PARCO: dopo le uccisioni di un lupo, di un cinghiale e di un cavallo si impongono alcune riflessioni.

Maddalena Mascolo

MONTE S. GIACOMO – L’informazione, ovviamente, si ferma sulla notizia che provvede semplicemente a diffondere ma mai, o quasi, a commentare. Nelle ultime settimane sono accaduti dei fatti molto incresciosi nell’ambito territoriale del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di  Diano e Alburni (PNCVDA). I fatti soino stati raccontati molto esaustivamente da Ondanews.it con il seguente articolo che pubblichiamo integralmente: “”Ennesima violenza nei confronti di animali registrata nell’area del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Nel mirino, questa volta un cavallo, rinvenuto nella campagna di Monte San Giacomo, freddato a colpi di fucile. L’animale, che pascolava allo stato brado, è stato ammazzato e lasciato in bella mostra, in località Accio-Petrale. Messaggi evidentemente in codice, che lasciano sgomenti i cittadini. Due settimane fa a fare le spese della violenza dell’uomo sugli animali è stato un lupo, abbandonato sulla rotonda di Sanza dopo essere stato ammazzato da un cacciatore. Analoga sorte è toccata qualche giorno fa ad un cinghiale il quale, dopo essere stato ammazzato da un bracconiere, è stato appeso ad un segnale stradale sul tratto viario che congiunge i comuni di Ottati e Castelcivita. “Un’azione deprecabile da condannare fermamente ha riferito il sindaco di Monte San Giacomo Raffaele Accetta – Sono episodi assurdi che lasciano sgomenti e che non possono verificarsi in un contesto sociale come il nostro che nutre profondo rispetto per gli animali”. Addirittura su Il Mattino del 26 febbraio è stato segnalato che sulla carcassa del lupo abbandonato a Sanza sarebbe stato ritrovato un messaggio di minacce nei confronti di un non meglio identificato agente della Forestale. Insomma il clima che si respira nel Parco non sarebbe dei più tranquilli anche per via dei numerosi animali, domestici e/o selvatici, che scorazzano senza alcun controllo causando danni irreparabili alle coltivazioni ma anche in danno di altri animali domestici e delle proprietà private come giardini, serre od altro. I tre fatti, almeno al momento, non sembrano collegati o collegabili tra di loro. E se per il cinghiale ed il lupo è difficile fare delle osservazioni specifiche, la stessa cosa non può dirsi per il cavallo trovato ucciso in loc. Accio-Petrale di Monte San Giacomo. Quest’ultimo episodio può essere riconducibile direttamente alla rabbia dei cittadini che da anni protestano contro l’invasione dei cavalli che “alcune famiglie di nomadi ben individuate” lasciano al pascolo liberamente fregandosene altamente se gli animali causano a cose e persone. Capiamo e condividiamo lo sfogo di Raffaele Accetta, sindaco di Monte San Giacomo e presidente della Comunità Montana Vallo di Diano, ma al predetto ed anche ad alcuni altri sindaci del comprensorio (specialmente a quello di Sassano dove il fenomeno è altrettanto consistente) vorremmo chiedere cosa è stato fatto per arginare questi atti vandalistici che, a volte, assumono le vesti di vera e propria delinquenza e contro cui un semplice ed inerme cittadino può fare molto poco se non rischiare l’osso del collo. I sindaci interessati ci risponderanno che loro hanno messo in atto tutte le procedure possibili e che si è arrivati anche a sequestrare i cavalli ed a venderli all’asta; probabilmente non è sufficiente e queste azioni si dovrebbero perpetrare in continuazione anche attraverso specifiche azioni di sorveglianza (quasi come fossero, i Comuni, la parte civile !!) anche per l’azione delle forze dell’ordine e tutte le fasi di vendita degli animali opportunamente sequestrati. E’ accaduto, in un recente passato, che alle aste di vendita al pubblico si siano presentati gli stessi nomadi che avrebbero acquistato i loro stessi cavalli per pochi euro a capo. Una cosa assurda e ridicola che non dovrebbe mai più ripetersi. Ecco perché la pazienza dei cittadini in qualche caso sfocia in rabbia e in azioni deprecabili come quella dell’uccisione di un cavallo a colpi di fucile. Lo sfogo è giusto, ma dietro lo sfogo ci vorrebbe una maggiore attenzione, quasi quotidiano, verso il fenomeno che rischia davvero di ingigantirsi e di produrre altre tragedie.

 

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