Orta. Il cinema continua

Da  Francesca Blasi

ORTA DI ATELLA –  La settima giornata degli “Incontri Nazionali del Cinema e Premio Fabulae Atellanae per …”, a Orta di Atella, in provincia di Caserta, oggi martedì 15 novembre, sarà una giornata dai temi forti. Doppio appuntamento, prima con il regista atellano Giuseppe Pizzo e il suo documentario “La vita accanto” e poi con le “Memorie di Adriano”, toccante cortometraggio di Giuseppe Sansonna girato con attori affetti da psicosi o psicopatie. Alle ore 19, nella Sala Consiliare del Comune di Orta di Atella, dopo la proiezione delle due pellicole, i due registi risponderanno alle domande del pubblico. La rassegna, espressamente voluta dall’amministrazione comunale e dall’Assessorato allo Sport e Cultura, congiuntamente alla Commissione Cultura presieduta da Franco Pietrantonio con la direzione artistica dell’attore, regista e sceneggiatore Nicola Scorza, prevede una sezione cinematografica e una sezione riservata al “Premio Fabulae Atellanae”, quando, il 18 novembre, verranno assegnati riconoscimenti a personalità eminenti del mondo della comunicazione, dello spettacolo e della cultura. “La Vita Accanto” di Giuseppe Pizzo si presenta come un documentario dal taglio antropologico sulla camorra vista attraverso gli occhi di un bambino. Un intreccio di microstorie attuali, di ragazzi vittime del sistema e di altri che lottano per non farne parte.  Al centro tra questi due mondi, uno legale e l’altro illecito, troviamo Angelo, un bambino che vacilla nell’orientarsi a crescere con lezioni di strada che il fratello maggiore gli impartisce e la voce della sua coscienza che già gli parla alla sua tenera età. Giuseppe Pizzo, originario di Orta di Atella, dopo aver lavorato trent’anni in polizia, oggi è uno degli autori della trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto?”.  Scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato i romanzi “Scriptorium – Caccia ad un Serial Killer” (Aetas 1997), “Imago” (Aetas 1998), “Il Tocco di Caino” (Revenge 2004). Sceneggiatore di film, ha collaborato come consulente alla sceneggiatura di “Gomorra” di Matteo Garrone. Si cambia radicalmente ambientazione con la seconda pellicola proposta nel corso della settima giornata del Festival con il cortometraggio girato con attori affetti da psicosi o psicopatie, le “Memorie di Adriano”. “Dal gennaio 2009 – racconta il regista Giuseppe Sansonna – lavoro in un centro diurno per il disagio mentale dell’Asl Roma D, dove gestisco un corso di linguaggio cinematografico. Insegno a otto ragazzi come si scrive una sceneggiatura, come si passa dalla parola scritta all’immagine. Ognuno dei pazienti racconta schegge incandescenti di vissuto. Ci si ride sopra, si esorcizzano i fantasmi che abitano i nostri cunicoli interiori e si crea un racconto che si trasforma in sceneggiatura. Da qui la nascita di questo lavoro il cui titolo è d’obbligo: “Memorie di Adriano”, in omaggio al suo autore. Adriano è uno dei frequentatori del corso. Quarantasei anni, una vaga somiglianza con John Lennon, osserva il mondo con aria scettica e con un velo di malinconia. Ha i tempi comici del grande attore. Ha divorato centinaia di film, fumetti, programmi televisivi. Graziata da qualsiasi sovrastruttura ideologica, la sua mente è un labirinto di segni. Nel mare in tempesta della sua memoria, tutto è in perpetua ebollizione. Al presente si sovrappone il passato: un viaggio giovanile, destinazione Amsterdam. Sospinto da eccessi alcolici e anfetaminici, smarrì la strada dell’albergo e cominciò un’odissea lunga cinque giorni. L’energia fisica artificiale e inesauribile e la scarsa lucidità lo portarono a vagare senza meta. Nel suo articolato monologo interiore riaffiorano dettagli di Amsterdam, raccontati con piglio da scrittore vero. L’irruzione in un circo, tra acrobati, domatori vestiti da Tarzan e splendide soubrette. Il furto di una scatola di cioccolatini, roso dai morsi della fame. Il successivo arresto e il rilascio, con l’omaggio di un filone di pane. L’arrivo al consolato italiano, dove lo trascurano non cogliendo la gravità della sua amnesia. Il furto delle scarpe, che lo costrinse a proseguire il suo viaggio a piedi nudi. Oggi Adriano ripercorre frammenti sparsi della sua avventura, con dolente ironia. Le scarpe perse, i piedi nudi sull’asfalto, le vesciche lancinanti, l’approdo surreale in un circo. Dopo cinque giorni, il lieto fine, materializzatosi nell’incontro casuale con suo fratello, partito da Roma alla sua ricerca.  Ma forse Adriano, tra i canali di Amsterdam, ha smarrito per sempre una parte di sé”.

 

 

 

 

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