Siria: sì al piano di pace del Consiglio di Sicurezza dell’Onu

Maria Chiara Rizzo

Forse si intravede un barlume di speranza per i siriani che, sebbene lontani dalle libertà anelate e dalle condizioni imprescindibili che pongono come presupposto per la cessazione delle proteste, potrebbero quanto meno assistere alla fine dell’escalation di violenza. Tale speranza sarebbe alimentata da una dichiarazione di Kofi Annan, l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite e attuale inviato dell’Onu e della Lega Araba, rilasciata ieri, nel corso della sua visita a Pechino, secondo cui il presidente Bashar Al Assad avrebbe accettato le richieste della comunità internazionale. In un’intervista rilasciata all’emittente Al Jazeera, il portavoce di Annan ha affermato che “Il governo siriano ha scritto all’inviato speciale di Onu e Lega Araba per accettare il piano approvato dal Consiglio di Sicurezza”.  Il piano si sviluppa intorno a sei punti chiave e prevede: la cessazione delle violenze sia da parte delle forze lealiste che da quelle ribelli, lo sgombero dei tank presidenziali dai teatri di guerra, una tregua giornaliera di due ore per consentire l’approvvigionamento di  beni di prima necessità in tutte le zone del Paese, il rilascio dei dissidenti politici, l’accesso garantito in tutte le zone afflitte dagli scontri e l’avvio di un processo di transizione politica sotto l’egida del governo di Damasco. Un programma, questo, che sicuramente non soddisfa le aspettative del popolo e che potrebbe trovarsi davanti un muro creato dall’opposizione siriana. Ciononostante, la disponibilità mostrata dall’establishment siriano ad accettare il piano, secondo Kofi Annan, sarebbe un importante passo avanti che potrebbe rappresentare il giusto presupposto per la fine delle violenze, nonché per la possibile apertura di un dialogo politico. La recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu è appoggiata anche dalla Russia, che, con il suo sostegno, ha  permesso il superamento dell’empasse internazionale sulle azioni da intraprendere per risolvere la crisi siriana. Il nuovo atteggiamento della posizione della Russia sarebbe dovuto alle novità o meglio al cambiamento dei toni in cui è espressa la risoluzione che, al contrario delle precedenti proposte, non fa alcun riferimento alla colpevolezza e alla richiesta di dimissioni del presidente Al Assad.

Nonostante la disponibilità espressa dal regime di Assad, le ultime notizie raccontano ancora di violenze consumate al confine con il Libano a seguito di un’incursione dei soldati in abitazioni in cui avevano trovato rifugio alcuni membri del Free Syrian Army, l’esercito libero formato da dissidenti.

 

 

 

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