Montepaschi: la rischiosità dei derivati

 

 

Filippo Ispirato

Il caso Monte dei Paschi di Siena e la bufera legata allo scandalo derivati, che ha causato negli scorsi anni delle pesanti perdite per l’istituto di credito sono al centro delle cronache politiche ed economiche di questi ultimi giorni, ma sono solo l’ultimo dei problemi legati all’uso spropositato dei derivati e della finanza speculativa.

La stampa e l’opinione pubblica si interrogano su come sia stato possibile che Giovanni Mussari, ex presidente della gruppo senese e dell’Abi, Associazione Bancaria Italiana, abbia potuto utilizzare strumenti tanto rischiosi quanto i derivati nel corso degli anni 2000, tra cui lo scambio di derivati con la banca giapponese Nomura del 2009 per la ristrutturazione del debito, e che le perdite siano state tanto ingenti da compromettere i bilanci del Montepaschi?

E in più, ci si è domandati su come sia stato possibile che nessuno nel mondo della politica, delle istituzioni economiche ed in quelle preposte alla vigilanza, sia a livello nazionale che europeo, si sia accorto di niente?

Quello che sta succedendo negli ultimi giorni a Siena è solo l’ultimo di una lunga serie di esempi in cui l’uso smodato di strumenti finanziari particolarmente rischiosi può causare gravi perdite per i bilanci di un’azienda e che finiscono per ripercuotersi su un intero sistema economico. Un esempio su tutti il crack della Lehman & Brothers e lo scandalo dei Cds e dei derivati del 2008, che come uno tsunami, o maremoto per chi preferisce il termine italiano, si è abbattuto sull’Europa ed in particolare sulla Grecia.

Finita la bufera mediatica si capirà con il tempo di chi siano le responsabilità in questo “Affaire Mps”, ma è importante analizzare le cause che hanno portato e potrebbero portare anche in futuro a nuovi casi del genere, se non ci si interroga sul funzionamento di un sistema che negli ultimi anni si è dimostrato fallimentare. Qui di seguito, una breve analisi delle cause comuni a diverse crisi finanziarie:

1.    Sistema premiante: spesso i grandi manager, i presidenti di multinazionali vengono valutati dai Consigli di Amministrazione sui risultati che apportano alle aziende nel breve periodo, solitamente entro i 3 anni, e spesso la loro retribuzione si basa su una quota fissa ed una parte variabile, chiamata sistema incentivante, basato sui risultati che vengono raggiunti. Se i risultati di bilancio sono positivi i Top Manager riceveranno un ulteriore premio sulla base dei dati positivi raggiunti, in caso contrario spetterà loro  esclusivamente la retribuzione fissa pattuita ex ante. Ovviamente, con queste regole del gioco, è alta la tentazione di ottenere grandi performance affrontando anche grandi rischi per l’azienda di cui sono alla guida

2.    Utilizzo eccessivo dello strumento “Derivati”: i derivati sono una famiglia di prodotti finanziari molto complessa e variegata che espongono chi investe a rischi di perdita molto elevati, causati dal cosiddetto effetto leva. Un aspetto che spesso caratterizza i derivati è la loro scarsa trasparenza e comprensione anche per esperti ed addetti al settore. Ultimamente sono sempre più utilizzati dalle banche d’affari, inseriti all’interno di diversi prodotti finanziari, in quanto maggiormente redditizi rispetto ad altre tipologie di investimento tradizionale.

3.    Ricorso alla finanza e non all’economia reale per la creazione di utili. A partire dagli anni ’90 del secolo scorso si è sempre di più cercato di ottenere dei profitti dalle attività finanziarie e speculative piuttosto che dall’economia reale. La finanza, da scienza nata per sostenere l’economia, si è a poco a poco resa indipendente dall’economia stessa, provocando, quando utilizzata in maniera estremamente speculativa, gravi crisi finanziarie.

4.    Impunità del sistema: molto sovente chi ha causato il crack finanziari dopo alcuni anni si ritrova al timone di nuove realtà aziendali. Questa è una caratteristica comune non solo di paesi come l’Italia, la Spagna o la Grecia, ma anche di nazioni apparentemente più virtuose, come gli Stati Uniti.

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