Filippo Ispirato
Nella riunione di Giovedì 4 Dicembre la Banca Centrale Europea non ha approvato nuove misure di politica monetaria, ma ha rivisto purtroppo fortemente al ribasso sia lo scenario di crescita dell’economia che del tasso di inflazione dell’area euro nel prossimo biennio 2014-2016 rispetto a quanto preventivato solo alcuni mesi fa.
Nella seduta si è confermato ancora una volta la ferma volontà di intraprendere nuove misure, anche non convenzionali, per contrastare la disinflazione, ovvero la mancanza della crescita dei prezzi, onde evitare che l’area euro sprofondi in un periodo di deflazione simile a quello che il Giappone ha vissuto negli ultimi vent’anni.
Il Presidente della Bce Mario Draghi ha ricordato gli interventi già intrapresi o imminenti esprimendo fiducia sulla loro efficacia: è iniziato il programma di acquisto di asset-backed security e di obbligazioni garantite che durerà almeno due anni e questo mese Aggiungi un appuntamento per questo mese sarà avviata la seconda operazione mirata di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO), a cui ne seguiranno altre sei entro giugno 2016, destinata ad aiutare famiglie ed imprese.
L’Eurotower compie quindi un altro passo verso il cosiddetto quantitative easing governativo, ossia l’acquisto su larga scala di titoli di stato dei paesi europei per accrescere la liquidità nell’area euro, pur riconoscendo che permane dissenso interno.
Le nuove previsioni economiche 2014-2016 rivedono sensibilmente al ribasso il profilo di crescita e inflazione: la crescita del PIL europea si è fermata poco sopra zero nel terzo trimestre e l’indice PMI composto (manifatturiero e servizi), pur restando compatibile con una modesta espansione, è in calo dallo scorso aprile.
Ad aggravare la situazione attuale, secondo l’analisi ed il report dell’istituto di Francoforte, il tasso di inflazione, sceso quasi a zero in novembre che , sebbene dovrebbe crescere nel prossimo biennio, rimarrà ampiamente al di sotto dell’1%.
La revisione al ribasso dell’inflazione riflette sia l’indebolimento dell’economia reale che il forte calo del prezzo del petrolio, sceso circa del 30% (in euro) dallo scorso giugno.
Mario Draghi ha sottolineato la necessità di approfondire meglio l’impatto di un calo così significativo dei costi energetici e del petrolio sulle variabili economiche, in quanto all’effetto positivo sulla crescita si aggiunge infatti quello negativo sull’inflazione, che a sua volta dipende dall’impatto sulle aspettative degli agenti economici. Se queste incorporassero in modo permanente i minori costi energetici, si avrebbero ulteriori impulsi al ribasso sull’inflazione, tramite (ad esempio) i salari e il costo dei servizi, che contribuirebbe a far diminuire ulteriormente i prezzi in una spirale pericolosa per la crescita dell’area euro.