Cimitero/Sa: il lugubre affare e … l’asino spagnolo Il 4 ottobre prossimo compariranno davanti al GUP i sette presunti responsabili dell’affare sui morti.

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Scrivo su questa vicenda con molto dolore. In primo luogo perché conosco personalmente uno dei sette presunti responsabili che stento a ritenere colpevole, in secondo luogo perché credo nella bontà dell’inchiesta e nella determinazione con cui è stata condotta e portata a termine. La vicenda, oltre che squallida, è anche sporca, molto sporca. Quando si tratta di “morti” tutti dovremmo inchinarci e non pensare mai e poi mai agli sporchi affari, al mercimonio più squallido che possa esistere. So bene, però, per l’età che ho e per l’esperienza maturata che queste cose purtroppo non solo esistono ma accadono con una certa frequenza. Sono un garantista e perciò dico che sarà necessario attendere prima l’udienza dinnanzi al GUP “dott.ssa Dolores Zarone” prevista per il 4 ottobre prossimo e poi l’eventuale processo. Se emergeranno tutti gli elementi per una condanna, al di là di ogni ragionevole dubbio, il collegio giudicante dovrà essere inflessibile e durissimo comminando una pena esemplare che possa servire da monito per tutti “quegli altri che sui morti intenderanno lucrare” in futuro. In questo senso la giustizia si è già avviata da tempo, fin dal 13 aprile 2012 quando scoppiò lo scandalo cimitero con gli arresti, tanto è vero che quattro dei sette indagati (Massimo Romaniello, Luigi Criscuolo, Salvatore Bisogno e Alfonso D’Avino) sono tuttora agli arresti domiciliari; gli altri tre (Silvestro D’Elia, D.P. e A.R. –indagati a piede libero) sono liberi. Il GIP “dott.ssa Elisabetta Boccassini” è stata inflessibile ed ha confermato a carico degli indagati le ipotesi di truffa aggravata, corruzione, falsità materiale e istigazione alla corruzione. Un bagaglio di accuse pesantissime che i collegi difensivi dovranno (è nel pieno diritto delle parti!!) cercare di alleggerire vistosamente se vorranno comparire in aula con qualche possibilità di successo nel senso di una lieve condanna. Le scaramucce procedurali non mancheranno e l’udienza preliminare sarà un vero e proprio processo anticipato da seguire con molta attenzione. Ripeto di nuovo, sono un garantista e fino a sentenza conclamata qualsiasi indagato è innocente. Conosco da tempo uno degli indagati, Luigi Criscuolo, e per questo costringo me stesso a pensare che non può essere vero tutto quello che è stato raccontato sui giornali in questi mesi. Luigi è una persona certamente esuberante, fisico possente, timbro di voce molto marcato, carattere sprucito e molto diretto, ma è di una disponibilità e di una umanità verso il prossimo davvero a 360 gradi. Impensabile che possa aver mercificato i morti, probabilmente è caduto in una trappola. Se invece così non fosse e venisse dimostrata la sua totale responsabilità insieme agli altri, visto la gravità e la natura molto odiosa delle accuse il carcere non potrà essere considerata una pena sufficiente ad espiare le colpe della squallida azione compiuta. Fortunatamente, per loro, siamo nel 21° secolo ed il Medio Evo è lontano ani luce, altrimenti per i responsabili di un delitto così immondo ci sarebbe stata  sicuramente la pena del cosiddetto “asino spagnolo”. Veniva utilizzata nell’esercito spagnolo fino al diciannovesimo secolo; la tortura consisteva nel far sedere la vittima (con le mani legate dietro la  schiena) a cavalcioni su di un muro dal bordo superiore a forma di V rovesciata. Le venivano, poi, applicati dei pesi alle caviglie aumentati progressivamente fino a che il corpo del condannato non finiva squartato in due. C’era, però, chi si salvava dopo giorni e giorni di durissime sofferenze; dipendeva dalla prestanza fisica e dall’accanimento del boia commisurato alla gravità del delitto. Da considerare, ovviamente, abominevole quello che avveniva nel Medio Evo o durante la Santa Inquisizione, ma sinceramente non riesco a trovare una forma diversa di punizione per chi mercanteggia sui morti.

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