Millennio: polemiche e beghe familiari


Aldo Bianchini
CAVA de’ TIRRENI – Sulla questione delle celebrazioni del “Millennio” dell’abbazia benedettina di Cava de’ Tirreni e sul conclamato insuccesso di detto avvenimento storico, che poteva essere un evento per Cava e non lo è stato, ho scritto tutto e di più. Ho sonoramente bacchettato il centro-destra reo di non aver saputo “santificare l’avvenimento” e di non aver potuto neppure sfiorare il Santo Padre, così come ho esaltato le doti di grande comunicatore e di grande organizzatore dell’ex sindaco Luigi Gravagnuolo, profondo conoscitore dei più misteriosi segreti della comunicazione. Posso, quindi, a buona ragione affermare che ho fatto, o almeno ho cercato di fare, il giornalista assolutamente indipendente da ogni colorazione di parte politica, come del resto ho fatto nella mia ormai lunga carriera che si avvicina ai trent’anni di giornalismo sul campo attraverso mille tempeste, da tangentopoli all’arroganza del sindaco di Salerno, dalla caduta di Alfredo Messina alla vittoria di Luigi Gravagnuolo, fino alla sua successiva irrimediabile sconfitta. Ora arriva la “patata bollente” della presenza della sorella dell’ex sindaco Gravagnuolo nel ruolo di ex-coordinatrice dell’Ufficio Millennio. La dottoressa Annachiara Gravaguolo ha inviato la seguente lettera in risposta alle polemiche scatenate dal centro-destra di Galdi proprio sulla inopportunità della sua presenza in quell’ufficio in considerazione della parentela con chi all’epoca gestiva tutto l’apparato pro-millennio. Per doveroso senso etico provvedo a pubblicare integralmente lo scritto riservandomi in coda alcune mie considerazioni personali. <<<Intervengo nella polemica suscitata dalle dichiarazioni di mio fratello Luigi, consigliere di opposizione nell’Assemblea Consiliare del Comune di Cava, già sindaco della città. Credo che nella espressione della sua passione politica e nella vivacità del contrasto con esponenti dell’attuale maggioranza egli abbia estremizzato, con rigore ed intransigenza e per sostenere la credibilità delle sue affermazioni, al punto da coinvolgere anche le persone a lui più vicine affettivamente. E allora se vi è polemica sul progetto e sulla sua esecuzione da parte delle amministrazioni che si sono succedute, non credo che vi sia spazio per trascinarmi in questa polemica. Rapidamente riassumo i fatti che mi hanno condotto ad essere uno dei consulenti per la celebrazione del millennio. Ho presentato il mio curriculum ad una pubblica selezione, per titoli e per esame: laureata in lingue e letterature straniere, titolare di master di giornalismo, di consulenze con Confindustria Campania e Rai-nazionale. Questi titoli, e solo questi titoli, mi hanno consentito un’utile collocazione in graduatorie e l’attività di consulenza. Tutto il resto mi pare estraneo alla mia persona, forzatamente coinvolta nella vicenda del Millennio i cui esiti appaiono poco rilevanti, soprattutto se si considera l’attenzione sul millenario della Badia anche come un principio di attività di conoscenza, di approfondimento, di occasioni turistiche e culturali sul Monumento architettonico e sul Giacimento librario, la cui conoscenza può essere maggiormente divulgata e diventare occasione di sviluppo economico. Per quel che riguarda il mio specifico contributo di lavoro, peraltro, allo stato, nemmeno completamente retribuito, e per la specifica competenza, ribadisco che più che le sterili polemiche sul solo anno 2011, potrebbero essere utili sinergie volte a moltiplicare il volano dell’occasione. Senza voler entrare nel confronto avviato, e nel rispetto del ruolo, anche politico, di ciascuno, rivendico la mia assoluta autonomia professionale e personale, così come l’esclusivo profilo di competenza che è stato alla base del mio inserimento nella graduatoria della selezione pubblica. Non posso tacere, dal mio punto di vista, di essere, comunque, profondamente ferita e dispiaciuta dalla polemica insorta, nella quale constato che l’aspetto politico ha coinvolto, e in qualche modo sacrificato, le vicende personali e familiari, laddove, nelle mie scelte, ho rinunciato all’occasione della candidatura regionale, considerando più importante l’aspetto affettivo per il candidato a sindaco nella mia città natale. F.to: Anna Chiara Gravagnuolo>>>. Ognuno di Voi attenti lettori farà le proprie meditazioni su quanto dichiarato dalla dottoressa Annachiara Gravagnuolo, per questo non commento lo scritto ma intendo offrire alcune considerazioni di carattere generale alla platea dei lettori de “ilquotidianodisalerno.it”. Parto da un’affermazione di principio che meglio si comprende se la si esprime in campo calcistico: “Quasi mai un grandissimo calciatore è diventato un buon allenatore”. Questo principio mi accompagna da sempre. Difatti io non ho titoli particolari ed altisonanti, non ho master da sbandierare perché non ho mai avuto soldi a sufficienza per frequentarli, non ho mai avuto convenzioni con chicchessia perché le ho ritenute sempre un momento di compromesso con il potere. Ho fatto, però, il giornalista libero e indipendente e, guarda caso, con questo mestiere non ho mai guadagnato il becco di un quattrino. In cambio, però, ho raggranellato fino ad oggi ben 18 (dico diciotto) denunce per diffamazione a mezzo stampa, tutte risolte favorevolmente tranne due ancora in corso. Ho sempre considerato l’immaginario collettivo come un qualcosa da rispettare al di sopra di tutto e di tutti, partendo da un altro principio che mi accompagna da sempre: “togliere il velo ai fatti e le veline alle idee”. In ragione di tutto questo sento di poter affermare che ”la cosa più sbagliata per un politica è quella di coinvolgere a qualsiasi titolo e per qualsiasi ragione un familiare in una cosa direttamente guidata dallo stesso politico”. Detto questo debbo anche precisare che non ci vedo nulla di male se la sorella di Gravagnuolo, in ragione dei suoi titoli, avesse occupato un ruolo pubblico distante dagli spazi del fratello. Sarebbe illogico pensare il contrario, quasi come a dire che il figlio del Presidente della Repubblica dovrà morir di fame perché dovunque mette piede lascia insorgere molti sospetti. Orbene, sarebbe stato sufficiente che la dottoressa Gravagnuolo non fosse scesa direttamente in campo ma avesse offerto comunque tutta la sua esperienza dall’esterno ed in maniera non massiva e tutto il clamore di oggi non sarebbe affatto esistito. Dalle mie attività giornalistiche e pubbliche ho sempre, dico sempre, escluso tassativamente i miei figli e i miei parenti. Per buona pace di tutti.

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