Il ricordo di mia madre a 15 anni dal suo sequestro.

di Salvatore Memoli

 

Il 12 luglio 2007 mia madre fu sequestrata da stranieri che si trovavano nella nostra tenuta di Salerno. Da quel giorno il caso non è spiegato, non esistono elementi certi per dare risposta ad un’assenza che pesa per la famiglia, gli amici e la città di Salerno. Di risposte ce ne sono state ma abbastanza fantasiose per ritenerle meritevoli di dare indicazioni chiare.
Quella mattina ebbi modo di parlare con lei per più di un’ora e mi sembrava tranquilla, contenta di vivere giorni sereni e desiderosa di organizzare la sua vacanza estiva. Unica eccezione un rilievo fatto a Sonu perché avrebbe dovuto presentarsi a casa alle 8.30 per un lavoro di pitturazione dei terrazzi del piano terra della casa. Ma, alle ore 9,40 non era ancora arrivato. Il resto fu una conversazione ordinaria, sebbene la conservo come il regalo più bello fatto alla mia memoria nel tempo.
Anche a Salerno un fatto traumatico come la scomparsa di una signora è successo. Quale la spiegazione di questo fatto diventato un mistero? Sicuramente sono mancati riferimenti indiziari e ricerche sulla zona di residenza e più accurate indagini presso le autorità consolari indiane. La loro reticenza ha impedito un’investigazione appropriata. Resta una realtà  della difficoltà dei rapporti tra l’Italia e l’India ( la vicenda dei due marinai italiani ce ne ha dato una testimonianza piena!).
La ricorrenza di 15 anni dal sequestro ( gradirei si definisse con terminologia propria e non come scomparsa!) ci ripropone il dramma degli affetti stroncati, immotivatamente ed inspiegabilmente. Mia madre era amata da tutti, la nostra famiglia non ha mai avuto problemi con nessuno! Definire scomparsa un’assenza è come tacere un fatto vero oppure pensare che si sia trattato di un gioco di prestigio! Mia madre è stata ‘violentemente’ sottratta alla sua libertà, alla sua routine, ai suoi affetti. Perchè? Sicuramente aveva riconosciuto il ‘commando’ che quel giorno era nella tenuta per un regolamento di conti con il giovane Sonu.
Se non conosceva nessuno avrebbe potuto descrivere volti, etnie, azioni ma non avrebbe fornito particolari. Si vede che mia madre era in condizione di dare agli inquirenti i particolari dei criminali.
La vittima da sacrificare non era mia madre, il povero Sonu era entrato in una condizione di sottomissione fisica.
Quel giorno con Sonu sono scomparsi i suoi risparmi circa 3000€ che egli conservava per il suo viaggio imminente in India.
Una sua catenina d’argento indiano fu trovata dopo qualche mese nella cenere del caminetto. Perchè nella cenere? La stava nascondendo a qualcuno? Domande su domande e tante mancate risposte!
La clandestinità degli stranieri è il punto di osservazione di questo mistero.Mia madre è vittima di una socialità e di una legislazione malate, inadeguate, ipocrite e per nulla utilile a governare  il fenomeno della clandestinità.
I salernitani sono stati in tanti modi vicini a noi ed al ricordo di mia madre. A loro la nostra gratitudine familiare. Anche agli inquirenti, privi di adeguati strumenti investigativi, portiamo rispetto e gratitudine.
Resta un grande vuoto sulla vicenda che il Comune non ha saputo gestire. Il Comune ha avuto paura per le sue aspettative di turismo e di città turistica. È rimasto silente, indifferente, sospettoso. Ma questo modo di reagire non offre la certezza di una sicurezza sociale, finchè non si conosce la realtà.
Mia madre non è più fisicamente tra noi ma la sua vita parla più di ogni altra scialba indifferenza. Mamma è una vittima, come donna e come persona che ha avuto rapporti di lavoro con stranieri. Le loro aggressività, le loro frustrazioni, le loro aspettative in un paese straniero, il più delle volte rivolte all’ingiusto profitto, non conoscono ostacoli. Mia madre era un ostacolo da evitare! Il nostro Paese avrebbe dovuto fare un altare civile ad una vittima di violenza, ad una signora perbene, ad una donna che ci ha rimesso inspiegabilmente la vita.

 

 

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