PREFETTO: “promoveatur ut amoveatur” … da Musolino a Pantalone, nel segno di Vincenzo

 

Aldo Bianchini

SALERNO – In tutta sincerità il latino, inteso come lingua da studiare, non mi è mai piaciuto e, difatti, l’ho studiato pochissimo. Ma alcune espressioni latine, tipiche sia della Repubblica che dell’Impero, hanno sicuramente lasciato il segno nel mio immaginario. Una di queste è, senza dubbio, forse la più classica “promoveautur ut amoveatur” che meglio di tutte le altre rende di una plasticità unica la concezione del nostro essere di popolo latino, cioè la caratteristica di non saper mai decidere in maniera netta e chiara tra il bianco e il nero. Quindi vince sempre la soluzione più indolore ovvero “promuovere per rimuovere”, una espressione che a mio sindacabile giudizio calza a pennello per meglio descrivere l’improvvisa promozione del Prefetto di Salerno, Gerarda Maria Pantalone, alla prestigiosa poltrona di Prefetto di Napoli. E’ anche vero, e gli antichi romani ce lo insegnano, che a volte promuovere per punizione ha sortito gli effetti contrari e cioè che il promosso abbia poi dimostrato di valere certamente quella promozione. Mi auguro che la stessa cosa, ovviamente, avvenga per la dottoressa Gerarda Maria Pantalone, classica donna di Viminale, pratica, scaltra, preparata, molto vicina ai totem del Ministero dell’Interno quali sono stati il compianto Vincenzo Parisi e il sempre presente Gianni De Gennaro. Insomma una donna cresciuta a “pane e Viminale” per dirla tutta e per dirla in gergo. Ma a Salerno, sempre a mio sindacabile avviso, non ha dato grande prova delle sue pur eccellenti qualità declamate, in questi giorni, da tutta la stampa locale. La sua prima esternazione dopo la clamorosa e, dice lei, inattesa notizia della promozione sarebbe stata: “Porto a Napoli il modello Salerno”. Ma di quale modello parla l’ex Prefetto ? probabilmente del “modello deluchiano” che amministra nel bene e nel male la città da oltre vent’anni. Se ho ben compreso il senso dell’espressione resto ancora una volta stranito dalle dichiarazioni della Pantalone che era arrivata a Salerno il 2 aprile 2012 con il pieno e fragoroso placet di Vincenzo De Luca. Peccato che la stampa locale nel salutare la sua partenza abbia dimenticato (ma questo accade spesso !!) di elencare le “cadute di stile istituzionale” che la stessa ha comunque avuto nel corso di questi due anni e mezzo. Dal lungo elenco ne ho estrapolato soltanto due. La prima riguarda il ritrovamento dell’ordigno bellico nel sotto Piazza della Libertà (alias Crescent); ebbene in quella circostanza, marzo 2013, ci fu un vuoto di circa ventiquattro ore prima di decisioni precise da parte del Prefetto sul cui capo ricade la responsabilità dell’ordine pubblico. Secondo le malelingue si perse tutto quel tempo, che poteva essere pericolosissimo per l’intera popolazione dell’hinterland portuale, perché il sindaco non era a Salerno ed anche perché su quella piazza bisognava andare con le mani vellutate essendo uno dei simboli del “metodo di governo deluchiano”. Poi la cosa fortunatamente finì nel migliore dei modi e non ci fu neppure bisogno della temuta evacuazione come era accaduto qualche anno prima, esattamente nel settembre 2008, quando furono evacuate oltre cinquemila persone dalla zona della città che gravita intorno Piazza San Francesco. La seconda “caduta di stile istituzionale” (se così si può dire !!) riguarda la vergognosa bagarre accaduta in occasione della processione per San Matteo del 21 settembre 2014; ebbene il Prefetto in mattinata si era preoccupata della sedia da riservare al sindaco (sempre Lui !!) nella prima fila centrale del Duomo per il pontificale, mentre la sera si era sollecitamente dileguata nel momento cruciale della contestazione all’Arcivescovo Moretti con la “messa a terra” delle statue in processione tra le quali quella veneratissima di San Matteo. Una contestazione che per miracolo non  degenerò in vera e propria rivolta. Per non parlare, naturalmente, della penosa indecisione circa l’attivazione della pratica  di “decadenza dalla carica di sindaco”; ma su questo c’è la scusante che anche la Magistratura nicchia e rinvia ormai da tempo immemorabile. Sempre le malelingue, che di solito risultano bene informate, sussurrano che la Pantalone sia stata promossa per diretto volere dell’entourage di Matteo Renzi per scavare un fossato sempre più profondo intorno al Fort Apache di Vincenzo De Luca. Sarà vero ? si vedrà soprattutto quando si conoscerà il nome del successore della Pantalone. Per intanto il sindaco che dalla “sua tv” (venerdì 26 dicembre) avrebbe lanciato un altro dei suoi proclami (fonte Il Mattino): “Nel corso di questi anni di presenza nel nostro territorio ha dimostrato grandi doti di competenza ed umanità, contribuendo allo sviluppo della nostra comunità ed avvicinando i cittadini alle istituzioni. Sono sicuro che saprà fare altrettanto a Napoli”. Certo, De Luca, quando vuole sa essere anche magnanime. Un’altra dote della Pantalone che, forse, non conosce nessuno è “la rigidità istituzionale” nella classificazione e nel conseguente trattamento dei suoi dipendenti. Ma questa è altra storia che ho visto con i miei occhi proprio davanti la Prefettura il 10 maggio 2014; forse un giorno la racconterò. Per chiudere non mi resta che augurare, comunque, ogni bene ed ogni ulteriore successo alla dottoressa Gerarda Maria Pantalone nella gestione della complessa macchina partenopea.

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