SCUOLA/3: la giustizia dei bussolotti … da Carfagna a Bianchini, per finire a Taiani

Aldo Bianchini

SALERNO – La storia dei due presidi e del cancelliere del tribunale, prima messi in pensione d’autorità, poi riammessi ed infine, in maniera quanto meno opinabile, riammessi (due) ed esclusi (uno soltanto), continua. Ma andiamo con ordine. Nell’ultima puntata eravamo rimasti alla “camera di consiglio” (con il giudice Diego Cavaliero presidente per tutti e tre i casi in discussione, e con i magistrati Ippolita Laudati e Lia Di Benedetto per il caso Carfagna; con Lia Di Benedetto e Maria Teresa Belmonte per il caso Taiani e con Lia Di Benedetto e Irma Musella per il caso Bianchini) del 1° ottobre 2013 convocata dopo uno “strano” rinvio d’ufficio. Insomma una “camera di consiglio” che si compone e scompone, avendo sempre Cavaliero come presidente, cambiando solo i giudici a latere a seconda dei casi da discutere; nell’aula sono invece presenti tutti gli avvocati interessati alle tre pratiche in discussione. E’ una camera di consiglio “pittoresca” quella che viene celebrata nell’aula n. 129 della sezione lavoro: accade, infatti, che una delle parti processuali (che, in base al codice, potrebbe solo presenziare all’udienza e, per proferire parola, dovrebbe chiedere autorizzazione al presidente del collegio tramite il suo avvocato) dialoga e colloquia con i giudici, espone la sua tesi e addirittura contesta e cerca di zittire l’avvocato del Miur, il malcapitato Gennaro Amatucci, “reo” di insistere sulla richiesta di revoca dell’ordinanza di riammissione in servizio emessa dalla dott.ssa Belmonte! Quella “parte”, ovviamente, è il preside Salvatore Carfagna, che cerca in tutti i modi di far valere le sue “ragioni” e, come un fiume in piena, travolge tutto ciò che gli si presenta davanti.  Accade allora che il povero Amatucci, stanco di essere interrotto, e basito per le reiterate violazioni del protocollo di gestione delle udienze e delle regole di comportamento in aula, si rivolge al presidente del collegio, il dott. Cavaliero, il quale, forse per evitare che la situazione prenda un brutta piega –non si sa bene quale !!– si limita a “fare spallucce” e ad invitare i presenti (tutti!) a moderare i toni… D’altronde, potrebbe pensare qualcuno, cosa sarà mai questo obbligo di silenzio della parti in aula? Due parole non hanno mai fatto male a nessuno !!  La storia volge ora al termine, perché rimane solo da rappresentarvi la decisione, in merito alle tre vicende dei nostri protagonisti, adottata dal collegio (scomposto e ricomposto tre volte) il cui presidente, prima dell’inizio della camera di consiglio, aveva annunciato che sarebbe stato necessario qualche giorno di attesa per lo scioglimento della riserva e che, in ogni caso, la relativa ordinanza avrebbe avuto un metro di giudizio equanime per tutti e tre gli interessati, al fine di evitare –citiamo le testuali parole pronunciate– <<una giustizia dei “bussolotti”>>. Il dubbio, invece, che siano stati usati proprio i “bussolotti” da scongiurare si insinua quando, appena qualche giorno dopo (il 4 ottobre 2013), viene sciolta la riserva soltanto (ancora una stranezza !!) per il reclamato Carfagna, in ordine alla cui vertenza il tribunale, con una motivazione di poche righe, ha così disposto: <<deve evidenziarsi che il provvedimento (conferimento di incarico di reggenza del Convitto Nazionale, ndr) emesso dall’amministrazione reclamante risulta recante la data del 12 settembre 2013, quindi successivo anche all’emissione del provvedimento (collocamento a riposo d’ufficio, ndr) impugnato … Da qui è legittima la conclusione che la stessa amministrazione reclamante abbia ritenuto –conferendo l’incarico di cui sopra– il mantenimento in servizio del prof. Carfagna. Da qui la necessaria declaratoria di cessazione della materia del contendere >>. Bella botta, non c’è che dire !! Non siamo giuristi, né abbiamo la presunzione di poterlo essere, e riteniamo che i provvedimenti giurisdizionali debbano sì essere rispettati, ma possano legittimamente essere commentati e anche criticati, in maniera costruttiva, quando occorre: nel caso di specie, oggettivamente, sorgono spontanee due semplici domande. La prima è: ma se il collegio giudicante, convocato per il 4 settembre, non avesse rinviato la camera di consiglio (si è trattato, per la cronaca, di un mero rinvio, senza motivazione), la decisione (considerata la rilevanza che è stata attribuita al provvedimento del 12 settembre relativo al conferimento della reggenza del Convitto Nazionale) sarebbe stata quindi diversa? La seconda merita una breve e semplice riflessione: contendere, nell’accezione della lingua italiana, significa “competere, lottare per ottenere qualcosa o per impedire che altri la ottengano” (così come riportato nel ns. dizionario, ndr); cessazione della materia del contendere, quindi, significa che le parti in contrasto non “lottano” più perché è venuto meno l’interesse a fondamento della lite: ma allora, se in udienza c’è stata una tale battaglia, come vi abbiamo raccontato, se nella ordinanza stessa del collegio si legge che << il Miur ha insistito nella richiesta di accoglimento del reclamo … >>, come mai i giudici hanno rilevato una carenza di interesse a resistere da parte dell’amministrazione e hanno dichiarato “cessata” (!!) la materia del contendere, arrivando addirittura a ritenere <<necessaria>> tale <<declaratoria di cessazione>>? Non aggiungiamo altro, anche perché dobbiamo occuparci, nella conclusione della storia, degli altri due protagonisti: il preside Bianchini e il cancelliere Taiani, infatti, hanno atteso (14 giorni per il primo e 7 giorni per il secondo) mediamente una decina di giorni in più per il loro verdetto e, all’atto del deposito delle rispettive ordinanze, si scopre l’ultima meraviglia: per il preside Bianchini viene revocato il provvedimento del giudice di prime cure e si dispone il collocamento a riposo; per il cancelliere Taiani, invece, viene rigettato il reclamo e continuano a rimanere aperte le porte del tribunale. Ad essere estremamente corretti, però, va detto che per il Taiani (a differenza di quanto avvenuto per il Carfagna) la motivazione posta a fondamento del venir meno della lite è abbastanza trasparente ed oggettiva. La difesa di Taiani, infatti, (avv. Gaetano Paolino, consigliere dell’ordine e difensore anche di Carfagna..) aveva depositato in udienza (camera di consiglio del 1° ottobre) un provvedimento di trattenimento in servizio del Taiani emesso “postumo” dal Dipartimento del Ministero della Giustizia; un provvedimento datato 16 settembre 2013, per cui rimane anche per il Taiani un dubbio atroce (come per Carfagna !!): e se il collegio avesse deciso la causa (come avrebbe dovuto) il 4 settembre..? . Alla luce del fatto che l’unico trombato è il preside Bianchini, per non ripetere l’affermazione del Marchese del Grillo, vengono naturali alcune domande. Ma il metro di giudizio equanime annunciato dal presidente dei tre collegi dove è andato a finire? Forse nei “bussolotti” che volevano essere evitati ? Ma c’è, ovviamente di più. Se al preside Carfagna è stata data la reggenza del Convitto Nazionale (sic !!) non ci sarebbe nulla da eccepire, salvo la frettolosità e la contestualità del provvedimento, perché al preside Bianchini è stata negata, dallo stesso attore, la reggenza della scuola di San Cipriano Picentino ? Amara la conclusione, la Bouchet attrice quando decideva di concederla (la sua immagine !!) la dava a tutti, senza bisogno di ricorrere ai bussolotti e senza incorrere in squallide parzialità. Decisamente di segno opposto il Bouchè provveditore regionale, che quando decide di darla (la reggenza !!) la da a chi dice lui ricorrendo, forse, ai bussolotti e incorrendo sicuramente in squallide parzialità.

One thought on “SCUOLA/3: la giustizia dei bussolotti … da Carfagna a Bianchini, per finire a Taiani

  1. Ricostruzione attenta e precisa che ha rivelato stomachevoli particolari a me, parte in causa, sconosciuti. Un esempio di giornalismo di alta scuola, che scava nelle cose e le commenta senza timore riverenziale. “Il modo ancor mi offende”, avrebbe commentato il Poeta, io, più modestamente non posso che parafrasarlo con “Ahi, serva Italia, di dolore ostello”. Molto bello l’accostamento tra la Bouchet e il DG Bouchè, solo che il per il secondo avresti dovuto usare il maschile secondo perché lui “lo da”(il contentino a qualcuno). Grazie per la solidarietà e, nel mio piccolo, posso garantire che la questione non finisce qua. Auguri a tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *