BANCHE: Il sistema di credito locale tra eccellenze e zone d’ombra.

 

Di Gabriele Cavallaro

SALERNO – Ad analizzare la crisi del sistema bancario italiano, dovuta in parte alla recessione che ha colpito l’economia italiana a partire dalla crisi del 2007 ed in parte alla cattiva gestione, ci si accorge che la maggior parte delle banche in crisi sono di dimensione locale:Carige, Banca Etruria, Banca
Marche, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Cari Ferrara, CariChieti, Monte Paschi.
Banche guidate, come li ha definiti Ernesto Galli Della Loggia su il Corriere della Sera, da “Quei notabili locali tra soldi e potere”.
Un intreccio perverso tra potere politico locale familistico ed elite imprenditoriali e professionali del territorio
Un sistema malato che in molti casi ha utilizzato i soldi dei risparmiatori che hanno sottoscritto le azioni e le obbligazioni delle banche locali per interessi familiari o di clan.
Anche la crisi di Mps è frutto del rapporto malato tra politica locale( Fondazione gestita dal comune dalla provincia e dalla regione) ed interessi imprenditoriali e finanziari particolari.
Operazioni sbagliate come l’acquisizione di Banca del Salento, Antonveneta, investimenti finanziari pericolosi ed affidamenti ai soliti noti hanno condotto una banca storica sull’orlo di una bancarotta che per essere evitata sta impegnando il governo e l’intero sistema finanziario italiano in un difficile piano di salvataggio , che comporterà , tra le atre cose, un’aumento di capitale di 5 mld.
La banca non è ne un opera pia ne un’associazione di beneficenza ma è un impresa come tutte le altre.
Per poter vivere e prosperare deve fare utili raccogliendo soldi dai risparmiatori ed impiegandoli nel credito ad aziende e famiglie meritevoli di ottenere fiducia.
La differenza positiva tra quanto ricavato dagli impieghi e quanto speso per la raccolta rappresenta l’utile della banca.
Ciò presuppone molta attenzione ed autonomia di giudizio negli affidamenti analizzando il merito di credito delle famiglie e delle imprese perché quando i crediti erogati non vengono restituiti la banca va in crisi e trascina con se anche i risparmiatori che ne hanno sottoscritto le azioni e le obbligazioni. Quando si mettono a rischio i soldi dei risparmiatori crolla la fiducia nel sistema con gravi conseguenze anche per le gestioni bancarie virtuose.
D’altra parte con l’entrata in vigore dal 1 gennaio 2016 della nuova normativa sui salvataggi bancari i risparmiatori devono stare più attenti quando sottoscrivono azioni o obbligazioni di una banca.
In caso di fallimento di una banca , infatti, non interviene più lo stato come una volta ma sono chiamati a partecipare alle perdite azionisti ed obbligazionisti ed in casi estremi anche i correntisti ed i depositanti per somme eccedenti i 100000 Euro che comunque sono garantiti dal fondo interbancario.
Anche in provincia di Salerno il sistema delle banche locali ,rappresentato dalle Bcc ,in alcuni casi risponde a criteri di gestione poco trasparenti ed efficienti nella erogazione del credito come dimostra il livello di sofferenze di alcune realtà
Accanto a banche di eccellenza come la Bcc Montepruno di Roscigno, la Bcc di Acquara o quella di Battipaglia convivono realtà la cui gestione è più opaca ed i conti economici sono meno solidi tanto che in alcuni casi Bankitalia ,nella sua attività di vigilanza, è intervenuta con multe agli
amministratori ed ha sollecitato ristrutturazioni e fusioni.
Le banche maggiormente in difficoltà sono quelle dove risulta più evidente l’intreccio con la politica locale ( controllo politico dei consigli di amministrazione che hanno il potere di affidare ) e che spesso sono state salvate attraverso l’acquisizione da parte di consorelle con conti solidi. I casi della Bcc di Altavilla e di Montecorvino Rovella sono emblematici.
In tale contesto la riforma varata dal Governo del credito locale ,che impone criteri di bilancio più rigidi e rigorosi ed una maggiore controllo nella gestione , se da una parte limita l’autonomia dall’altra pone le basi per una maggiore protezione dei risparmiatori.
D’ altra parte appare necessario un processo di aggregazione perchè molte piccole realtà non sono più in grado di resistere alle esigenze del mercato che richiede investimenti da effettuare in capitale umano ed in tecnologia in un contesto difficile di tassi bassi dove il problema di fondo per le banche è quello della redditività.
L’annunciata fusione della Bcc Montepruno e la Bcc di Fisciano va nella giusta direzione. Occorre augurarsi che le buone pratiche siano estese a tutto il gruppo e che prevalga sempre di più il principio di autonomia dal potere politico locale che non significa isolamento ma rispetto dei ruoli e sinergie programmatiche per il bene della collettività dove si opera.

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