Cemento/35: la guerra del Crescent e … la risposta di Rainone nella la città del silenzio !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Per questo mio ennesimo approfondimento sul Crescent e sulla cosiddetta <<battaglia del cemento>> che da più decenni impera su Salerno mi piace partire da un assunto che, naturalmente, non il verbo in assoluto: “”Negare che a Salerno imperversi la battaglia del cemento, intrisa di rapporti politici e di alleanze trasversali, per la conquista degli appalti pubblici sarebbe come dire che il bianco è nero e viceversa””. Soffermarmi sull’analisi del perché esiste la battaglia del cemento sarebbe, invero, come ripetere tutto quello che vado scrivendo in questa inchiesta denominata <<Cemento, alla conquista di Salerno>>, inchiesta che volendo può essere riletta fin dalla prima puntata pubblicata su questo stesso giornale il giorno 11 ottobre 2012. Solo per chi mi leggesse la prima volta ripeto che la battaglia del cemento è stata la causa della grande rivoluzione dei primi anni ’90 (passata sotto il nome di tangentopoli) voluta innanzitutto dagli imprenditori di quell’epoca che non sono molto distanti, anche per rapporti di parentela, da quelli di oggi. E il clima che oggi si respira a Salerno è assolutamente identico a quello che si respirava negli anni 90 e 91; facevo il giornalista allora e lo faccio ancora oggi; e lo faccio sempre nello stesso identico modo, senza entrare in tribunale, senza chiamare gli avvocati, senza inseguire indagati-imputati e imprenditori, senza frequentare il comune, senza frequentare la provincia, senza presenziare alle inutili conferenze stampa e senza pietire notizie, ma parlando e confrontandomi con la gente quotidianamente sui tanti e lunghi marciapiedi della città. A me piace approfondire le notizie ben sapendo che è molto difficile, ma ci provo anche se a volte sbaglio; il necessario è metterci passione nelle cose che si fanno. Probabilmente, anzi certamente, i tempi sono cambiati ma non me la sento di adeguarmi ad essi, soprattutto non me la sento di riportare nei miei scritti la dichiarazione di tizio o di sempronio e fare da grancassa al padrone di turno, cosa che altri fanno spesso, purtroppo, soltanto per <<una pizza e una birra>> come dice il sindaco De Luca (e in questo, solo in questo, condivido pienamente il pensiero di Vincenzo De Luca quando parla di noi giornalisti). La costruzione del Crescent, almeno ai miei occhi, appare come la punta di diamante in fatto di lavori che una volta erano pubblici e che oggi vengono rivestiti con il velo del “pubblico-privato”; un appalto agognato da diverse imprese o raggruppamenti di esse (un po’ come si faceva agli inizi degli anni ’90); salvo poi a far scoppiare la bagarre quando qualcosa non va nel verso giusto. E negare che sul Crescent non ci sia stata, e non ci sia, bagarre sarebbe come dire che il bianco è nero e viceversa. Non mi addentro nelle varie fasi inquiete ed allarmanti delle battaglie consumate tra i diversi gruppi imprenditoriali per il Crescent ed anche per il Termovalorizzatore, con innegabili riflessi anche sulla Salernitana Calcio; su questi argomenti ho già scritto abbastanza. Detto questo, detto tutto questo che è frutto di mie personalissime convinzioni maturate in tanti anni di lavoro giornalistico ma anche, se non soprattutto, di ispettore di vigilanza per gli infortuni sul lavoro che mi dato (come valore aggiunto rispetto ai normali giornalisti !!) la possibilità di conoscere fatti e misfatti legati agli intrecci politica-imprenditoria (e mi fermo qui !!), passo ad analizzare il commento che Eugenio Rainone, esponente di spicco dell’omonimo gruppo imprenditoriale, ha inteso postare in maniera democratica su questo giornale a commento del mio precedente articolo dal titolo “”Caimangate: Crescent, il silenzio di Miccio e … la mossa a sorpresa !!””. Prima di andare avanti sento il dovere di congratularmi con Eugenio Rainone (che non conosco e che, forse, non ho mai incontrato di persona) e di ringraziarlo pubblicamente per il contenuto del commento che, seppure deciso e duro, è perfettamente in linea con quella sorta di <<rispetto dei ruoli>> che molto spesso la maggior parte dei personaggi pubblici (politici e/o imprenditori che siano) perdono di vista. Soltanto così, in questa che io spesso chiamo <<la città del silenzio>> (e non mi vengano a dire che Salerno non è la città del silenzio !!), può nascere e crescere un sano dibattito che può partire anche da errori e/o da presunzioni purchè alla fine raggiunga l’obiettivo della discussione democratica e largamente diffusa e condivisa. Ad esempio le monocratiche decisioni del sindaco non mi piacciono perché alla fine il personaggio potrebbe essere osannato e, forse, anche dileggiato; e non è giusto in un sistema cosiddetto democratico che dovrebbe aprire alla partecipazione di tutti. Certo che le dichiarazioni di Eugenio Rainone, almeno quelle ultime dinanzi la casa della Soprintendenza corredate da splendide foto, non lasciano trasparire <<rabbia né tantomeno … aggressività>>, ma io, ripeto, non faccio la cronaca ma tento di abbozzare l’analisi, e l’analisi mi suggerisce che anche Eugenio Rainone non è andato tanto per il sottile (stando alle cosiddette cronache giornalistiche !!) quando <<avrebbe strapazzato>> a parole il malcapitato Roberto Celano nei corridoi del Comune di Salerno. Utilizzo sempre il condizionale perché, non essendo stato presente e non avendo telefonato né a Celano e né a Rainone, non mi fido delle notizie di cronaca proposte dai tanti colleghi giornalisti. Del resto io non ho mai dato giudizi sulla <<famiglia Rainone>> in quanto tale, non mi permetterei, ho avanzato ipotesi di giudizio sul <<gruppo imprenditoriale Rainone>> che è altra cosa. L’ho fatto con l’intento di capire prima io e poi di spiegare agli altri come mai un gruppo imprenditoriale di così grossa portata possa sposare una causa politica all’ombra di un potere che va sfaldandosi giorno dopo giorno anche se all’apparenza è tuttora intatto, tanto da sembrare inattaccabile. Lo dico perché qui si corre seriamente il rischio di una riedizione della rivoluzione di cui in apertura con effetti ancora più catastrofici di quelli degli anni ’90. E in questa rete ci stanno cadendo tutte le grosse imprese e/o i raggruppamenti di esse; penso all’altra impresa che oggi primeggia in città, quella del gruppo Lombardi che con Antonio è anche alla testa dell’Ance. L’ing. Antonio Lombardi, ad esempio, è un personaggio che, dopo avermi profondamente ed irreversibilmente deluso sul piano del rapporto etico e umano, continua ad inanellare errori su errori anche nelle scelte dei soggetti che dovrebbero sostenere la sua azione in campo politico-imprenditoriale. Ma questa è altra storia che tratterò a parte. Non ho bisogno di chiedere informazioni sulla famiglia Rainone (è un fatto che esula dai miei compiti) così come non ho bisogno di chiedere ai fornitori, ai lavoratori, alle stazioni appaltanti, alle forze di polizia o agli istituti di credito; lo so da me che il gruppo Rainone è uno dei più solidi e importanti, l’ho scoperto nei miei lunghissimi anni di lavoro ispettivo andando in giro per tutta la provincia e conoscendo le realtà reali di tantissimi imprese, e non solo nel settore edile. Così come sono perfettamente convinto che il <<gruppo Rainone>> non ha colorazioni politiche (anche se i singoli componenti hanno verosimilmente idee politiche !!) e come tanti altri gruppi cerca di <<fare impresa>> per vincere gli appalti (come quello da 15milioni di euro vinto proprio in questi giorni per la costruzione del <<grande villaggio cinematografico>> di Giffoni Multimedia), per garantire lavoro e occupazione e non soltanto per tornaconto personale (che pure non deve mancare !!). Mi è piaciuta soprattutto un’affermazione di Eugenio Rainone che riporto integralmente: <<Egregio direttore Le anticipo che la mia azienda non ha connotazioni politiche perchè è mio fermo convincimento che le aziende che “vivono di politica” hanno vita breve, la mia esiste da oltre 40 anni. Se poi operare a Salerno o costruire il Crescent vuol dire essere speculatori, arroganti, irrispettosi e “servitori” di politici allora Le consiglio di andare al passo con i tempi ed aggiornare il suo modo di fare giornalismo>>. Al di là del fatto che non ho mai usato queste definizioni nel mio modo di fare giornalismo, con questa affermazione Eugenio Rainone, forse non volendo, scopre l’altra faccia della medaglia che non è sua e non gli appartiene. Quando un imprenditore si fida troppo della politica corre il rischio di apparire speculatore, arrogante, irrispettoso e servitore perché è proprio la politica (e qui entra in gioco l’altra faccia della medaglia !!), quando si sente braccata e messa alle corde, a farlo apparire così. E si potrebbe continuare all’infinito per finire di ripetere sempre le stesse cose, perché alla fine la storia si ripete nell’ottica di un grande alibi per tutti (Massimo Chieli docet !!). Non so a quanti piacerà la mia analisi, con tutti gli errori possibili, ma è la mia analisi ed io sono sempre pronto al confronto ed al dialogo, meglio ancora se dinanzi ad una tazzina di caffè, un po’ come ha fatto Eugenio Rainone con il suo commento. Alla prossima..

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