Caimangate/19: De Luca, il leader attuale ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho letto e riletto con molta attenzione l’editoriale di Andrea Manzi (I Confronti) pubblicato da Cronache del Salernitano in data 27 dic. 2013 con il titolo: <<Un leader inattuale>>, riferito, ovviamente, al sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. Rispetto, ovviamente, il pensiero del collega Andrea Manzi ma non lo condivido se non per alcuni aspetti marginali. Comincio subito dall’aspetto che condivido, quello sull’opportunità di cadere nel familismo più spregevole da parte di un personaggio che, fino a qualche anno fa, era apparso come assolutamente intoccabile anche dagli affetti familiari. Ma è proprio la scelta del figlio Piero, come probabile erede politico, che dovrebbe indurre a dei ragionamenti più approfonditi circa la credibilità del personaggio. Questa scelta, secondo me, mette in evidenza due difficoltà: l’essere leader e scegliere il delfino; qualità che appartengono soltanto ai grandi personaggi politici. A mio avviso Vincenzo De Luca non è mai stato un “leader” ma soltanto un “personaggio fortemente carismatico”; la differenza tra le due definizioni ogni tanto la spiega autorevolmente il rettore della Luiss di Roma, Massimo Egidi, quando dice che il leader è colui il quale naturalmente e con grande serenità riesce a scegliere ed allevare il “suo delfino” per ragioni che promanano dalla sua immensa cultura politico-sociale-istituzionale e da un sicuro progetto di gestione della cosa pubblica;  invece il personaggio carismatico è colui il quale si impone soltanto in forza della propria dirompente personalità su tutti quelli che gli gravitano intorno avendo come unico obiettivo l’affermazione del proprio “io” come primario bisogno personale e non potrà mai avere delfini veri ma soltanto servi pronti ad impallinarlo per “godere degli avanzi della tavola del signore” (da I Promessi Sposi !!). Purtroppo, gentile Andrea Manzi, l’intero territorio provinciale non esprime alcun soggetto (nella sinistra come nella destra !!) in grado di mettere in discussione la premier-schip carismatica di Vincenzo De Luca. Forse poteva riuscirci soltanto Edmondo Cirielli ma è stato impallinato dalla sua stessa coalizione politica e dalla sua stessa arroganza politica (che è una sottospecie del carisma) prima ancora di far “tornare grande Salerno”. E’ vero che De Luca è entrato da “borioso” e non per sfruttare l’equivoco sogno leaderistico del secondo novecento ma per approfittare dell’insipienza di tutti gli altri ed anche di chi era stato bloccato dagli eventi giudiziari. Vincenzo De Luca non è mai stato “il grigio impiegato di un malinconico partito” ma è stato il segretario provinciale per moltissimi anni di quel potente partito che affilava le armi, spalleggiato da certa magistratura, per la conquista del potere nella maniera più spregiudicata possibile, altro che grigio impiegato. Forse “grigio impiegato” sarà stato Mario De Biase che De Luca ha sponsorizzato, cullato, sfruttato e buttato via proprio perché non essendo un leader ha avuto subito paura che il vecchio compagno gli sfilasse il trono da sotto il sedere. E così si è trovato solo, con una pletora di questuanti intorno, senza punti di riferimento sicuri e stabili per il futuro; non si fida fino in fondo neppure dell’on. Fulvio Bonavitacola (che ha indubbiamente un cervello che gira per conto suo !!) e si è guardato bene dal dare spazio alle legittime aspirazioni di Ferdinando Argentino (che gli è stato vicino fin dalla fine degli anni ‘80) che dalla sera alla mattina si è visto messo fuori dal sistema di potere del caimano. Un leader non rimane mai solo nel deserto dei tartari, può essere impallinato, questo sì, ma alla fine il suo pensiero e la sua linea risultano sempre vincenti. Da qui le ragioni della scelta familistica che, se per certi versi è ripugnante, lo dovrebbe mettere al riparo da brutti scherzi; del resto anche altri personaggi del passato (leggasi Carmelo Conte !!) stanno facendo ricorso a scelte analoghe che all’estero, nei Paesi più avanzati, non destano scalpore o indignazione. Mi meraviglio che soltanto oggi Andrea Manzi si accorge delle sparate di De Luca (che ha sempre fatto !!) contro la stampa cercando di <<spacciare per calunnie di stampa inopportuni e rischiosi debutti politici familiari>>; mi meraviglio ancora di più che soltanto oggi Andrea Manzi si accorge che <<un’informazione acritica e prona ha favorito il contrabbando ideologico di un potere invasivo>> anche perché De Luca non si è mai nascosto ed ha sempre cercato di bacchettare e ridicolizzare tutti, soprattutto i giornalisti senza che questi ultimi abbiano mai avuto il coraggio di reagire pur contando (come lo stesso Manzi !!) su strutture editoriali anche abbastanza importanti rispetto ai tempi ed ai luoghi del potere salernitano. Personalmente ho assistito a sceneggiate veramente ridicole sui cantieri, sui sagrati delle chiese o sulle scalinate da inaugurare; fino a poco tempo fa il sindaco appena arrivava sul posto, in maniera irridente per tutti gli altri, invocava a gran voce una giornalista  in quanto senza la sua presenza non dava inizio alle penose cerimonie (solo per caritatevole senso di rispetto non faccio il nome e il cognone di quella collega che da poco, comunque, si sta scatenando contro il suo mentore solo perché fatta fuori dal giro delle “veline” che contano !!), e tutti zitti, proni e ossequiosi.  Di questo strano rapporto, De Luca-stampa, ho parlato e scritto all’infinito senza mai raccogliere il plauso o soltanto il sommesso assenso di qualcuno e in particolare dei colleghi, men che meno di Andrea Manzi che probabilmente soltanto per caso, e forse di recente, si è accorto della mia presenza.

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