Quale futuro per il Mezzogiorno?

 

Filippo Ispirato

L’Osservatorio Politiche Giovanili di Nocera, associazione culturale presieduta dal Dott. Claudio Guarnaccia, ha organizzato la settimana scorsa a Nocera un incontro-dibattito con il Prof. Salvatore Villani (docente di Scienza delle finanze presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II) e con il Dott. Marco Esposito (giornalista de Il Mattino e per due anni – giugno 2011-maggio 2013 – assessore alle Attività produttive del Comune di Napoli).

Tema del convegno è stata la presentazione del libro “Separiamoci” di  Marco Esposito a cui ha fatto seguito un’ampia riflessione sulla situazione economica e sociale dell’Italia, ed in particolare di quella meridionale, a sei anni dallo scoppio della bolla immobiliare legata ai mutui subprime, per rinnovare l’attenzione su un tema di grande attualità: le sorti del Sud Italia dopo il fallimento delle politiche anti-crisi e le false promesse del federalismo fiscale, che tanto spazio ha avuto nelle scorse agende politiche.

Il libro di Esposito è un libro di forte denuncia di una realtà che molti non capiscono, o fanno finta di non capire, e che ormai è divenuta intollerabile: “Da oltre vent’anni in Italia qualsiasi scelta viene presa in base all’interesse di una sola parte del Paese. Nel Mezzogiorno prima sono sparite le banche, poi le grandi aziende, adesso si riducono strutture sanitarie, autobus, treni e presto saranno a rischio scuole e università. Si è arrivati a raccogliere tasse al Sud per investirle al Nord”.

Sarà un caso, ma lo stesso neo Premier Renzi sembra abbia dimenticato di inserire nella sua agenda programmatica la questione Mezzogiorno, e motivarne la sua omissione solo come una ferma volontà di agire concretamente per le regioni meridionali, evitando i soliti effetti annuncio dei precedenti governi, sembra regga poco come giustificazione. 

La crisi economica innescata dal crollo della Lehman Brothers nel lontano Settembre 2008, ha colpito fortemente il nostro Paese, aggravando le inefficienze del sistema produttivo e gli squilibri territoriali preesistenti tra il Nord ed il Sud Italia.

La lunga congiuntura ha prodotto i suoi effetti negativi soprattutto nell’Italia meridionale, considerata ormai come un’area “a forte rischio di desertificazione industriale”, minacciata dal crollo dei consumi e degli investimenti e dall’aumento della disoccupazione giovanile, mai così alta dal 1977 ad oggi.

Negli ultimi mesi solo nella nostra provincia hanno delocalizzato o rischiano  la chiusura diverse aziende storiche, quali la Filtrona, la Paif, le Arti Grafiche Boccia e L’Acg Flat Glass.

Il processo di desertificazione industriale a cui si assiste rischia, senza un programma concreto e serio di riconversione e di sostegno all’economia da parte del sistema politico, non solo di ostacolare la ripresa ma di trasformare la crisi ciclica attuale in un sottosviluppo permanente.

Esposito ha esposto in maniera molto chiara e dettagliata una proposta molto provocatoria: “Separiamoci. Limitando i litigi, se possibile. Raffreddando i rancori. Ma separiamoci, perché quando l’insofferenza prende il posto dei progetti è meglio troncare il rapporto. Separiamoci perché la grande famiglia europea consentirà a ciascuno di coltivare le proprie aspirazioni in un futuro di pace, mentre proseguendo il cammino da separati in casa, tra accuse reciproche e dialoghi tra sordi, si rischierebbe di far prevalere i livori e di procedere azzoppati, entrambi”.

Si tratta di una provocazione o dell’unica prospettiva sensata per uscire dalla crisi e ritornare ad essere liberi di sviluppare le proprie  potenzialità?

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