Aldo Bianchini
SALERNO – Un giorno glielo dissi e glielo scrissi anche in un articolo di qualche tempo fa: “Vedi Antonio che Mara non è tagliata per la politica locale … del territorio non conosce nulla … peggio ancora della Città di Salerno … finchè sei in tempo vai via”. Questo in estrema sintesi il concetto che cercai di far passare nell’immaginario di Antonio Roscia, fino a qualche mese fa è stato coordinatore cittadino degli azzurri; ma si sa che i consigli non pagati non vengono mai presi per buoni. E così è stato anche per Antonio, persona squisita, ottimo professionista e portatore nella politica salernitana, ed in Forza Italia in particolare, di quella giusta miscela tra l’essere trasparente e l’esigenza di far voti per il partito. Leggo da “Il Mattino” che ora si è lanciato, proprio perché spronato dal suo “io” impregnato di ideologia, di buoni sentimenti e di ottimi propositi, in una battaglia destinata a concludersi in un nulla di fatto, purtroppo. Dice bene Antonio quando afferma che a Roma non interessa un bel niente se a Salerno si perdono tutte le elezioni ed è anche vero che F.I. è un partito che funziona così: o ti piace o te ne vai. E la cosa, sotto certi aspetti, potrebbe essere anche accettata se alla fine si dimostrasse vincente, ma è perdente in partenza perché tra i forzisti salernitani accade da sempre una cosa strabiliante. La squadra che perde, difatti, dopo ogni disfatta elettorale (e a Salerno ce ne sono state tante) sembra sbandare ma subito dopo il partito rinserra le file, avvia proclami di restaurazione e riparte lancia in resta. E sapete con chi ? sempre con gli stessi, cioè con quelli che hanno perso (salvo qualche aggiunta di poco conto e peso elettorale). La stessa cosa è avvenuta a Napoli con Caldoro e i suoi aiutanti di campo; da un po’ di giorni non rispondono più a nessuno, tanto loro vanno a Roma a raccontare fregnacce al Silvio nazionale. Mi fa sorridere il senatore Enzo Fasano, commissario-coordinatore provinciale, quando fa passare il messaggio che nel n uovo esecutivo del partito entreranno “a testa alta” (si fa per dire !!) Lello Ciccone, Valentino Di Brizzi, Maria Rosaria Esposito, Sonia Senatore, Antonio Opromolla, Francesco D’Antuono, Michele Casarella e Gigi Casciello. Tutta gente, fatta eccezione per Di Brizzi (e poi spiegherò perché), che o è stata brutalmente trombata o ha portato forse soltanto il suo voto e di qualche parente stretto. Un tempo chi andava nei “consigli provinciali” dei partiti doveva essere portatore di migliaia di voti e non di chiacchiere come spesso accade per i “personaggi” di Forza Italia. Nelle ultime regionali in Forza Italia c’è stata una battaglia intestina senza precedenti che ha decimato ogni possibilità di conquista di un secondo seggio, semmai nelle liste collegate, arrivando a Salerno città nel “basso più profondo” che qualcuno vorrebbe giustificare con le percentuali del 2005 prima della grande nascita del PdL. Salerno, pur essendo di destra, non rende giustizia negli appuntamenti importanti per l’insipienza di tutti quelli che rappresentano la destra, a cominciare dai due cosiddetti big Edmondo Cirielli e Mara Carfagna che da soli hanno distrutto un patrimonio elettorale assolutamente invidiabile e, forse, mai più raggiungibile. Ma a Roma, ripeto, tutto ciò non conta perché l’ex Cavaliere, assediato dalle donne, ha fatto la fine di Mussolini che in preda alla follia del potere credeva che il suo Paese fosse davvero capace di schierare in campo migliaia di carri armati e di aerei e milioni di baionette; questo poteva andare bene quando F.I. dilagava senza troppi sforzi, è devastante oggi che tutto sembra avviato verso la deriva inarrestabile. Altro che film di Meryl Streep !! volesse il cielo che la “Mara” vestisse davvero Prada, andrebbe certamente meglio. Bene ha fatto, anche se con molto ritardo, Antonio Roscia a predisporre armi e bagagli per allinearsi sulla dirittura di uscita da un partito che non c’è e che nell’immaginario collettivo dell’elettore medio serve soltanto a garantire poltrone importanti verso la Capitale, perché quelle poltrone (badate bene !!) ci sono e ci saranno sempre, ma saranno esclusivo appannaggio di pochi. La forza di Mara sta tutta nel fatto che per il timore di infastidire l’ex Cavaliere nessuno fa quadrato per respingerla verso i lidi tiberini; tentò, forse, di farlo o di farglielo capire l’improvvido ma autoritario Cirielli ed è accaduto tutto quello che è accaduto; e continuerà così, statene certi, fino alla consunzione di ogni possibilità di rinascita e di ricrescita. Qualche rigo più sopra parlavo di Valentino Di Brizzi che tra i tanti esponenti mi sembra quello più quotato anche sotto l’aspetto della raccolta dei voti; mi auguro che riesca a resistere al richiamo della sirena di una poltrona nel coordinamento provinciale e pensi più serenamente al suo futuro politico che non può essere dissipato in discorsi da cortile. Il concetto che cercai di far capire a Roscia gliel’ho spiegato anche a lui; spero ne faccia tesoro.
direttore: Aldo Bianchini
Analisi bella e, per molti aspetti, condivisibile. Io resto della idea che il Partito vada completamente rinnovato. Non si è mai visto che si affidi al Coordinatore della disfatta l’incarico di ripartire. La causa del problema non può esserne anche la soluzione.