La pancia del giornalismo

 

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

 

Radio, Tv, web, le rassegne stampa sono ancora credibili? Chi compera più quelle “tovaglie” di giornali?

Titoli, titoloni, scritti da e per chi? Sono anche brutti a vedersi, graficamente obsoleti, scaduti  anche nella durata della notizia, quando lo é. L’impressione che va affermandosi é che siano oggi frutto di comunicazioni volute e non figlie della realtà dei fatti. Oggi le rassegne stampa che si ascoltano per radio o per pochi minuti, o zoommate in tivù, evidenziate da pennarelli laser sono oramai temporalmente astratte, senza appartenere neanche alla sera prima, giacché per lo più si tratta di dichiarazioni del tutto soggettive, faziose o di parte. Difficilmente come negli ultimi vent’anni si trovano giornali ai tavolini dei bar e dei bistrot e l’utenza ancora nostalgicamente attenta si limita alla prima pagina per questioni di tempo, abitudini ed una standardizzata percezione sommaria che individua al massimo la frase shock, sensazionale o semi-spiritosa, legata ad un proverbio o una frase arrugginita nell’immaginario collettivo.  L’opposizione e la critica non hanno assolutamente spazio se non negli editoriali scritti e letti dai soli colleghi del colonnista. Gli stessi, per replicare se ne sono capaci, devono comunque attivare un computer per rispondere via social network con un dispendio di ore e ore che gli under quaranta non concepiscono nemmeno, essendo avvezzi al botta e risposta con emoticons, gif animate, foto calzanti, suggerite sarcasticamente o suoni e musichette, per commentare immediatamente una frase lunga mediamente tre righe. Quindi le rassegne stampa rappresentano un semplice cenno di sopravvivenza di un vecchio sistema attorno al quale lavora ancora tanta gente e sono effettivamente un “house organ”, neanche per gli addetti ai lavori ma per i dipendenti di determinati gruppi di interesse comunemente chiamati stakeholders. In quei titoli, in quelle pagine che nessuno compra più, niente più notizie, ma impressioni, sensazioni o ordini da parte dei vari direttivi, politici o commerciali.  Negli anni ottanta e novanta i potenti per “avvisare” la controparte adoperavano la propria testata. Ciò accadeva oramai da anni ma col restringimento dei tempi e delle dinamiche di lettura e comunicazione, questo giornalismo vetero-subliminale é niente di più che volantinaggio d’opinioni, alla pari dei flyer o bigliettini, antichi pizzini per consigliare bar, ristoranti e discoteche. Per fortuna o sfortuna del target delle audience che vengono raggiunte da queste forme superate di comunicazione, titoli e frasi ad hoc hanno ancora molto effetto sul pubblico che ancora non si é destato dalla differenza ufficiale tra tv e altri media. Succede così che nella la maggior parte dei social network si assiste ad un rigurgito dei media caldi di messaggi che altrimenti la gente non saprebbe digerire. L’informazione sul web ha una iper-moltiplicata zona di concorrenza perciò a ch dice di scrivere e chi scrive i su detti titoloni é richiesta sempre più capacità e responsabilità.

 

 

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