Irlanda unita ed altri bisticci.

 

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

Le ultime elezioni nord-irlandesi hanno ulteriormente arrestato  il desiderato processo di unificazione dell’isola. Da qualche hanno si nutrivano speranze contro l’Ira ma anche contro il governo centrale che combattendo l’ esercito clandestino si é fatto sfuggire di mano però gli indipendentisti del Sinn Fein, una specie di lega inglese,  poco irlandese ma nemmeno londinese.

 

Il ballottaggio in Turchia ha promosso la continuità di un presidente che ha costruito ponti e innumerevoli strutture, facendo della compagnia aerea la prima al mondo e laicizzando un paese che fino a dieci anni fa era una timidissima conoscenza in un Europa destata appunto da un’imprenditoria dalla mezza luna, dove l’unica pecca con forte p.i.l. e altri miracoli é stata la grave inflazione monetaria.

 

Inflazione che in Argentina ha portato il cambio peso-dollaro 500 a 1 per avere sottovalutato i potenziali accordi di una moneta unica col real brasiliano, a causa di una mediatica politica internazionale di antipatia verso Lula, che ha vinto comunque sulle destrofile fantasie del broadcasting globale che spingevano il trenino Trump-Bolsonaro, entrambi deragliati in tribunale.

 

La moda delle locomotive a carbon politico fossile ha invece resistito, oltre che a Belfast, anche in Spagna, dove il risultato delle comunali ha mandato in panico Sanchez che ha anticipato le elezioni a fine luglio, cadendo proprio in preda ai disegni dei Vox e della destra emergente pseudofranchista.  (Come per i tranelli pseudo fascisti tesi in Italia alla sinistra e ai cinque stelle).

 

Fare satira comica sui “tranelli d’Italia” come successe per zio Silvio, non sta facendo altro che pubblicità gratuita e poi proprio da parte avversa.  Inoltre Giuseppe Conte sui video e Toninelli sui social dovrebbero avere il tempo sufficiente per cercare di raggomitolare la matassa avvinghiata loro, e capire almeno che M5s ha una radice sinistra, più che di sinistra, che andrebbe decuratata: parlare di salario minimo non incanta più, come ho anticipato in un precedente articolo su Il Quotidiano di Salerno. Si tratta di un linguaggio sessantottino sindacale che la storia ha cestinato e proveniente da altre nazioni prima dell’unificazione europea, con altre esigenze ed altri assetti costituzionali e parlamentari.

Importare dalla lingua spagnola “salario minimo” , quando attualmente neanche gli spagnoli ci credono più, significa importare un disagio esogeno. Tradurre almeno con la lingua anglo-americana con “salary cap” sarebbe infatti più opportuno in un nazione che ancora non ha spiegato ai propri cittadini l’importanza e la valenza del r.d.c. quale strumento di dignità che attiene la costituzione e che fa da deterrente al piccolo e grande crimine.

 

Altro tranello mediatico infine, da parte di qualche editore o gruppo di magnati per tentare qualche crisi di governo, é quello sula recessione dovuta alla Brexit agli inglesi, quello dei tedeschi perché stressati dai Verdi e quello degli Sati Uniti perché Biden non é simpatico , non racconta barzellette e non va a puttane.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *