La genetica al servizio della tutela della Dieta Mediterranea

da Gilda Camaggio

Salerno, 4 novembre 2013 Gli strumenti contemporanei al servizio delle attività produttive e della cultura tradizionale perdute: passa per la genetica e l’analisi molecolare del territorio la tutela del patrimonio della Dieta Mediterranea al centro del significativo progetto portato avanti dall’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni  e presentato agli operatori turistici e i buyers in tour nel weekend nella zona per l’iniziativa “Turismo a piedi nel salernitano” promossa dalla Confesercenti provinciale di Salerno e conclusasi ieri.  Accolti nella cornice del Cilento Blue Resort a San Mauro Cilento dal vice presidente dell’Ente Parco Corrado Matera e dal presidente della Confesercenti Enrico Bottiglieri, i partecipanti al workshop – tra cui diverse agenzie specializzate in viaggi “verdi” e social trekking – sono stati i primi a conoscere i risultati del Censimento e monitoraggio avviato dall’Ente Parco sulla Biodiversità Vegetale Coltivata e Spontanea del territorio. La ricerca ha portato alla luce un patrimonio agricolo unico a rischio di dispersione e che al contrario, se recuperato, potrebbe rappresentare nuove opportunità di occupazione e di imprenditorialità. Diversi i risultati emblematici dello studio. Ad esempio, su 56 vitigni presenti nell’area, si è proceduto ad effettuare le analisi molecolari per il confronto con il database delle varietà note. Sono state in questo modo individuati 21 vitigni con genotipi unici che non trovano riscontro e dunque, allo stato attuale, sono coltivati solo nel Parco. Di tutte le accessioni raccolte è stato realizzato un campo collezione in una delle proprietà dell’Ente Parco. Altresì, al fine di preservare parte del patrimonio agricolo, è stato realizzato un progetto di conservazione ex situ che ha previsto la creazione di campi collezione di fruttifere tradizionali. In una prima fase del progetto, sono state recuperate numerose varietà autoctone di pero, melo, ciliegio, susino e albicocco. In continuazione con le attività già intraprese, Il progetto “Biodiversità Vegetale coltivata e spontanea” prevede di estendere il censimento, recupero e salvaguardia della biodiversità vegetale a numerose specie e varietà coltivate, attraverso la metodologia già sperimentata, con l’obiettivo fondamentale di qualificare culturalmente il pianeta-Parco, fornendo stimoli utili, affinché, all’interno dell’Area Protetta, si possa verificare la nascita di nuove attività imprenditoriali legate alla problematica della unicità dei prodotti. «Recuperare e far ripartire le produzioni uniche del territorio quali vero fondamentale baluardo della Dieta Mediterranea è la vera sfida che porta avanti l’Ente – ha spiegato Corrado Matera – seguendo due punti strategici fondamentali: salvaguardare la biodiversità spontanea e coltivata dell’area e coinvolgere gli agricoltori locali, le Associazioni e i Comuni nella tutela delle produzioni tipiche, anche mettendo a loro disposizione i risultati delle ricerche in corso».  «La scomparsa di cultivar e di varietà vegetali comporta una perdita insostituibile sia dal punto di vista “colturale” che “culturale” – ha aggiunto Bottiglieri – l’azione guida dell’Ente Parco sarà fondamentale non solo per il rilancio dell’agricoltura del territorio ma anche per le ricadute turistiche di un’area irripetibile per i suoi prodotti tipici».

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