Mangiare sano uguale dieta dimangrante?

Giovanna Senatore

 

L’informazione che arriva attraverso mille canali multimediali ci dà ogni giorno conferma di quanto sia importante “nutrirci in maniera corretta e sana” per stare in salute e non solo per essere fisicamente in forma. Nel gergo comune con il termine “dieta dimagrante” si identifica un periodo in cui si mangia in maniera corretta, sana e scarsa: è verissimo che per dimagrire è necessario curare l’alimentazione (purtroppo non tutte le diete oggi in commercio attuano questo principio) ma è sbagliato pensare che la scelta di cibi salutari sia confinata al solo periodo di dieta dimagrante, settimane in cui è necessario “sacrificarsi”, eliminare gli alimenti “ingrassanti”, preferire una cucina leggera fino alla realizzazione dell’obiettivo di peso. Da ciò cosa si può dedurre? Che chi è magro può mangiare di tutto? Che la scelta di alimenti sani è un problema di chi deve dimagrire? Che una volta raggiunto il peso forma si può ricominciare a mangiare di tutto? E se parliamo dei bambini dobbiamo condividere ciò che spesso si sente dire alle nonne riguardo i nipoti, quando la mamma proibisce un alimento: “è piccolo lascialo mangiare”? Tutto ciò è assolutamente sbagliato e purtroppo è un concetto duro da essere scalfito: la corretta e sana alimentazione comincia da piccoli ed è un concetto che molto più ampio e importante di una semplice dieta dimagrante, che riguarda tutta la nostra vita ed ha come obiettivo non quello, o non solo, di mantenerci in forma ma soprattutto di preservarci in salute. Da bambini vanno inculcate anche le regole di alimentazione, ed è compito prima di tutto dei genitori: una mamma dal momento in cui apprende di essere incinta cura la scelta del cibo da mangiare (almeno dovrebbe) perchè sa che alimenta anche il feto e ciò continua dopo la nascita attraverso il latte materno, e, ancora, con lo svezzamento in cui si scelgono i cibi più sani e genuini per il bambino, e così dovrebbe essere negli anni seguenti almeno finchè il genitore ha il potere di “incidere” nelle scelte alimentari del figlio. Vietare o limitare un alimento ad un bambino di 3-10 anni non è tanto per evitargli di ingrassare o per farlo dimagrire ma è per “dettare le regole della corretta alimentazione”: se le bibite gassate per il loro contenuto in zuccheri predispongono il bambino, oltre che all’obesità, al diabete, a tumori e altre malattie è necessario evitare di metterle a tavola, ed educarlo, con l’esempio, a consumarle solo in rare occasioni. La fortuna di essere magri e non ingrassare preserva, è vero, da alcuni malattie legate al sovrappeso ma l’alimentazione eccessiva e/o sbagliata predispone, comunque, a numerose patologie che possono colpire ad esempio l’apparato digerente o il sistema cardiocircolatorio: esagerare con gli alimenti grassi anche se esternamente il nostro corpo non li accumula può comportare l’aumento del colesterolo e/o trigliceridi. Se per “alimentazione” intendiamo l’atto effettivo di introdurre il cibo nell’organismo con “nutrizione”, invece, ci riferiamo alla “risposta” che il corpo dà a ciò che mangiamo, cioè  all’assorbimento e alla trasformazione delle sostanze nutritive. Noi siamo responsabili degli alimenti che scegliamo e che diamo all’organismo poi ciò che avviene dentro non dipende da noi, eppure è chiaro come la scelta del cibo ci fa diventare attori anche della “nutrizione”.

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