Il ventennio

Giovanna Naddeo

Leadership, legge elettorale, Parlamento, immigrazione, lavoro, cittadinanza, Europa…Questi i temi discussi alla presentazione del nuovo libro di Gianfranco Fini tenutasi ieri 4 febbraio presso il Salone dei Marmi del Municipio di Salerno. Lo stesso Fini ha ringraziato di cuore i numerosi salernitani presenti, ricordando, inoltre, quante altre volte Salerno lo ha accolto festosa, sia durante il memorabile comizio a Piazza della Concordia accanto a Giorgio Almirante nel MSI, sia nei vari incontri di An. Un ventennio fa. Il ventennio. Questo il titolo del libro (ed. Rizzoli), in cui l’autore ripercorre non soltanto la sua carriera politica, ma anche la storia della Destra italiana, dal 1993 al 2013, secondo il suo punto di vista.

A introdurre l’incontro vi era l’avv. Michele Sarno, presidente dell’associazione Per Salerno nonché amico del già Presidente della Camera.  L’avvocato Sarno, infatti, non ha risparmiato il suo affetto e la sua vicinanza a un amico di vecchia data, ribadendo inoltre che << il desiderio di fare politica è ancora forte>> nell’elettorato italiano.

I giornalisti Franco Esposito, direttore dell’emittente locale Telecolore, e Paolo Russo, responsabile della redazione di Salerno de Il Mattino, hanno invece intervistato il politico. Fini infatti si sente ancora un politico, è un politico a tutti gli effetti pur non sedendo più tra i banchi di Montecitorio ma parlando con i cittadini e con i membri della sua nuova associazione, Libera Destra.

Come sottolinea più volte lo stesso Fini, nel libro vi sono si numerose critiche a Berlusconi e Bossi, ma è essenzialmente un libro << autocritico >>. Alla domanda del giornalista Esposito riguardo il suo più grande errore in questo ventennio, Fini non indica quel lontano 2009 in cui nacque il PDL con lo scopo di creare un sistema bipolare in opposizione al Pd di Walter Veltroni; Fini concepisce il suo errore, piuttosto, nella scarsa valutazione della leadership accentratrice di Berlusconi e per questo alla fine inaccettabile.

<< Il PDL, sin dalla sua nascita, è sempre stato un partito patronale, una proprietà di Berlusconi, una delle numerose aziende di Berlusconi.>> spiega Fini. Un partito dove il suo leader, impegnato nella risoluzione delle sue questioni personali (quanto è fastidioso quel dannato Titolo IV sulla giustizia!), << non convince i suoi alleati, bensì li comanda >>.

<< Alfano è stato scelto perché è così cortese da darmi del Lei >> così Berlusconi motivò la scelta del suo delfino a Fini. E il nuovo delfino, il giornalista Toti? Un altro piccolo insignificante bullone della  enorme macchina berlusconiana.

E da Berlusconi, i giornalisti hanno indirizzato il discorso sulle vicende  e sulle offese, fisiche, verbali e online, di questi giorni alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, da parte di M5S. Fini ha ricordato l’originaria funzione del partito, con la sua chiara e limpida ideologia e in cui se non si condivideva una particolare idea ci si prendeva le proprie responsabilità. Oggi invece, con Twitter e tutti gli altri social network, il partito (a eccezione di FI, di cui i vari membri sono sottomessi al “padrone”) obbedisce ai tweet del web ( si ricordi la candidatura bruciata di Franco Marino a Presidente della Repubblica). Il movimento di Grillo, invece, pur servendosi del web, è demolitore del sistema dall’interno del sistema, ossia delegittima le istituzione boicottando dall’interno il Parlamento stesso.

E allora oggi la Destra dov’è? << La Destra è dispersa>> spiega Fini. << Per rimettere tutti insieme occorrono obiettivi e contenuti comuni>>.

Dalla politica interna all’Europa e all’emigrazione.

Fini infatti parla di “generazione Balotelli”. << Come in molti Paesi del mondo dove ai vertici dirigenziali troviamo discendenti di quegli emigrati che in età giolittiana emigrarono dall’Italia, così oggi è giusto dare le stesse possibilità a coloro che approdano o salpano sulle coste italiane.>> La proposta di Fini è quella di concedere la cittadinanza non secondo lo ius solii proposto dal Pd, bensì dopo il ciclo obbligatorio di studi.

<< L’Italia deve essere non di chi è italiano, bensì di chi la ama>>.

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