Tangentopoli (60): i due compassi d’oro

 

Aldo Bianchini

Ing. Franco Amatucci

SALERNO – Chi erano, cosa fecero, chi rappresentavano, e perché furono denominati “compassi d’oro”.

Passi per “compassi” perchè erano due ingegneri, stona quel “d’oro” perché induce il lettore a pensare i due come implicati in affari loschi – milionari e, quindi, poco leciti.

i loro nomi: Franco Amatucci e Raffaele Galdi (detto Lello); io li ho conosciuti nel loro periodo di splendore ideativo e tecnico e li ho difesi a spada tratta nel periodo in cui ognuno, per scansare le proprie colpe, indicava nei due gli unici autori della tangentopoli tangentopoli.

Ora mi tocca, e lo faccio con molto piacere, ricordarli per cercare di ripristinare almeno una parte della loro grande professionalità e della grani idee progettuali che fecero partire sul piano pratico quella che in tantissimi definivano e definisco “la svolta di Salerno”.

Da soli, al comando di uno studio tecnico con oltre cinquanta professionalità tra ingegneri, architetti e geometri, riuscirono a progettare una nuova Salerno con un’attenzione particolare per tutto il territorio provinciale salernitano (Fondovalle Calore con raccordi per Eboli – Vallo della Lucania e Atena Lucana, Trincerone Ferroviario con raccordo autostradale, Tetro Verdi, Corso Vitt. Emanuele, Nuovo lungomare, Lungoirno, Bretella San Severino – Eboli d racacordare con la SA-RC e la fondovalle, Interporto di San Nicola Varco, la Cilentana, la Bussentina, la Mingardina, il prolungamento della tangenziale per l’aeroporto, l’Aversana, ristrutturazione dei porti della provincia a cominciare da Cetara per finire a Sapri, le vie del mare, il traforo Cava-Maiori, il traforo dal porto commerciale al Cernicchiara, la viabilità per congiungere l’alta valle del Calore con il Vallo di Diano, le varie dighe per il convogliamento delle acque, la ferrovia circumsalernitana, il raccordo ferroviario tra Salerno e l’Unisa con  stazione nel campus, ed altre opere) in un grane discorso di riammagliamento complessivo che doveva soltanto toccare le opere pubbliche desti nate alla viabilità ma anche alle tipologie dei vari territori in funzione di un riassetto globale per rilanciare Salerno e la sua provincia all’attenzione nazionale; in quello che fu il “modello socialista, laico e di sinistra” di quegli anni.

Ing. Raffale Galdi

Ne parlavamo spesso, noi tre, e capii anche che la loro azione era mossa soltanto dal desiderio di esprimere tutta la loro capacità professionale rapportato questo desiderio alle linee guida che il volere-potere politico in quegli anni riusciva a dettare con una certa facilità.

I due ingegneri (Amatucci anche docente universitario, e Galdi per scelta soltanto ingegnere progettista) dimostrarono, sul campo, di essere uomini veri, soprattutto quando vennero travolti dall’ingiustificata marea di fango giudiziario; non si opposero mai all’idea di allargare ad oltre duecento tecnici di tutte le aree politiche il discorso della progettazione complessiva (i nominativi li ho pubblicati in un precedente articolo); non si lasciarono andare vilmente (come fecero in tanti) nelle mani bramose di alcuni magistrati, ad essi si opposero con fierezza e con lo sciorinamento, anche in aula, di dati e riferimenti tecnici inoppugnabili.

Ricordo con chiarezza quando Galdi, nel corso di una udienza quasi notturna del processo Fondovalle, si alzò di scatto, chiese la parola e spiegò cosa fosse “un tombino” (cioè un grande rombo di cemento che serve da galleria sotto una strada) che, invece, i tecnici della Procura, i tre sostituti e addirittura la Corte avevano scambiato per i tombini, marcati Pisano, che vediamo disseminati per le strade e sui marciapiedi. Questo per dire quale fu il livello investigativo.

Il primo progetto redatto insieme fu l’acquedotto Cilento Nord per conto della Pessina nel 1980, l’ultimo la Fondovalle Calore per conto della Comunità Montana Calore nel 91-92; subito dopo la loro amicizia si incrinò in maniera irreversibile; più di una volta provai a rimetterne insieme i cocci senza mai riuscirci.

Viaggiavano insieme, Franco e Lello, sul cosiddetto “treno della speranza” che portava gli studenti universitari da Salerno a Napoli, e su quel treno Franco vide per la prima volta Carmela, giovane studentessa in medicina, che sarebbe poi diventata su moglie e madre dei suoi due figli Alberto e Federico.

E la stessa Chiesa, quella dell’Arbostella, li ha riuniti per sempre; il 29 agosto 1998 la bara di Galdi, il 9 dicembre 2001 quella di Amatucci; nello stesso orario, alle ore 10.30.

 

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