SALERNO – IL BILANCIO 2021 E IL DECRETO AIUTI (terza parte)

 

da Alfonso Malangone

(resp. prov. Ali per la Città)

 

Il palazzo di città di Salerno

SALERNO – I commenti sul Bilancio 2021 di Giovedì e Sabato scorsi possono essere sintetizzati con riferimento ai seguenti tre argomenti: il Disavanzo di Amministrazione; l’Indebitamento; i Residui Attivi. Sono i punti che, secondo qualcuno, dimostrano la condizione di pre-dissesto della Citta, se non di reale dissesto, mentre, secondo l’Assessora al Bilancio, dott.ssa Adinolfi, essi non sono preoccupanti perché nessuna dichiarazione in tal senso è presente nella delibera di approvazione del Bilancio 2020 (quello del 2021 è stato solo approvato in Giunta). Ed è vero, come è anche vero che non è negativa almeno la metà dei parametri previsti dal Testo Unico Enti Locali. Tuttavia, sembra difficile assegnare valore probatorio ad una delibera, così come attribuire la solidità del Bilancio a indicatori calcolati in presenza di apparenti incertezze qualitative e quantitative. A cominciare dalla riduzione di € 78.125.425,32 dei debiti per un non meglio chiarito ‘riallineamento contabile’.

Il Disavanzo di € 169,9milioni non è davvero idoneo a denunciare una condizione ‘attuale’ di pre-dissesto, essendo lo sbilancio tra poste contabili anche future, cioè tra crediti e debiti. Tuttavia, è indiscusso che esso è il ‘marcatore’ di un concreto squilibrio finanziario generato da una spesa in eccesso rispetto ai parametri consentiti. E’ stato commentato Giovedì.

L’Indebitamento finanziario e commerciale di € 539,9m., frutto del ricorso a fonti di copertura sostitutive delle entrate, è prova inconfutabile della prevalenza dei debiti sulle risorse disponibili. Una azienda privata porterebbe i libri in Tribunale. Anche questo argomento è stato commentato Giovedì.

I Residui Attivi di € 457,3m. sembrano raccogliere molte partite probabilmente prive di contenuto. Il loro possibile azzeramento, conseguente ad un ‘riaccertamento’ attento e puntuale, potrebbe causare un grave ‘buco’ contabile, ad incremento del Disavanzo, e un collaterale ‘buco’ finanziario, a danno della stabilità dell’Ente, aggravato dallo ‘svuotamento’, di fatto, del Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità. E’ stato commentato Sabato.

Con tutto questo, sarebbe buono e giusto supportare le tranquillizzanti dichiarazioni ufficiali con evidenze vere, certe e reali. Peraltro, si legge che le soluzioni in corso di valutazione per riequilibrare la struttura sono incentrate sull’aumento dell’imposizione a carico dei cittadini incolpevoli che non hanno certo beneficiato di un alto livello di servizi, come provato dalle condizioni della Città. In verità, di fronte al rischio concreto di ulteriori sacrifici, le parole dovrebbero ‘stare a zero’ ed essere meglio approfondite le cause delle difficoltà. Perché, ci sarà pure un motivo se Salerno è classificata come la prima Città d’Italia, tra i Capoluoghi di Provincia (cioè esclusi i Comuni Metropolitani), per quota di disavanzo pro-capite, con € 1.562,60 a fine 2020 (fonte: 24Ore), e per quota di debito totale pro-capite, con € 5.006,54 a fine 2020 (fonte: Bilancio). Non ce ne sono tante. Davvero. Solo 14, nel primo gruppo, e 5 nel secondo. E, quindi: perché decine di altre Città non denunciano gli stessi squilibri?

La situazione non è tranquilla. La crisi economica sta falcidiando i redditi delle famiglie e un incremento dei prelievi sarebbe insopportabile, pur con la salvaguardia delle ‘classi deboli’, ancor più se non giustificato da un piano pubblicamente presentato e discusso, perché i sacrifici si possono anche fare, ma debbono essere davvero finalizzati a mettere fine a una condizione che, visti i numeri, sembra frutto di scelte inappropriate o inadeguate. Senza contare che, dal 2024, solo per ricostituire i fondi, saranno necessari € 20.886.787,68 (fonte: Bilancio). Fino al 2023 ci ha dato una mano il Governo, lo scorso anno, erogando oltre 33m. di euro.

Il 17 scorso, è stato pubblicato il Decreto ‘Aiuti’ che prevede interventi per le Città più in disavanzo e più indebitate. Non dispone interventi finanziari, ma detta le regole di una procedura volta a ripristinare l’equilibrio della Finanza Locale che, come è noto, costituisce un obiettivo da perseguire anche per volontà europea. In ossequio al semplice principio: “i buchi nei conti nascono in loco, e in loco vanno chiusi” (cit.), l’art. 43 dispone che gli Enti con quota di disavanzo pro-capite superiore ai 500 euro e/o di debito superiore ai 1.000 ‘possono’ sottoscrivere un accordo con il Governo per concordare le modalità del riequilibrio mediante provvedimenti da assumere a collaterale dell’aumento dell’addizionale Iperf e di nuove tasse di imbarco. Tra i provvedimenti. sono previsti: a) vendita di beni e aumento dei canoni; b) riscossione coattiva dei crediti attraverso l’Agenzia delle Entrate; c) riduzione del 2% di alcuni impegni di spesa corrente; d) riesame delle partecipate e riduzione degli organici; e) snellimento della struttura amministrativa contro duplicazioni e sprechi; f) incremento della qualità, della quantità dei servizi ai cittadini; e tanto altro ancora. A fronte, il Governo garantisce la sospensione per due anni degli accertamenti per procedure di dissesto. E’ evidente che, aderendo, si avrebbe un vero e proprio commissariamento della Città, forse non accettabile dagli Amministratori. Ma, è davvero possibile rinunciare allo ‘scudo’ contro responsabilità in grado di porre limiti all’azione politica e avere conseguenze patrimoniali? Comunque, lo sapremo presto, perché dal 17 Maggio ci sono 60gg. per decidere. Un elemento di pressione potrebbe essere il disegno di Legge di modifica del titolo VIII del TUEL che, per le Città con oltre 50mila abitanti, prevede l’assegnazione alla Corte dei Conti e a un nuovo Organismo Centrale del potere di deliberare il dissesto degli Enti Locali con ogni conseguenza per chi ne fosse responsabile (fonte: Lavori Parlamentari). In sostanza, non sarà più il potere locale a decidere, perché l’interesse generale deve prevalere sugli interessi particolari, se non personali.

I cittadini nulla possono. Ma non per questo nulla debbono sapere. Soprattutto quando si tratta di mettere nuovamente le mani nelle loro tasche. Sarebbe auspicabile che, in luogo delle parole, si facessero davvero i fatti. Magari spiegandoli per bene. Prima.

 

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 23/05/2022

 

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