Aldo Bianchini
SALERNO – Prendo spunto dall’ottimo articolo del collega Pasquale Sorrentino, pubblicato su Il Mattino dell’ 8 ottobre con il titolo: “Strade killer, pronta la mappa dei pericoli”, per cercare di portare un po’ di chiarezza nel luogo comune che ogni giorno si fa sempre più strada tra la gente ed anche tra gli addetti ai lavori e le istituzioni locali e non. Dalle voci di chi ha modo di intervenire sulla questione delle strade provinciali (vescovi, sindaci, amministratori, associazioni, ecc.) sembra quasi di captare la convinzione che la pericolosità delle strade provinciali (di cui anche il Vallo di Diano è disseminato) dipenda quasi interamente dall’Amministrazione Provinciale che per lunghi decenni è stata gestita dal centro sinistra e che soltanto negli ultimi cinque anni lo è dal centro destra. Per fermarci al Vallo che in queste ultime settimane ha evidenziato una valanga di croci per i tanti morti sulle strade bisogna subito precisare che la mappatura principale delle strade provinciali fu disegnata a cavallo della seconda rivoluzione industriale, tra l’800 e il 900, e quindi con un posizionamento e dimensionamento delle stesse adeguati ai tempi di allora con carreggiate percorse soltanto da carri e carretti. Presero vita, così, le strade provinciali cosiddette pedemontane, cioè tutte quelle strade con pochi rettilinei, molte curve e alti e bassi che costeggiavano il grande pantano melmoso e collegavano i vari paesi. Dopo la grande bonifica degli anni 20-30 presero vita tutte quelle strade (leggermente un po’ più larghe perché incominciavano ad affacciarsi le prime autovetture) che attraversano in lungo e in largo il territorio del Vallo con lunghissimi rettilinei e poche ma pericolosissime curve. In questi ultimi ottant’anni quasi nulla è stato cambiato dell’originario assetto stradale provinciale. Arriviamo al giugno 2009 con l’avvento del centro destra alla gestione dell’Ente provincia che dovette subito far fronte alla straripante richieste di emergenza per le strade ed alla scarsa quantità di risorse assegnate dal governo centrale che, nel tempo, ha colpito innanzitutto la manutenzione stradale tanto necessaria per la sicurezza di tutti. La Provincia deve gestire una rete stradale di ben 2.600 kilometri con un plafond economico pari a 3.400.000= euro che danno una cifra che si aggira intorno ai 1.307 euro al chilometro per ogni anno; quasi niente rispetto alle esigenze di una rete stradale completamente da ristrutturare e da ammodernare. La Provincia ha, allora, creato la Multiservice Arechi (una società a capitale pubblico) alla quale ha assegnato la gestione di tutto il plafond a fronte di uno screening delle strade più pericolose e bisognose di manutenzione con il risultato di tirare fuori una mappatura di 1.600 kilometri che dalla creazione dell’Arechi sopravvivono con i 3.400.000 euro per una media di 2.125 euro all’anno per chilometro. E gli altri 1.000 km ? Per questi la Provincia ha creato una fitta rete di intese con le Comunità Montane mettendo a disposizione circa 1.000.000 di euro (cifra tirata fuori da altri capitoli di risorse di bilancio) ai quali le C.M. aggiungono altre risorse in modo da gestire i mille chilometri con poco più di 1.000 euro al chilometro per ogni anno. Il quadro economico della gestione delle strade, lo si capisce dalle cifre, è assolutamente ridicolo ed allarmante e, ovviamente, la colpa è essenzialmente delle risorse che mancano ovvero della crisi globale. La smettano, dunque, i vescovi, i sindaci, gli amministratori, associazioni, con il solito ritornello che la Provincia, come Ente, non assolve ai suoi compiti di manutenzione ed ammodernamento della rete stradale. Il problema, come ho cercato di chiarire, viene da molto lontano ed al problema strutturale delle strade si aggiunge il problema molto più grave della velocità di marcia di molti autoveicoli senza bisogno di arrivare agli eccessi di chi imprudentemente percorre un tratto di strada a 140 km. all’ora al posto dei 50 indicati dalla segnaletica verticale che pure è ben visibile su tutte le strade e stradine provinciali. Se venissero rispettate tutte le segnalazioni probabilmente non sentiremmo più parlare di “strade come cimiteri”. Di sicuro sono necessari tanti interventi tampone, e la Provincia ne realizza tantissimi, ma non sono assolutamente sufficienti. Tutti vorremmo che il tratto di strada nei pressi di casa nostra venisse dotato di guard-rail, di dossi o di segnalator,i e dato per scontato che non è possibile dovunque, che si realizzassero almeno nei punti in cui più frequentemente (come segnalato all’avv. Antonio Capozzolo) si sono verificati incidenti stradali mortali o di una certa gravità. Viene da se, però, che nel tratto stradale di Silla, nei pressi della rotonda, non si può fare niente di quello che è stato già fatto nel recente passato; non rimane che affidarsi allo spirito di sopravvivenza di chi ama maldestramente correre e che in quel punto dovrebbe, per il bene di tutti, smettere di farlo.