Maria Chiara Rizzo
L’America di Obama si prepara ad un eventuale intervento in Siria. Il segretario della difesa americano, Chuck Hagel, ha annunciato che le forze statunitensi sono pronte a intraprendere un’azione militare contro il regime di Bashar Al Assad, dopo la diffusione della notizia secondo la quale mercoledì scorso le forze lealiste avrebbero attaccato con armi chimiche i ribelli nella periferia di Damasco. Gli USA starebbero vagliando diverse opzioni da studiare accuratamente, soprattutto in virtù dei tanti attori coinvolti nella vicenda, come l’Iran e Hezbollah, alleati di Assad. La Casa Bianca fa sapere che esperti dovranno accertare la veridicità dell’informazione prima di decidere qualunque azione, nonostante- fanno sapere fonti statunitensi- la presenza di prove quasi schiaccianti dell’attacco chimico. Sabato scorso il presidente Obama e il primo ministro inglese Cameron hanno fatto appello alla comunità internazionale per la concertazione di un’azione seria e decisa contro l’utilizzo di armi chimiche in Siria, che, secondo l’opposizione siriana, avrebbe provocato tra 500 e 1000 morti. Intanto, sabato scorso, gli Americani hanno deciso di inviare navi dotate di missili per potenziare la loro presenza navale nel Mediterraneo. Nel frattempo l’Iran non fa attendere la sua reazione all’annuncio di un possibile intervento americano. Il vice capo dello Stato maggiore delle forze armate, il comandante Massoud Jazayeri, ha dichiarato : « Qualora gli Stati Uniti dovessere violare la linea rossa, ci saranno dure consequenze per la Casa Bianca ». Gli effetti della crisi siriana si fanno sentire in tutta la regione e a farne le spese in modo più evidente, dopo il popolo siriano, è il Libano che, roccaforte di Hezbollah e alleato dell’Iran e del regime siriano, ha inviato migliaia di combattenti a battersi accanto alle forze lealiste. Gli attentati a Tripoli, cittadina del nord del Paese dei Cedri, non fanno altro che provare l’estensione a macchia d’olio della tragica situazione.