PD: lo sfratto impossibile !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Uno sfratto che non s’ha da fare, anzi che “non si può fare”. Sarebbe come se il condominio volesse sfrattare l’amministratore ben sapendo che il proprietario è sempre lo stesso amministratore che è anche il condominio. Ho provato a mischiare le carte anche io (come hanno fatto alcuni colleghi !!) per dimostrare che se si continua a fare così non si capisce più nulla. Dai report giornalistici fin qui pubblicati non è agevole capire una cosa importante: i locali di Via Manzo dove ha sede la segreteria  provinciale del PD (Partito Democratico) sono di proprietà dell’ex PCI e, quindi, dell’attuale PD. Per la normale amministrazione di quella proprietà, acquistata con i sacrifici economici personali di molti iscritti al PCI degli anni ’60 (tra i quali anche gli stessi De  Luca e De Biase), venne costituita una “società a responsabilità limitata” denominata GRAMSCI in onore e in ricordo di quel grande uomo di sinistra. La gestione ordinaria dell’immobile è continuata serenamente fino agli anni a cavallo del passaggio di secolo; con l’arrivo degli ex democratici cristiani (ex DC) e la creazione dell’unico partito con la sigla “PD” sono cominciati i problemi di gestione economica ed anche ai fini di salvaguardare l’identità della effettiva proprietà (ex PCI e non ex DC) è stato necessario affidare proprio alla srl Gramsci una sorta di “contratto di locazione”  (che il PD definisce “contratto simulato”) in modo da consentirle di acquisire liquidità da utilizzare appunto nella gestione ordinaria dell’immobile con pagamento delle varie imposte (TARSU, ICI, IMU, ACQUA, LUCE, ecc.). Il contratto di locazione è intestato a Mario De Biase e Alfredo D’Attorre non perché essi siano i “proprietari” dell’immobile ma soltanto perché  rappresentano la srl Gramsci, promanazione dell’ex PCI ed attuale PD. Nessuna bomba ecologica, insomma, ma soltanto “forzature ideologiche e sofismi giudiziari” sia da una parte che dall’altra, forzature e sofismi forse scaturiti (almeno per quanto attiene De Biase e D’Attorre) dalla rabbia per alcuni atteggiamenti arroganti di tutti coloro i quali (ex democristiani compresi !!) stanno continuando ad occupare e gestire i locali di Via Manzo. Insomma siamo di fronte ad un paradosso anche giudiziario del quale i magistrati fin qui chiamati in causa dovevano prendere atto rendendosi subito conto che i due attori in campo in definitiva erano lo stesso soggetto, anche perché mai e poi mai i due intestatari del contratto (De Biase e D’Attorre) potranno concedere in fitto i predetti locali a qualcun altro, ammesso e non concesso che il PD dovesse davvero lasciarli, in quanto la srl Gramsci fu costituita con lo scopo preciso e unico di gestire la proprietà immobiliare che è e rimane dell’ex PCI. Ma loro, i giudici, esaminano le carte e queste parlano linguaggi freddi e poco flessibili. In pratica la Gramsci non è un soggetto che ottenuto lo sfratto possa mettere a reddito i locali con un’altra destinazione se non quella di riconcederli in fitto allo stesso PD. Il tutto, quindi, assume la veste di uno scontro personale ed intestino con una variabile notevole rispetto alla data di inizio della querelle; ora Alfredo D’Attorre è un parlamentare del PD ed ogni suoi atteggiamento forzato potrebbe mettere in crisi le oltre sessanta situazioni di questo tipo esistenti su tutto il territorio nazionale. Va infine ricordato che solo nella nostra provincia la Gramsci gestiva immobili siti anche a Eboli, a Nocera e nel Cilento, dismessi con il tempo. Per Mario De Biase il discorso, invece, è sostanzialmente diverso e per lui, verosimilmente, valgono ancora le parole date e gli atteggiamenti razionali e non rancorosi, visto e considerato che in quella sede di Via Manzo dove ha trascorso molti anni della sua vita non potrà mai più rientrare, almeno fino a quando a Salerno governerà Vincenzo De Luca, e per questo non intende continuare a pagare di tasca sua le bollette che dovrebbe pagare la Gramsci che, però, non riceve le quote dal partito. Una tempesta in un bicchier d’acqua, dunque, destinata presto a rientrare nelle giuste pieghe del discorso. Sulla tempesta ci ha messo il suo “pizzico garbato” Romano Ciccone (detto Lello) soffiando sul fuoco delle polemiche,  ma ovviamente lo ha fatto nella veste di avvocato strizzando l’occhio alla politica. Uno sfratto impossibile, per buona pace di tutti.

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