Arabia Saudita: caccia agli immigrati

Maria Chiara Rizzo

Si è conclusa una settimana di “caccia all’uomo” in Arabia Saudita, dove le autorità locali hanno ispezionato ogni angolo della capitale, Riyad, alla ricerca di lavoratori stranieri attivi sul suolo nazionale illegalmente.

Le strade della capitale e non solo erano deserte: negozi chiusi, cantieri edili deserti e circolazione scorrevole, alquanto insolito nelle città del Paese. Secondo testimoni, nella zona industriale di Riyad, dove la maggior parte  della manovalanza è straniera, lunedì scorso i negozi erano tutti serrati, mentre gente scappava qua e la al suono delle sirene.

Per anni le autorità locali hanno finto di ignorare la folla di immigrati illegali, che secondo alcune stime si aggira intorno ai 9 milioni in un Paese di 18, che vive  indisturbato nel Regno e che è reclutato in aziende private per lavori che non richiedono qualifiche e competenze specifiche. Le statistiche rivelano che i principali paesi di provenienza della manodopera che sfugge ad ogni censimento sono Filippine, Indonesia, India, Pakistan, Etiopia, Yemen ed Egitto.

La sorta di “rappresaglia” di lunedì scorso è scattata al termine di un periodo di amnistia – indetto dal Ministero del lavoro il 3 Aprile scorso – che indicava il 5 novembre la data X entro la quale gli irregolari avrebbero dovuto abbandonare il paese. Nei giorni precedenti, le autorità locali invitavamo gli illegali a regolarizzare la loro presenza sul territorio del Regno, minacciando multe e arresti per i trasgressori. L’iniziativa per combattere il lavoro nero prevede multe salate per le società che hanno “assunto” immigrati non in regola. La misura è da considerare nell’ambito di una politica che mira a combattere l’economia sommersa e ad incoraggiare il reclutamento di sauditi nel settore privato. Oggi la popolazione locale e impiegata principalmente nel settore statale. In quello privato i sauditi sono ritenuti “più scomodi”, in quanto titolari di maggiori diritti e con esigenza di salari di gran lunga superiori a quelli riservati alla manovalanza straniere illegale, sebbene anche in aziende private ci sono sauditi impiegati per lo svolgimento di mansioni che richiedono competenze e qualifiche specifiche.

Domenica scorsa il portavoce del Ministero del Lavoro saudita, Mansour Rurki, aveva annunciato “la campagna di controllo verrà messa in atto in ogni città, provincia, paese e agglomerato rurale”.

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