Mai come quest’anno è il momento di scegliere in base alla competenza e all’esperienza, e non per pura simpatia. Non ce lo possiamo permettere: ne va del futuro di tutti noi. Si badi bene, ne parlo indipendentemente dal colore politico. Qui parlo di persone, ognuno col proprio bagaglio di esperienze e conoscenze. Tra i 975 candidati al Consiglio Comunale, c’è chi porta uno zainetto e chi, invece, due valigie belle cariche. La possibilità di intercettare i fondi che ci spettano – e che sono fondamentali per la ripartenza di questa città – passa dalla scelta che tutti noi saremo chiamati a fare domenica 3 e lunedì 4 ottobre.

Non dobbiamo dimenticare che la politica territoriale è, al giorno d’oggi, quella che può si definire davvero Politica (con la “p” maiuscola). Le azioni che incidono sulla vita della gente si prendono negli Enti locali. Le Istituzioni a noi più vicine sono anche quelle più importanti, quelle che hanno un contatto diretto con le persone, che sentono i loro problemi e le loro aspirazioni. Ricordiamocene quando andremo a depositare il nostro voto nell’urna e pensiamo con oggettività a chi sarebbe capace di ascoltare i nostri problemi e risolverli; a chi, offrendo una promessa, ha davvero le possibilità di renderla concreta.

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