Tangentopoli: “la storia fatta con le manette”

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Non c’era momento migliore, a mio modo di vedere, per presentare a Salerno l’ultimo lavoro letterario dell’on. avv. Giuseppe Gargani La storia fatta con le manette – Storia d’Italia e dei magistrati che hanno provato a riscriverla” -ediz. Il Papavero- (libro curato d Francesca Vidoni – titolare di uno dei più noti press office del Paese).

Un parterre d’eccezione, con l’avv. Guglielmo Scarlato, l’on. Piero De Luca, il magistrato Erminio Rinaldi, l’on. Federico Conte, coordinato in maniera superba dal notissimo giornalista Antonio Manzo. Presente anche il sindaco di Salerno, Enzo Napoli, e ovviamente l’autore Peppino Gargani.

Il merito, per la scelta della data a ridosso di una consultazione referendaria proprio sulla giustizia e per la presentazione del libro tutto incentrato sulla magistratura, va senza dubbio al prof. Aniello Salzano che, non essendo presenzialista per carattere, ha organizzato un evento di grosso spessore storico-culturale pur preferendo rimanere tra il numeroso pubblico accorso nei saloni del Polo Nautico.

Da sinistra: in piedi Enzo Napoli (sindaco di Salerno), Guglielmo Scarlato (avvocato e già parlamentare DC), On. Piero De Luca (PD), il magistrato Erminio Rinaldi, il moderatore Antonio Manzo (giornalista) e l'on. Federico Conte (LeU)

Ovviamente tutti i relatori, ognuno per la propria parte, hanno assicurato un contributo di conoscenza e di pensiero utilissimo all’implementazione di una discussione, su quel drammatico periodo di tangentopoli, che è ancora tutto da scrivere nonostante siano passati già trent’anni dal suo disastroso inizio fissato, per la storia, alla data del 17 febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa.

E’ inutile negarlo, e questo lo hanno detto tutti i relatori, che si arrivò a quella data dopo anni e anni di corruzione e concussione diffusa; ma è altrettanto vero che la magistratura requirente si lanciò in quella battaglia (non guerra, ha precisato Rinaldi) con il piglio del “giustiziere” e non con il codice alla mano per garantire equa giustizia. Anche la magistratura, sbagliando, si fece prendere la mano da quella sete di giustizialismo che pervadeva tutto il Paese.

Una tracimazione dai compiti propri della magistratura che sono, invece, quelli di gestire la giustizia commutativa e non quella distributiva che è appannaggio della politica. A questa confusione di ruoli i magistrati, soprattutto quelli che esercitano il ruolo di pubblico ministero, si sono abituati ed in essa si sono crogiolati in mancanza di una posizione chiara ed inequivocabile della politica alla quale, e soltanto ad essa, spetta il compito di legiferare. Questo tratto del discorso il magistrato Rinaldi, pur apparendo sornionamente restio, lo ha ben descritto e raccontato.

Il sindaco di Salerno, Enzo Napoli, ha portato soltanto i saluti dell’intera amministrazione comunale, forte anche del suo pensiero su tangentopoli già espresso qualche settimana fa dalle colonne del quotidiano online “leCronache.it”.

Lucidissimo, come sempre, l’intervento dell’on. avv. Guglielmo Scarlato che, con grande eloquenza dialettica, ha ben tracciato i confini tra la legittima azione penale e gli sconfinamenti autoritari di una magistratura che, in quel periodo ma anche oltre, è andata ben oltre le sue specifiche competenze e attribuzioni costituzionali.

L’on. Piero De Luca ha preferito soffermarsi sulla non casuale coincidenza dell’imminente consultazione referendaria in merito proprio alla tanto sospirata riforma della giustizia.

Si è molto parlato, infine, del principio di autonomia e indipendenza della magistratura che in Costituzione è scritto non come un privilegio intoccabile, piuttosto come una responsabilità che dovrebbe sempre accompagnare l’operato di ogni singolo magistrato; e quel principio bisognerebbe meritarlo con efficienza ed efficacia dell’azione compiuta.

In primo piano l'on. Federico Conte

In tal senso l’on. Federico Conte è stato molto preciso ed incisivo: “La magistratura è perno fondamentale della democrazia, interpreta e applica il diritto rendendolo vivente, questo le consegna un grande potere, il cui esercizio attraversa e condiziona la vita delle persone, accompagna i cambiamenti della società. Per esercitarlo deve aprirsi e non rimanere chiusa in uno spazio di conservazione”.

L’on. avv. Giuseppe Gargani (detto Peppino) ha chiuso i lavori, da par suo, sull’onda emozionale del racconto di vari aneddoti vissuti in prima persona nei momenti topici della tangentopoli di “mani pulite”.

 

 

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