SALERNO – L’UTILITY UTILE E LE UTILITA’ INUTILI

 

 

Da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

SALERNO – Alcune settimane fa, un Sindacato cittadino ha diffuso un comunicato a difesa dei 24 dipendenti della Sistemi Salerno-Servizi Utility Srl, ex Sinergia Srl, contro alcune scelte di gestione della Società (fonte: laCittà e altre). Nulla si è saputo, dopo, salvo errore, nonostante l’indubbio interesse ‘pubblico’ per una denuncia ‘pubblica’ nei confronti di un’azienda di proprietà ‘pubblica’. Così, è apparso utile ricercare, negli atti, le possibili ragioni dell’allarme.

La Utility è una partecipata definibile ‘in house a cascata’ perché detenuta indirettamente dal Comune attraverso la Sistemi Salerno-Holding Reti e Servizi Spa e perché svolge attività interna, cioè a favore della stessa proprietà. Alla Holding spettano la nomina degli Organi Amministrativi e tutti i poteri di indirizzo e di controllo. Si tratta, nei fatti, di un’azienda di dimensioni minori, con un Capitale non impegnativo, € 225.000, e con incarichi specifici di collaborazione e supporto. Oggi, dopo la riorganizzazione delle competenze, volta proprio ad assicurare più definiti servizi, si occupa della gestione: 1) degli impianti antincendio comunali; 2) delle lampade votive cimiteriali, 3) degli atti di notifica dei tributi; 4) degli impianti termici comunali; 5) delle verifiche delle caldaie private ai sensi della Legge Regionale n. 39/2018 (fonte: sito web).

Purtroppo, da tre anni, denuncia solo perdite economiche. L’ultimo esercizio con risultato positivo risale al 2018 quando, con un fatturato di € 2,6milioni, dichiarò un utile di € 44.446 poi destinato come dividendo alla Holding per € 40.001,84. Nel successivo 2019, con ricavi in leggera flessione, € 2,4m., la gestione denunciò una perdita di – € 166.841 che fu coperta, parzialmente, per € 77.492, con Riserve straordinarie presenti in Bilancio, mentre il residuo di € 89.349 fu rinviato al nuovo anno in vista del suo assorbimento, come per Legge. Tuttavia, nel 2020, in presenza di una forte flessione dei ricavi, scesi a € 2,1m., si registrò una ulteriore perdita di – € 112.351 che, elevandone il totale a – € 201.700 (€ 89.349+€ 112.351), causò la riduzione del Capitale a soli € 23.300 (€ 225.000-€ 201.700) rendendo non procrastinabile la sua ricostituzione ex art. 2482/bis CC. Per questa finalità, l’Amministratore Unico non mancò di chiedere alla proprietà di provvedere almeno alla copertura del residuo 2019 mediante la rinuncia ad una pari quota dei crediti verso la Utility di € 468.647, di cui € 134.803,41 per dividenti precedentemente non riscossi (fonte: Relazione). Nulla si legge nei documenti successivi, salvo errore. Però, da dettagli contabili, emergono, da una parte, la riduzione per € 89.349 dei dividenti da pagare, scesi a € 45.454,41 (€ 134.803,41-€ 89.349) e, dall’altra, il versamento nelle casse di € 89.347 (€ 2 in meno) giustificato come “aumento di Capitale a pagamento!” (fonte: Bilancio e Rend.Fin.rio, pag. 2). In sostanza, la Utility avrebbe versato una quota degli utili e la Holding l’avrebbe, separatamente, restituita. Come a dire: mangia che del tuo mangi. Eppure, è noto che, in qualsiasi società, nulla può mai essere risolto con il gioco delle ‘tre carte’, detto scherzosamente e in assoluta buona fede, togliendo di qua e mettendo di là, se i problemi sono costituiti da livelli di fatturato non remunerativi e quindi insufficienti a coprire i costi. Infatti, anche il 2021 ha registrato una perdita, – € 108.854, con il pressocché completo azzeramento del Capitale, sceso ad appena € 3.793 (€ 225.000-€ 201.700+89.347-108.854). Nella Relazione, l’A.U. ha nuovamente proposto alla Holding di rinunciare ad ulteriori crediti osservando, comunque, che l’obbligo della ricostituzione è stato posticipato nel quinquennio dall’ultima Legge n. 15 del 25/02/2022 volta a salvare molte Società dal fallimento per la crisi Covid. Però, se pure i tempi sono più lunghi per tante, per la Utility non sembra ci siano le condizioni per attendere giacché, sempre nel Bilancio 2021, gli squilibri finanziari sono divenuti preoccupanti, a parte le perdite. Il Primo Margine Patrimoniale è negativo, per – € 808.637, perché il Capitale non copre gli investimenti, e il Capitale Circolante è negativo, per – € 489.840, perché i crediti ‘correnti’ sono inferiori ai debiti, tra i quali € 520.948,83 sono di natura commerciale verso la stesa Holding per non meglio precisate attività. In ambito privato, un’azienda che per tre anni dovesse ‘bruciare’ risorse, riducendo il Capitale a zero, avrebbe già portato i libri in Tribunale.

Non si conoscono, oggi, le decisioni assunte. Se, cioè, siano stati apportati soldi ‘freschi’, come si dice, se siano stati sistemati i rapporti di dare/avere con Holding e Comune e, soprattutto, se siano stati riesaminati i servizi da compiere. Così, una domanda è d’obbligo: “svolgendo un’attività interna, indirizzata e controllata, come è ‘possibile’ che tutto questo sia stato ‘possibile’”? In verità, il controllo ‘analogo’ della Holding avrebbe dovuto evidenziare le crescenti difficoltà generate da funzioni inadeguate. Ed è proprio questa, a ben leggere, la criticità che potrebbe aver allarmato il Sindacato, visto che sul sito web della Utility si legge di due gare di appalto per l’affidamento a terzi della pulizia degli uffici del gruppo Sistemi Salerno e delle verifiche degli impianti termici dei privati. Cioè, l’Utility, con i suoi 8 tecnici e i 16 amministrativi, non sarebbe in grado di svolgerli e dovrebbe limitarsi a fare la ‘cresta’, come si dice, sui compensi del Comune. E, allora, viene da chiedere: “perché le sono stati affidati e perché, in una situazione di gracilità, viene caricata di costi per attività interne”? Sono domande, non accuse, per capire come mai l’azienda svolga servizi di Utility non idonei a produrre utilità. In realtà, non è certo una utilità quella di ‘bruciare’ la ricchezza dei cittadini in un momento di grave crisi e con i tanti sacrifici chiesti per il riequilibrio del Bilancio Comunale. Oggi, ogni euro dovrebbe essere speso con estrema attenzione.

Sarebbe saggio, quindi, introdurre i giusti correttivi nel rispetto della dignità dei lavoratori e degli interessi della Comunità. Ma, questo, ora, è anche un obbligo. Il decreto Aiuti impone di mettere ordine nelle partecipate perché, a parte assicurare posti di lavoro, siano funzionali al miglioramento della qualità e delle condizioni della nostra Città, luogo davvero di molte criticità. E’ una impostazione che dovrebbe essere condivisa anche dalla dott.ssa Adinolfi, Assessora al Bilancio, per non dover correre il rischio di portare qualche libro in Tribunale. Detto in assoluta buona fede, facendo salvo ogni errore e formulando i dovuti scongiuri.

(P.S.: i dati esposti, tratti da siti ufficiali, sono forniti senza responsabilità o garanzia).

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 07/09/2022

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *